La fotografia dell'amicizia - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La fotografia dell’amicizia

La fotografia dell’amicizia

Successo per Snap, una “sonata a tre” eseguita da Claudio Lardo, Andrea Bloise e Antonino Masilotti, ospiti del Piccolo Teatro Del Giullare

 Di Olga Chieffi

Si sono ritrovati Andrea Bloise, Antonino Masilotti e Claudio Lardo, sul palcoscenico del Piccolo Teatro Del Giullare per ben tre week-end, su di un testo ispirato ad Art di Yasmina Reza, “Snap: Senza Non Avremmo Parlato”, la cui protagonista è la costosissima immagine di un fotografo contemporaneo, tal Giò Paranza, un autoscatto fuori fuoco, capace di scatenare una vera rivoluzione nei rapporti intessuti da tre amici, che si mettono a nudo di fronte a quest’opera. Andrea Bloise, anche autore del testo, è il nevrotico Andrea, eternamente fidanzato, che gli amici giudicano altezzoso e arrogante, quando è solo un intellettuale alle prese con il confronto duro con la modernità, anzi, con la contemporaneità, insomma un tradizionalista. Antonino Masilotti, veste i panni di Antonino, medico, che è il compratore dell’immagine, un acquisto dettato più che da passione o voglia di investimento, dalla ricerca di far parte della casta dei collezionisti, mentre Claudio Lardo è Claudio, eterno indeciso, ansioso, che sembra sia alle soglie di “metter la testa a posto”, ovvero di sposarsi, tollerante oltre ogni dire, insoddisfatto del lavoricchio precario che si trova a svolgere, per interessamento di un parente della fidanzata, in una cartoleria. Di fronte a questa fotografia, Andrea esprime la sua costernazione nei confronti di Antonino, per essere così stupido da aver sprecato soldi su un oggetto così privo di senso, un’offesa quasi personale; peggio, diventa la vacua esibizione di un uomo che ha tradito se stesso per conformarsi e farsi accettare da un’omologata borghesia pseudo intellettuale. Una osservazione che porta ovviamente ad un litigio tra i due amici di lunga data. Claudio d’altra parte, sempre ansioso di piacere a tutti, mostra interesse e ammirazione per l’acquisto, quando si trova con Antonino, ma si unisce nel beffeggiare l’opera e l’amico quando è insieme ad Andrea. Il gioco degenera in una miscela di aforismi, superficiale e déjà-vu, sino a quando i tre uomini si rendono conto (e confessano) che per tutto il tempo la loro amicizia, e anche le loro vite, sono state contaminate da alcune realtà e “tessiture” imbarazzanti. Un disegnino di Andrea sull’immagine fa sotterrare per sempre l’ascia di guerra. Il motivo esatto, però, per cui concordano la riappacificazione, non diventa mai abbastanza chiaro e, quindi, il testo non rivela nessun tentativo reale di decodificazione della complessità di questa amicizia maschile, così come il ruolo dell’arte nello sviluppo degli eventi non riceve mai l’attenzione che merita. La commedia ci ha ricordato una sonata a tre, barocca, in lingua, con i suoi contrasti, con le voci a giocare e scontrarsi sui temi mentre quella di Claudio Lardo svolge una doppia funzione: di basso melodico e basso continuo, sino a far da paciere. La pièce si chiude con il lavaggio del disegnino di Andrea dal Paranza di Antonino, ma la purezza concettuale della fotografia è ormai violata per sempre, come macchiata è l’amicizia dei tre uomini. La pièce, leggera e ben ritmata, soddisfa un pubblico eterogeneo, coniugando astutamente temi seri con spruzzate di raffinata comicità, presentate con una parvenza di profondità “Dietro c’è un pensiero”, si dice dello scatto. Nell’apparente mancanza di una trama e nel minimalismo il testo lascia scorgere strati, sfumature, sovrapposizioni, l’andare oltre le convenzioni dell’intreccio drammaturgico. In realtà rimane quasi tutto in superficie. Snap offre puro intrattenimento recitato tutti di un fiato dall’empatico trio d’attori, su di una colonna sonora evocante il jazz della swing craze e con qualche citazione del jet set culturale cittadino. La regia dello stesso Bloise non fa altro che mettere in scena i suoi compagni d’avventura, lasciando alla loro complementarità il ritmo dell’azione e al gioco di luci l’isolamento dei singoli protagonisti negli “a parte” riservati ai loro pensieri segreti. Applausi per tutti e diverse chiamate per i tre attori che hanno onorato l’abbraccio caloroso del pubblico salernitano.