L’affaire delle badanti al Ruggi d'Aragona di Salerno - Le Cronache
Attualità

L’affaire delle badanti al Ruggi d’Aragona di Salerno

L’affaire delle badanti al Ruggi d’Aragona di Salerno

di Andrea Pellegrino

La “rete” di badanti notturni consigliati dagli infermieri ai parenti dei pazienti del “Ruggi” pare che da tempo sia nota a quanti sfortunatamente hanno avuto a che fare con l’azienda universitaria ospedaliera di Salerno. A sollevare il caso, in via ufficiale, il consigliere comunale Luciano Provenza che dopo le varie segnalazioni ha scritto direttamente al manager della struttura sanitaria Viggiani, restando in attesa di urgente riscontro.
I racconti raccolti da Provenza, che guida la commissione politiche sociali al Comune di Salerno, sono tanti ed anche abbastanza rilevanti, tali da ipotizzare perfino notizie di reato. Ed alcuni sfoghi Provenza li avrebbe raccolti proprio sulla sua bacheca Facebook dove ora sono impresse le tristi avventure degli utenti del “Ruggi d’Aragona”.
Sostanzialmente in molti sarebbero caduti nella «rete dei badanti». C’è chi racconta: «Infermieri d’intesa con questi individui si aggirano come avvoltoi nei corridoi, sostengono che loro non danno alcun tipo di assistenza  ai pazienti: non li aiutano a mangiare, non li accudiscono, non vigilano. Ed ecco che arrivano questi signori, che con fare gentile si offrono di accudire il paziente, instaurando rapporti diretti con le famiglie (con orari e mansioni stabilite, aggiornamenti telefonici live) in cambio di regali, la classica “cos ‘a piacer”».
C’è anche il racconto di medico: «A me, a Mercato San Severino, nonostante sapesse di aver a che fare con un collega, fu proprio il medico di guardia del reparto in cui era ricoverato mio padre ad invitarmi a provvedere in tal senso ed a fornirmi anche il numero telefonico di chi potevo contattare. Non menziono il reparto né faccio il nome della “collega”. Ricordo, però, che ebbe l’ardire di dirmi che i “nonnini” per certe patologie così banali dovevano stare a casa con i figli».
Carmen Guarino, direttore di Rete Solidale denuncia, invece: «In alcuni ospedali, il ricovero viene rifiutato, se non garantisci l’assistenza ad una persona disabile che deve sottoporsi ad intervento chirurgico». Infine Franco Massimo Lanocita, già consigliere regionale scrive: «E’ un andazzo che nasce dalla carenza degli organici unita alla poca voglia di lavorare. In qualche caso è pura speculazione visti i costi proibitivi se vuoi affidarti ad esterni qualificati».