La riflessione/ Tradizione e innovazione: riqualificare e valorizzare i nostri piccoli borghi - Le Cronache
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La riflessione/ Tradizione e innovazione: riqualificare e valorizzare i nostri piccoli borghi

La riflessione/ Tradizione e innovazione: riqualificare e valorizzare i nostri piccoli borghi

Quando parliamo di Sud non dobbiamo limitarci a considerare alcune mete turistiche note, ma spesso difficili da raggiungere e non valorizzate del tutto, o alcuni prodotti artigianali o enogastronomici, conosciuti in tutto il mondo, ma troppo spesso più facili da contraffare che da acquistare nella versione originale a causa degli ostacoli fisici all’accesso al mercato globale. Se vogliamo rilanciare davvero il meridione, renderlo nuovamente un territorio di fermento culturale e di sviluppo economico, ma soprattutto riportare il benessere sociale, dobbiamo avere un progetto complessivo che valorizzi le zone costiere come le aree interne, le città come i piccoli centri. Penso alla Campania, ma ancor di più alla mia terra, a Salerno e alla sua provincia ricca di tante realtà peculiari per nulla valorizzate. E penso alla necessità di un progetto che inglobi finalmente anche tutti quei territori dimenticati perché poco interessanti per un certo sistema di potere che, più che governare, soffoca da tempo il salernitano. Tradizione e innovazione: da questo binomio dovrebbe partire la riqualificazione, la valorizzazione dei piccoli borghi e il contrasto alla desertificazione del territorio. Tante sono le particolarità locali che qualificano il Sud, e penso in particolare alla provincia di Salerno: le eccellenze delle produzioni artigianali o agroalimentari che restano però appannaggio di nicchie di estimatori o di abitanti della zona. Questo perché non sono in ‘Rete’: in connessione fra loro e con il mondo, attraverso infrastrutture viarie, portuali o aeree, per il trasporto dei turisti e delle merci; attraverso percorsi turistici alternativi alle mete tradizionali; e anche attraverso il web, direttamente sui mercati internazionali. Altri piccoli centri potrebbero trovare la propria vocazione nell’innovazione, nella sperimentazione, creando eccellenze nei settori della rivoluzione digitale e della transizione energetica, realizzando incubatori della creatività dei più giovani. Ciò che manca nei comuni delle cosiddette aree interne non sono solo infrastrutture e servizi essenziali – pensiamo a scuole, farmacie, centri di primo soccorso, assistenza, ma anche poste, banche ed esercizi commerciali – ma è la vitalità dei più giovani che, in assenza di prospettive, sono costretti a spostarsi per studiare, per connettersi con il resto del mondo, per trovare la propria strada. Il 65% dei comuni nel Mezzogiorno si sta spegnendo, portando con sé un patrimonio di tradizioni, di artigianalità di storia.  Ci sono aree della provincia di Salerno, borghi caratteristici, che rivivono solo in estate; si ripopolano di giovani che, con le loro famiglie, tornano finalmente a casa. E’ a loro che dobbiamo pensare, dobbiamo creare le condizioni affinché ritornino a vivere in pianta stabile, offrendo loro servizi minimi essenziali. La pandemia ha evidenziato le criticità degli studenti che popolano le aree interne, impossibilitati a seguire le lezioni con la modalità della didattica a distanza perché manca una rete internet idonea alle loro esigenze e a quella di migliaia di cittadini, costretti ad andare via – spesso loro malgrado – a favore di altre zone.  Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la Strategia Nazionale per le Aree Interne hanno posto attenzione al problema e risorse per il rilancio, puntando sulle infrastrutture e sul contrasto al dissesto idrogeologico. Ma non basta garantire i livelli essenziali di sicurezza e assistenza: perché un territorio torni ad essere vitale e vivibile non possiamo limitarci a destinarvi risorse, dobbiamo irrorarlo di progettualità e visione. È necessario efficientare tutti i livelli di governo istituzionale, mettendo a sistema, su un progetto unitario, la capacità di spesa. Dobbiamo puntare su nuove filiere produttive e non disperdere le peculiarità locali. Questi luoghi vanno comunicati e rappresentati in nuovi circuiti turistici, enogastronici, naturalistici, storici e alla scoperta delle produzioni artigianali, ma devono tornare ad essere anche luoghi in cui vivere e costruire il proprio futuro. Le connessioni materiali e immateriali sono fondamentali per riportare anche i centri più isolati nel sistema economico; per riscoprire nuovi stili e tempi di vita, senza perdere la possibilità di lavorare e prestare la propria professionale anche attraverso forme di Smart working; per accedere anche alla più evoluta formazione specialistica. Se pensiamo che già si parla di Università nel Metaverso è necessario far in modo che anche la realtà virtuale e tutte le sue reali opportunità siano accessibili da ogni luogo, anche il più remoto, anche il più storico e tradizionale. Alcuni esperimenti in questo senso sono già stati realizzati in piccoli centri dell’entroterra del Mezzogiorno, ma se restano isolati sono destinati ad esaurire anche la propria capacità creativa e di rilancio. Coniugare le nuove tecnologie, la progettualità infrastrutturale e la capacità di visione è la ricetta per portare sviluppo e benessere e contrastare la desertificazione demografica di tanti piccoli borghi caratteristici. Non abbiamo bisogno di ‘cattedrali nel deserto’ o di ‘eccezioni’: deve esserci una visione per il Sud, un progetto complessivo di crescita. In questi giorni di campagna elettorale, ho la fortuna di incontrare elettori pronti a dare consigli e suggerimenti: è il caso di Baronissi, città meravigliosa che potrebbe offrire tanto ma che non viene valorizzata al meglio. Una città alla quale manca una vera programmazione futura che tocchi diversi punti della vita quotidiana, dal sociale alla cultura. Mancano veri e propri spazi di aggregazione per i giovani, il trasporto pubblico locale deve necessariamente essere potenziato: nelle ore di punta si registra un sovraffollamento che rischia di mettere in pericolo la pubblica incolumità. Dobbiamo offrire ai nostri giovani la possibilità di vivere la città a 360 gradi, puntando sul presente ma, nel frattempo, ragionando sul futuro con una programmazione che sia concreta e, soprattutto, realizzabile. Dobbiamo valorizzare al massimo gli spazi verdi, le aree destinate ai bambini, creare centri di aggregazione per giovani e anziani, potenziare il collegamento con il capoluogo di provincia, le aree limitrofe e l’Università.

*Giuseppe Bicchielli
(Noi Moderati),
candidato alla Camera per il centrodestra nel collegio uninominale Campania2 – Salerno