La prof Petrosino e il vaccino: timori e preoccupazioni - Le Cronache
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La prof Petrosino e il vaccino: timori e preoccupazioni

La prof Petrosino e il vaccino: timori e preoccupazioni

di Andrea Orza

L’impresa prometeica che la scienza ha compiuto nell’ultimo anno, ha garantito la salvezza della popolazione mondiale in tilt per Coronavirus. Il vaccino, tanto agognato quando screditato, sembra essere l’unico antidoto in grado di riportarci alla quotidiana della vita. Nonostante l’ovvia premessa, le notizie “in provetta” sul caso Astra-Zeneca, hanno pilotato il tram chiamato Cimitero (della speranza), gettando il corpo insegnanti di tutta Italia in uno stato di confusione amletica. Nel giro di 24 ore, un saliscendi mediatico decideva milioni di destini simultaneamente, mentre il rischio di complicazioni postume al dosaggio potevano avverarsi da un momento all’altro,come infatti è accaduto. L’insegnante dell’Istituto Comprensivo di Nocera Inferiore, Filomena Petrosino, racconta i timori e i riscontri prima e dopo la somministrazione del vaccino Astra-Zeneca.

 Come ha vissuto la sua esperienza con Astra-Zeneca?

Sorridendo risponde:

“È divertente pensare come oggi anche il vaccino abbia bisogno di “buone recensioni” per assumere credibilità, come quando si va al ristorante. Parlerò del mio punto di vista, come madre, insegnante ma soprattutto come essere umano, aspetto che spesso le fughe mediatiche dimenticano di considerare. Nel corso dell’ultimo mese, il vaccino è stato esteso a me e ai colleghi del corpo insegnanti, ma una bufera epilettica di “fake news” ha subito seguito la “buona notizia” costringendoci ad un oblio di domande senza risposta. Il pomeriggio dell’8 marzo mi è stata somministrata la prima dose del vaccino Astra-Zeneca. Mi sono sempre considerata una persona coraggiosa ma in piedi, in fila per la dose ho avuto l’impressione di essere una condannata a morte per mano di un tiranno invisibile. L’idea che mi avrebbero iniettato una sostanza sconosciuta che avrebbe portato degli effetti imprevedibili metteva ko ogni sorta di rassicurazione. So che molte domande resteranno un enigma, ma sono certa che arriverà il giorno in cui capiremo perché siamo stati trattati come cittadini di “serie B” sottoposti a lotti che sembravano essere letali (e che di conseguenza sono stati ritirati), senza poter scegliere quale vaccino fare nonostante fossimo disposti a pagare.”

 

Com’è andata (in fin dei conti)?

“Sapevo perché lo stavo facendo, per la mia famiglia, per i miei alunni, ma nonostante tutto sentivo una solitudine senza appello. Secondo l’opinione pubblica, fare il vaccino Astra-Zeneca significa compiere un salto nel vuoto senza che sia tu a darti una spinta. In alcuni paesi il vaccino è ancora sospeso e prima di farlo non vi erano nel bugiardino le situazioni avverse che si sono di poi verificate. Situazioni che in Italia vengono escluse, ma in Germania no.Per fortuna non ho riportato sintomi postumi alla prima somministrazione, fatta eccezione per un lieve dolore articolare alle gambe che si risolto con un po’ di riposo. Il giorno dopo, con gioia ho rivisto i volti incuriositi dei miei alunni, che anche se piccoli erano in pensiero per me. Non a caso il motto della nostra scuola è “Insieme si può” e la spensieratezza che mi trasmettono basta a saldare il debito che la cattiva informazione ha con noi insegnanti.”

 

Secondo lei come sarebbe dovuto andare?

“Lasciare che i cittadini si affidino al caso non credo sia un atteggiamento scientifico, nè istituzionale. Ho avuto modo di contattare il dott.De Martino, cardiologo e amico che mi ha rasserenata, lo stesso hanno fatto anche mio marito Mario, mia figlia Alba e mia sorella Stefania che ringrazio tutti giorni. Alle preoccupazioni dell’Astra-Zeneca l’affetto della famiglia, si è dimostrato l’unico vero antidoto e ammetto che il Covid-19, è stato un buon archeologo, riportando alla luce molti valori che altrimenti sarebbero andati perduti. Mi dispiace ammettere che nonostante tutto, i valori tradizionali da soli, non sono in grado di allontanare le iene patetiche che sono le “fake news”e che danneggiano il sistema in cui sopravviviamo oggi. Oramai la quotidianità partorisce da una bufala e si disfa nel terrore e non credo che a questo potremmo mai abituarci.”