La pittura secondo Loredana Gigliotti - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La pittura secondo Loredana Gigliotti

La pittura secondo Loredana Gigliotti

Abbiamo raggiunto l’artista nel corso della presentazione del suo libro “Pittura come”, nell’ambito della antologica al Frac di Baronissi

 Di LUCA GAETA

 Loredana Gigliotti, ospite del Museo Frac di Baronissi, ci propone un’articolata cronologia delle sue esperienze; dipinti, disegni, gouaches, che hanno al centro della composizione l’intima dimensione della donna che vive il suo presente. Un tracciato espositivo, che racconta, in sintesi, quasi quarant’anni di pittura, che hanno visto la Gigliotti, attenta osservatrice di quella spinta di novità che dagli anni Settanta si proietterà fino ai nostri giorni, incidendo sulle sue scelte artistiche, restare fedele ad impianti figurativi. Abbiamo incontrato l’artista nell’ambito della presentazione del suo volume “Pittura come”

L.G. “Come si è avvicinata al mondo della pittura?”

La pittura è una passione che ho sempre avuto sin da bambina, giocavo dipingendo. Conservo ancora una serie di disegni che ho realizzato quando ero molto piccola, in particolare un Cristo degli abissi, che disegnai di spalle, trovando così un escamotage creativo per ovviare al fatto che non sapevo ancora risolvere le mani ed il volto. Crescendo ho voluto approfondire sempre più la materia, frequentando prima il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti.      

L.G. “Quali sono stati gli artisti che l’hanno costituito un modello per il suo stile?”

In gioventù, durante gli studi, io, come credo ogni ragazzo che si avvini a questo tipo di percorso, venni folgorata dal Rinascimento e, su tutti,  dalla figura di Michelangelo e in particolare  dalla sua “lotta” fra materia e spirito. Un altro spunto creativo venne dal linguaggio primordiale delle pitture rupestri e da sculture come il guerriero di Capestrano e le veneri steatopige, soprattutto per il loro effetto di grande modernità, pur essendo paleolitiche. Poi, Gustav Klimt, in particolare la delicatezza del suo primo periodo, Egon Schiele, per il suo segno e l’arte orientale. In seguito Burri, Giacometti, Savinio, ispirandomi al loro linguaggio e traendo insegnamento dalla loro pittura.  

 

L.G. “Quale espressione tecnica la rappresenta maggiormente?”

Soprattutto la grafica, dove mediante il segno si riesce a conferire ombra e luce senza bisogno di chiaroscuro. Come elemento tecnico amo molto la tempera, molto più dell’olio, in primis perché mi permette un tipo di pittura più rapida, ma anche perché prediligo le materie secche.

 

L.G. “Se dovesse definire il suo stile, in che termini ce ne parlerebbe?”

Il mio linguaggio pittorico tende ad esaltare l’anima attraverso la rappresentazione del corpo, molte volte addirittura mutilandolo. Nel senso che delle figure non hanno le braccia, la testa, tutto questo in nome di una più ampia spiritualità: togliere al corpo per imprimere una maggiore profondità. Non potrei mai contemplare un tipo di pittura che tende al solo compiacimento dell’artista, cerco l’interazione con il mio pubblico.

 

L.G. “Quali sono le sue tappe professionali a cui è maggiormente legata?”

Considero importante ogni aspetto della mio percorso professionale. Dalle emozioni che provavo poco più che bambina ogni volta che scoprivo nuovi linguaggi artistici, ai grandi pittori, alle grandi opere d’arte. Quindi il periodo del Liceo ed in seguito quello dell’Accademia. Poi, le innumerevoli mostre personali e collettive, fatte con colleghi che stimo tantissimo e con mio marito Pino Latronico. Esse hanno sempre rappresentato per me un motivo di confronto e di crescita artistica.   

 

L.G. “Ritiene che la nostra società, in particolare quella del nostro territorio, sia sensibile all’arte ed alle iniziative che gli artisti propongono?”   

Un mio caro amico, Sergio, a cui ho dedicato il mio libro “Pittura Come”, diceva sempre che il successo di una mostra deve calcolarsi non in base al numero dei visitatori, ma dal loro interesse. Un pensiero che condivido appieno. Oggigiorno si fa molto per la divulgazione del grande patrimonio artistico italiano e questo è sicuramente un bene, soprattutto in termini di divulgazione e conoscenza, ma credo che si possano fare ulteriori sforzi anche per sostenere ed incentivare la creatività, dove il nostro paese nel passato ha saputo dettarne i canoni.

L.G. “Presso il Salone della Conferenze del Museo FRaC di Baronissi, per il ciclo “L’Autore a chi legge”, è stato presentato il suo libro dal titolo “Pittura Come”. Ce ne parla?”

Come ho anticipato prima, il mio libro “Pittura Come” è dedicato ad un amico purtroppo scomparso, Sergio Vecchio. Esso costituisce una raccolta di scritti che narrano del rapporto con la pittura, avvertita come confidente, amica, fonte di forza e di energia. Il tema conduttore del volume è proprio il disegno, oltre che la scrittura sottesa a tutta la mia produzione dagli anni Sessanta ad oggi. Protagonista è il corpo della donna, un corpo che prende forme vegetali e animali entrando nella sfera del mito. 

 

L.G. “Nella sua esperienza di docente in Discipline Pittoriche al Liceo Artistico e all’Istituto d’Arte di Salerno, ha avuto la possibilità di interagire con diverse generazioni di giovani. Come è cambiato il rapporto e l’interesse verso questo tipo di studio?”  

Quando decisi di iscrivermi al Liceo Artistico, i miei genitori, in particolare mio padre, furono alquanto scettici e direi preoccupati per questo tipo di scelta. Questo soprattutto perché nell’immaginario collettivo questo tipo di scuola non godeva di “ottima fama”: giudizio estremamente errato, che mi sento di criticare. Per fortuna mia e per buonsenso dei miei genitori, potei frequentare questa scuola, che ha da sempre rappresentato per me un momento estremamente formativo e di grande interesse. Poi, ironia della sorte, mi ritrovai ad insegnare nello stesso istituto e nel corso degli anni, potei constatare come il modo di percepire l’arte e di studiarla mutava. Sia da parte degli alunni, che per come veniva strutturato il percorso didattico, con una forte riduzione delle ore di disegno, che costituiscono da sempre la vera palestra per chi desidera intraprendere questa strada.

 

L.G. “Progetti futuri?”

Dipingo sempre, è così che poi nascono nuovi progetti e nuove iniziative. In questo periodo sto seguendo la mia mostra “Intimi segni della vita” che sarà visibile fino al 2 dicembre presso il Museo FRaC di Baronissi e le presentazioni del mio libro “Pittura Come”.