La “rete” di Guglielmo Vairo - Le Cronache
Provincia Piaggine

La “rete” di Guglielmo Vairo

La “rete” di Guglielmo Vairo

Abbiamo incontrato il sindaco di Piaggine che ha cambiato il modo di amministrare i piccoli comuni del Cilento con una visione “politica” fatta di condivisione e di coinvolgimento di tutti gli attori del territorio

Di Lucia D’Agostino

Guglielmo Vairo, classe 1974, è il Sindaco di Piaggine, borgo di 1300 anime alle pendici del Monte Cervati, dal 2012. Al suo secondo mandato ha cambiato il modo di amministrare i piccoli comuni del Cilento con una visione “politica” fatta di condivisione e di coinvolgimento di tutti gli attori del territorio, oltre che dei comuni limitrofi. Sta cercando da anni di portare all’attenzione delle istituzioni le istanze di realtà demografiche destinate a morire per estinzione della popolazione e il mancato ricambio generazionale dovuto all’abbandono da parte dei giovani. Sta provando a dare respiro ad un ampio progetto, quello del “borgo sociale”, che fino a qualche mese fa prevedeva l’accoglienza degli immigrati con un centro inclusivo che ha consentito agli ospiti stranieri di integrarsi nella comunità e di ridare ossigeno al borgo, iniettando risorse economiche e sociali. Esaurito questo tentativo, per cambi di rotta politici a livello nazionale, continua la sua ricerca di identificazione trasversale di Piaggine con delle idee capaci di mescolare e far incontrare l’aspetto sociale con l’utilizzo sostenibile del paesaggio geografico e culturale, un “unicum” fatto della vetta più alta della Campania capace di essere fruito al meglio anche da un punto di vista turistico. Un modo lungimirante di aumentare non solo il flusso di visitatori amanti della vita e dello sport in montagna ma di offrire una possibilità a chiunque decidesse di arrivare o di ritornare ad investire economicamente proprio qui. Lo abbiamo contattato per farci raccontare come sta affrontando l’emergenza pandemia e cosa significherà per lui il ritorno graduale alla normalità.

Sindaco Vairo come sta gestendo la situazione Coronavirus in una comunità costituita per il 70% di persone anziane?

“Con la collaborazione delle Forze dell’Ordine, della Protezione Civile, dei volontari del Servizio Civile e delle attività economiche, tutti forniti di dispositivi di protezione individuale. Con il controllo del territorio, anche gli autisti di autobus, ad esempio, devono comunicare alle Forze dell’Ordine l’arrivo dei singoli viaggiatori. E con un numero di telefono di emergenza a cui rivolgersi e attivo h24. Quindi vigilare sul territorio e allo stesso tempo assistere anche da remoto per monitorare la salute degli anziani e di chi vive da solo; quasi quotidianamente, infatti, siamo noi a interessarci delle condizioni fisiche e psicologiche dei cittadini. Psicologi, infermieri e operatori socio-sanitari volontariamente si sono offerti di supportare le persone in difficoltà. Sotto l’aspetto economico abbiamo attivato i buoni spesa e, in collaborazione con il Banco Alimentare, i “pacchi alimentari”.

Quali sono stati gli aspetti più critici da affrontare?

“All’inizio del diffondersi della pandemia quando si conosceva pochissimo del virus e quando dal Governo e dalla Regione arrivavano indicazioni non univoche. Dopo abbiamo lavorato meglio all’interno di perimetri normativi più precisi dettati da entrambi”.

Cosa ha insegnato, dal suo punto di vista, questa emergenza?

“Che c’è bisogno di persone ciascuna con le proprie competenze, di un ritorno alla politica intesa nel senso pieno di guida del Paese. Nelle regioni in cui la politica si è dimostrata debole hanno prevalso logiche economiche a discapito della salute dei cittadini. In una nuova visione il capitalismo sfrenato non può continuare ad ignorare situazioni di difficoltà, indigenza, diseguaglianza, discriminazione”.

Come vede il futuro, quando almeno si tornerà ad essere più liberi di muoversi?

“Fino alla scoperta del vaccino cercheremo di puntare su attività compatibili con la sicurezza dei cittadini. Occorre accelerare quei progetti individuati nella strategia delle piccole aree interne, puntando sulla qualità e non sulla quantità. Come quella di un turismo sostenibile, fatto di accoglienza ed attività escursionistiche in condizioni di sicurezza; un turismo naturalistico caratterizzato da numeri esigui spalmati su tutto l’anno, grazie alla destagionalizzazione che rifugge dal consumo vacanziero concentrato in poche settimane. Una sostenibilità legata anche alla nostra economia e produzione alimentare prediligendo, come già stiamo facendo con una serie di lavori in corso, la filiera corta del grano, dell’olio e della pastorizia accorciando le distanze e favorendo un mercato e un prodotto di prossimità. Per quanto riguarda i progetti sociali che avevamo in mente, bisognerà ripensare come assistere le persone anziane, puntando, anche qui, sulla medicina di prossimità, assistendo ancora di più a domicilio”.