La comunità ellenica campana a fianco di Tsipras - Le Cronache
Attualità

La comunità ellenica campana a fianco di Tsipras

La comunità ellenica campana a fianco di Tsipras

 

Abbiamo raggiunto Andreas Andreou che ci ha illustrato la situazione greca e la lezione di democrazia offerta all’Europa. Salerno ha espresso in diversi modi la sua vicinanza al popolo greco

 

Di OLGA CHIEFFI

 

Una riflessione intorno alle dimissioni a sorpresa di Alexis Tsipras da Primo Ministro greco con Andreas Andreou, esponente della Comunità Ellenica di Napoli e Campania e attivista della neocostituita Coalizione Sociale Salerno. Sotto il cielo dell’Attica siete senza governo malgrado abbiate appena ricevuto i primi miliardi dai creditori. Perché? Senza peccare di presunzione mi permetterà di riferirmi all’intervista che ho rilasciato qualche mese fa  e ricordare che gli eventi susseguitisi, si muovono all’interno della cornice politica,  la quale spiega  l’evoluzione odierna.  A marzo puntualizzavo alcune cose: che Syriza stesso faceva parte del problema, non era la soluzione e auspicavo che il “miracolo” dell‘unità a sinistra durasse; che il governo di Syriza era il primo governo No Global della Storia contro il neoliberismo e  che i vertici dell’UE temevano il pericolo che il vento greco si estendesse altrove, in Europa ed erano preoccupati dalla pretesa di Syriza di affermare il primato della politica sull’economia; che nel contesto politico istituzionale odierno dell’UE, considerati i rapporti di forza, sarebbe stato impossibile  non fare compromessi; che la vera salvezza di Syriza e del governo di sinistra  sarebbe potuta venire soltanto dal sostegno e dalla maturità del popolo stesso e dalla solidarietà internazionale; che i “ragazzi rossi irresponsabili ” al governo,  insultati da Schauble,  non rappresentavano  nessuna casta o élite di interessi, o lobby di potere. Eccoci qui! Vi rispondo partendo dall’ultima considerazione di allora e cioè dalla forza basata esclusivamente sul popolo. Tsipras ha consegnato le dimissioni per fare ricorso al popolo e legittimare dal responso delle urne la sua gestione della trattativa con  l’ amaro accordo appena siglato a Bruxelles.  Accordo che, per poter  essere rispettato, richiede una maggioranza parlamentare e  un governo  forti e stabili.  Questo  è, appunto,  il secondo motivo per cui ricorre alle elezioni dal momento che una parte, 44 deputati di Syriza, ha votato contro o si è astenuta, privando così il governo della maggioranza assoluta in parlamento. La ferocia ricattatoria  usata dai partner con la Germania in testa durante le trattative, come un vero Colpo di Stato, come è stato definito  dai più grandi economisti ed intellettuali del mondo,  ai danni della Grecia, attuato  questa volta con la chiusura delle banche e non più con l’uso dei carri armati, si spiega con i punti appena rievocati. La Grecia e il suo nuovo governo di sinistra radicale andavano puniti per il peccato originale, novità assoluta per un governo europeo: osare denunciare e contrastare le politiche neoliberiste. L’autonomia poi del governo dalle oligarchie affaristiche di casa, complici e conniventi dei poteri forti esterni, spiega la spietata e senza precedenti pressione contro Atene. Ricorrere infine al metodo democratico e darsi forza durante le trattative, con l’OXI del referendum del popolo,  è stato considerato l’equivalente di una ribellione e ha scatenato l’ira vendicativa e la brutale volontà di soffocare la Grecia ed espellerla dall’Europa. Ora l’ala sinistra del partito ha abbandonato Tsipras a causa dell’accordo con la Troika e farà un nuovo partito…. Chiariamo un altro luogo comune. La radicalità non si misura in base alla denominazione. Il fatto che 25 deputati provenienti  per lo più dalla cosiddetta Piattaforma di Sinistra, ovvero una delle componenti di Syriza, che comunque agiva già come partito nel partito, abbiano deciso di abbandonare Syriza per  costituirne  uno nuovo, l’Unità Popolare,  non li colloca a sinistra di Syriza e di Tsipras.   