La sapienza vocale di Violeta Urmana - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La sapienza vocale di Violeta Urmana

 Gran pubblico al teatro Verdi di Salerno per il concerto inaugurale della nuova stagione lirica. Attenzione della platea ripagata dall’ascolto di un nome dell’olimpo del melodramma internazionale, quale Violeta Urmana, la quale ha offerto un elevato saggio della sua sapienza vocale, il suo patrimonio artistico completo, che è servito a definire la sua capacità di far rivivere, attraverso la sola voce, tutta l’esistenza umana, dall’amore all’odio, dalla passione al rimorso, dalla tenerezza alla recriminazione e alla pietà. Aida, Lady Macbeth, Leonora, Gioconda, Violetta, fino al bis in cui ha dato voce a una superlativa Santuzza, le eroine scelte per il pubblico salernitano dal soprano, che ha avuto al suo fianco il tenore Alfredo Nigro. La serata è principiata con l’esecuzione dell’ouverture del Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, da parte dell’ Orchestra Filarmonica Salernitana “G.Verdi”, diretta da una nostra vecchia conoscenza, quell’Ariel Zuckermann, eccellente flautista, che la guidò in un galà barocco. Formazione rinnovata negli archi che parlano sarnese, con i fratelli Fabrizio Falasca, primo violino e Gianluca, guida dei secondi, attorniati da diversi giovani, anche tra i corni e i violoncelli, che si è dovuta adeguare agli stacchi di tempo, soporiferi e incolori di Ariel Zuchermann, che speravamo riuscisse a far bene almeno in Mozart. Il direttore e, con lui l’orchestra, deve farsi in quattro per far avvertire in ogni battuta l’ala della morte, il crepitio delle fiamme d’inferno e quant’altro. L’ouverture del Don Giovanni è la sua stessa vita, in cui vi si schianta senza alcuna premonizione, e tutto questo è commedia e tragedia insieme, secondo un’intuizione crudelmente popolare, all’interno della quale non puoi usare un bisturi: ti ci devi tuffare e per toccare il porto devi saper nuotare. Alfredo Nigro ha scelto quale aria di sortita la seconda aria di Don Ottavio (“Il mio tesoro intanto”), pagina molto complessa in cui il tenore è risultato fuori del fraseggio, ma ha rivelato i suoi buoni numeri, da maturare nel canto di grazia. Nigro si è ripreso nell’Elisir d’amore nella prima aria “Quanto è bella, quanto è cara”, con Nemorino, suo ruolo d’elezione, cantando gli acuti impadronendosi della nota, non strappandola oltre il segno, così come convincente è risultata l’interpretazione, di “Mattinata” di Ruggero Leoncavallo, ben spiegata, impreziosita dall’ ottavino “candido” di Vincenzo Scannapieco, mentre per il ruolo di Alfredo v’è ancora da sgrossare, levigare, raffinare. Superlativa l’interpretazione di “Pace, pace mio Dio!” da “La forza del destino” ove la Urmana ha raggiunto vertici di straordinaria espressività. Leonora è tutta lì in quel canto rabbioso e sofferto, meditativo e recriminatorio, inquieto e disperato. Non indugia la Urmana sul si bemolle dell’aria Invan la pace, per sostenere lo sfogo del grido Maledizione che è l’apoteosi di questa architettura vocale di profonda emozione. L’aria è stata preceduta dalla meravigliosa ouverture dell’opera, ove il direttore si è trovato sconnesso con la massa orchestrale in particolare nel finale, ma in cui il clarinetto di Valeria Serangeli, il flauto di Antonio Senatore e l’oboe di Hernan Gareffa hanno saputo evocare il silenzio e l’attesa, essenza vera di quest’ opera. La Urmana ci ha consegnato, poi, una Gioconda di grande impatto emotivo, con “Suicidio” trasformato in un soliloqio fuso in un unico arco musicale, così come in tono minore è risultata l’ esecuzione di “Ritorna vincitor!” da Aida e “La luce langue” dal Macbeth che ci ha lasciato preferire la Urmana nel registro medio grave, piuttosto che in quello acuto. Affettuoso brindisi da Traviata e la miglior performance da parte del soprano in “Voi lo sapete , o mamma” da Cavalleria Rusticana, piena di slancio, in cui il racconto del tradimento è teso, vivido nel ricordo che rinnova un dolore mai sopito. E’ la donna che si ribella a un destino di cui non è mai stata artefice, animata da volontà di rivalsa e di vendetta. Applausi scroscianti per tutti e appuntamento al 16 aprile con la prima di Rigoletto.