La tradizione dei plettri per la grande musica del Natale - Le Cronache
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La tradizione dei plettri per la grande musica del Natale

La tradizione dei plettri per la grande musica del Natale

Mercoledì 8 gennaio nella Sala San Tommaso, alle ore 20, con l’Orchestra a plettro del Conservatorio “G. Martucci”, diretta da Mauro Squillante, ospite della V edizione dei Concerti in Luci d’Artista.

Di Olga Chieffi

La musica da camera del nuovo anno è affidata ancora una volta ai “Concerti in Luci d’Artista” , giunti al terzo appuntamento di questa V edizione, a cura del Conservatorio “Giuseppe Martucci”, del Cta di Salerno, unitamente all’Associazione “Amici dei concerti di Villa Guariglia”, con il patrocinio morale del Comune di Salerno. Il 2020 verrà inaugurato mercoledì 8 gennaio nella Sala San Tommaso, alle ore 20, con l’Orchestra a plettro del Conservatorio “G. Martucci”, diretta da Mauro Squillante, il quale si esibirà anche al mandoloncello, composto da Luca Petrosino e Davide Buonanno alle mandole, Matilde Squillante al basso, Alessandro Infante, Francesco Di Iorio e Monica Rispoli alla chitarra e Francesco Esposito al contrabbasso, protagonisti di un concerto interamente dedicato ai Canti di Natale. La serata principierà con  le Visioni Natalizie di Giuseppe Milanesi, una pagina di intensa comunicativa, per proseguire con “So This is Christmas” di John Lennon. Happy Xmas (War Is Over), è noto che non nacque come canzone natalizia nel vero senso della parola, John Lennon e Yoko Ono, infatti, registrarono questo brano nel 1971 come protesta alla guerra del Vietnam, traendo ispirazione per la musica dal vecchio brano folk della tradizione americana “Stewball”, interpretato in precedenza da altri artisti come Woody Guthrie. Lennon invece, rilesse totalmente il senso, riscrivendone il testo, consegnando, così, una preghiera laica invocante lo spirito del Natale per combattere gli orrori della guerra, che divenne, col tempo, un classico della tradizione musicale natalizia. La lezione dell’ex Beatle è che il Natale può essere anche qualcosa di slegato dalla tradizione religiosa, che varca i confini culturali e sociali, perché che si creda o meno, il Natale è la festa della pace, dell’amore, dell’unione, specie in un mondo in cui ancora esistono molte discriminazioni. Il concerto continuerà con “Notte di Natale” di Giacomo Sartori, un segno, il suo che rispetta la tradizione melodico – popolare italiana con venature malinconiche, ma sempre nella traccia di una immediata godibilità. E siamo all’immancabile “White Christmas” di Irvin Berlin, l’ebreo russo che praticamente ha reinventato il Natale, rendendolo emozionante, struggente, suggestivo, un “mix di genio e regolatezza”, tanto che Giacomo Puccini dichiarò di voler lavorare con lui, vissuto fino a 101 anni, con all’attivo 812 composizioni, tra cui “Cheek to cheek”, ma delle quali la più famosa è proprio White Christmas, la più venduta canzone del mondo, con quell’ “I’ m dreaming of a White Christmas”, pronunciato da “Bing” Crosby, il maestro assoluto del crooning, dal fraseggio jazzato, caratterizzato dal senso dell’ improvvisazione, dizione impeccabile, timbro baritonale, interpretazione intelligente e ammiccante, in sostanza la canzone che si trasforma nell’ estensione naturale di una conversazione. E, ancora, Silent Night di Gruber, ma  diciamo pure “Stille Nacht,  Heilige Nacht”, che il compositore  arrangiò nel 1818 per coro e chitarra. Si passerà, quindi a “What Child is This” in una particolare elaborazione di Marco Frisina, il cui testo è stato scritto nel 1865 dal poeta ed autore di inni Inglese William Chatterton Dixl e adattato alla melodia del celebre brano tradizionale Greensleeves, di cui esistono alcune varianti  del testo, che si compone di tre strofe, narranti l’avvento di Gesù e l’arrivo dei Re Magi. Finale affidato alle nostre melodie, a cominciare dalla “Sonata in Pastorale” di Emanuele Barbella, nella revisione di Roberto De Simone. Un omaggio alla visione umoristica della scuola d’Arcadia declinata dal compositore napoletano, in cui la musica evoca le tipiche scene pastorali dettate dal gusto del tempo, rese ancora più colorite ed improbabili dalla irriverente immaginazione del violinista e autore partenopeo. Chiusura con la classica “Quando nascente Ninno”, dalla tradizione attribuita  a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Composta in un periodo imprecisato del Settecento, rappresenterebbe l’essenza della pedagogia alfonsiana di portare il Vangelo alla gente più semplice e più umile del popolo napoletano.