Né precedentemente erano  da considerarsi  l’ala sinistra del partito. Questo é un ulteriore equivoco che si aggiunge a tanti altri. Le dirò di più. Quest’area capeggiata da Lafazanis, ex ministro, è una componente fortemente ideologizzata e di fatto politicamente settaria e conservatrice. Assomiglia di più al KKE, il partito comunista greco, che vive in un altro mondo. Prevedo che alle imminenti elezioni il danno che provocheranno a Syriza sarà minimo. Ecco che la scissione di Syriza ci porta al primo punto rievocato e cioè di “Syriza come parte del problema e non la soluzione” e del miracolo dell’unità a sinistra. Evidentemente in quanto miracolo come tutti i miracoli non poteva durare. Ma se vogliamo continuare con le metafore aggiungo che era inevitabile che, davanti a nuovi e più complessi problemi da risolvere con sottile tattica e tanta prudenza,  in quanto ci  si  confrontava non più con partners ma con nemici,  non reggesse la polifonia politico-culturale di Syriza, composta da  diverse corde stonate legate a nostalgie retoriche che rimpiangono la dracma, come fa per esempio  Lafazanis, leader della nuova Unità Popolare. Forse pesa su tutto la sconfitta. Alla fine ha vinto Schauble, vero? Certamente molte reazioni e scelte politiche individuali e collettive sono dettate dal duro compromesso imposto vigliaccamente dai potenti dell’eurogruppo a Tsipras. Del resto un governo di sinistra radicale nell’Europa dominata della finanza speculativa, che pensa solo all’accumulazione di profitti e vuole vendere e far pagare anche la pioggia e l’acqua ai poveri, non ha davanti a sé una passeggiata nel paradiso terrestre.  Anzi è richiesta una “lenta impazienza” per dirla con Daniel Bensaid, caratteristica che hanno mostrato di possedere il giovane Tsipras e i suoi collaboratori, senza perdere per l’appunto l’orizzonte ideale e la volontà di cambiare le cose. Da questo punto di vista credo invece che abbiano vinto Tsipras e la Grecia. Schauble ha vinto sui conti e la contabilità. Ha imposto la sua linea neoliberista e Tsipras poco è riuscito a salvare, anche se in cambio ha ottenuto maggiori finanziamenti e impegni sull’alleggerimento del debito. Quindi ha guadagnato tempo per far ripartire l’economia e risanare la pubblica amministrazione, arretrata e asservita ai potenti, per tassare le oligarchie e privarle di strapoteri e privilegi. Ma Tsipras ha vinto, come nel racconto preistorico, Davide  contro Golia,  soprattutto  perché  ha salvato la Grecia dal Grexit .  Tsipras con intelligente tattica e lungimiranza politica, ha accettato le peggiori misure in contrasto alle sue idee e cultura politica, come le privatizzazioni per esempio,  pur di non permettere la balcanizzazione della Grecia che con l’uscita dall’Euro e dall’UE si sarebbe ridotta al livello della vicina Albania, senza eco alcuna nelle dinamiche Europee.  Tsipras e il suo governo hanno invece riportato la Grecia e i suoi problemi alla ribalta mondiale e hanno posto la pietra miliare, che indica agli altri popoli la strada della resistenza contro l’austerità e per una più equa distribuzione della  ricchezza, all’insegna della democrazia e delle libertà.  Il vincitore geopolitico dunque è Tsipras non Schauble,  mentre Syriza ed il suo governo di sinistra sono oggi la rivelazione politica e sociale europea ed internazionale. L’esperimento greco va seguito e sostenuto e rappresenta per tutti noi un laboratorio per sperimentare forme nuove di solidarietà e di lotta. La nostra città di Salerno ha espresso in diversi modi la sua vicinanza al popolo greco e questo costituisce un vanto per i nostri concittadini. Molta parte della stampa oggi giudica  Tsipras debole e sconfitto, ragion per cui ricorre alle urne.. Sono convinto del contrario. Tsipras ricorre alle urne poiché punta sulla maturità del popolo e sulla consapevolezza plurima del momento storico, superiore a quella del parlamento attuale, dei partiti e del governo dimissionario.   Tutti i mass media sia nazionali che locali, tranne rare eccezioni, hanno promosso sulla crisi greca, come era prevedibile e come accade per tutti i grandi temi, la narrazione dominante, espressione di una manipolazione delle notizie basata sugli interessi dei grandi centri di potere. Nulla di nuovo quindi. Quello che maggiormente mi preoccupa invece, è che da tanti social alternativi molte analisi e commenti di cronisti e intellettuali militanti ripetono schemi e approcci vecchi, spesso ideologici e astratti, basati su preconcetti, pregiudizi e convinzioni dogmatiche, senza aderenza alla realtà e senza approfondita conoscenza dei problemi della Grecia e dei greci. Scrivere Tsipras ha tradito, a parte  l’inaccettabile e arbitrario  giudizio  e l’offesa morale alla persona è,  da un punto di vista politico , una  comoda stupidaggine al fresco dell’aria condizionata del proprio divano. A tutti costoro ricordo che il celebre giornalista militante John Reed  autore del famoso testo “I dieci giorni che sconvolsero il mondo”,  di cui Lenin raccomandava la lettura a tutti i lavoratori del mondo e che Trotsky definiva come “un uomo che sapeva vedere ed ascoltare”,  si è trasferito in Russia per vedere, ascoltare,  “partecipare” e scrivere! E ha scelto di seguire  Pancho Villa sulle montagne, per poter scrivere sulla Rivoluzione Messicana. E se mi si risponde che ora l’informazione viaggia più velocemente senza confini, replico che pure la disinformazione fa altrettanto.