La chiesa del Monte dei Morti: Un’opera rinascimentale - Le Cronache
Salerno

La chiesa del Monte dei Morti: Un’opera rinascimentale

La chiesa del Monte dei Morti: Un’opera rinascimentale

di Orlando Santoro

Le anime del purgatorio indugiavano di salire al cielo, preghiere e donazioni affinché si compisse il mistero. Un battistero si originava per i neofiti, la peste dilagava su uomini ormai finiti. San Sebastiano, Cosma e Damiano, fu la prima iscrizione, il Monte dei Morti divenne la nuova congregazione. Il misticismo e la leggenda del tardo rinascimento, ci fan rivivere la pienezza, di questo magnifico monumento. Nel centro storico della città di Salerno, in Largo Plebiscito, vi è un edificio religioso, di architettura tardo-rinascimentale, la chiesa di San Sebastiano del Monte dei Morti, chiamata anche dei “Morticelli”. La struttura, secondo un atto notarile di Pacifico Nacharella , venne costruita il 15 marzo del 1530, per adempiere ad un voto dei cittadini superstiti alla peste, che qualche anno prima aveva sconvolto la città. In realtà, questa chiesa, era in origine dedicata ai Santi Martiri Sebastiano, Cosma e Damiano, e ciò si evince da alcune notizie che risalgono al 994, contenute nel Codice Diplomatico Cavese, nel tomo III, n°469 e nel tomo IV n°577. Nel primo documento, si apprende che, attraverso un canale, le acque dei torrenti giungevano in una corte di proprietà del monastero di S. Lorenzo dove era stata costruita la chiesa di S. Sebastiano, vicino al Faustino ed al mons Berolasi. Nel secondo atto, invece, si concedono all’abate del monastero di S. Benedetto, le acque del Faustino e della Palombara, che giungevano nell’acquario nei pressi della chiesa di S. Sebastiano. Monsignor Arturo Carucci, che era un appassionato e studioso della storia salernitana, elaborò un’ipotesi secondo cui la chiesa aveva le fattezze di un battistero paleocristiano, tipico del IV -V secolo d.c., sia per la sua pianta ottagonale, in quanto l’otto, nella simbologia cristiana, rinvia al tema della resurrezione, sia per la presenza di un vano sottostante il pavimento della chiesa, al quale si accede tramite una scala di sette gradini, che doveva essere destinato al battesimo dei neofiti, successivamente adibito a luogo di sepoltura. Nell’atto notarile di Bernardo del Giudice, del 28 marzo 1530, l’appalto delle opere, per la costruzione del San Sebastiano, avviene tra l’Università di Salerno e l’architetto Antonio de Ogliara ed il capomastro Guglielmo Casentino. Il passaggio al Monte dei Morti, pare fosse avvenuto il 2 ottobre 1615, su iniziativa di Orazio Longobardo e Matteo Cavaselice, e venne istituita la devozione per le anime del purgatorio e quindi, un luogo deputato allo svolgimento delle messe in suffragio dei defunti, subendo, peraltro, numerose modifiche strutturali.Di originario, resta l’impianto ottagonale della chiesa e la semplice cornice modanata cinquecentesca che inquadra il portale d’ingresso. Quest’ultimo presenta una cornice affiancata da colonne scanalate con capitelli corinzi poggianti su basamenti e sormontate da un timpano curvilineo spezzato, sulla cui sommità poggiano sfere di pietra scura; ai lati delle colonne sono posti due scheletri con falci, evidenti allusioni alla morte, richiamata anche negli stucchi dell’interno con la raffigurazione di teschi. Il portale, è sormontato da un alto e semplice finestrone e vi è anche una lastra di marmo in cui si legge: MONTE DEI MORTI ERETTO NELL’ANNO MDCXIV. Lo scheletro posto a destra reca in mano un cartiglio con l’iscrizione: M. PAV. ANT. VI CONTE SANCTO SEVERINO. L’interno della chiesa presenta un pavimento, del XVII secolo, lungo il quale si distribuiscono una serie di lapidi commemorative, composto da marmi e maioliche che ripetono lo schema geometrico della cupola ad ombrello, a otto spicchi, sormontata da una lanterna. Esso presenta, infatti, la divisione in otto spicchi raccordati in una rosa centrale posta in asse alla lanterna. La rosa è a sua volta circondata da un anello di marmo bianco, lungo il quale si distribuiscono elementi decorativi romboidali. Nella parte superiore, ad est della parete, troviamo una grande lapide del 1623, che documenta la concessione di Papa Gregorio XV di una proroga di cinque anni per le celebrazioni di messe in suffragio dei defunti. Ai lati, sono posti quattro stemmi, di cui due di quelli di sinistra sono identificabili con quelli di Papa Gregorio XV e del Cardinale Lucio Sanseverino. Un altro stemma, simbolo della città di Salerno, è posto sopra l’arco dell’altare maggiore. La decorazione interna della chiesa si arricchisce con l’altare maggiore in commesso marmoreo che presenta al centro del paliotto una croce raggiata in un medaglione ed una mensa sostenuta da due mensole poggianti su ampie volute. Su queste sono presenti due teschi con ossa incrociate. Singolare è il baldacchino che sormonta il tabernacolo, terminante con una cupola ad ombrello. I quattro altari minori, anch’essi in commesso marmoreo sono incassati nelle cappelle del muro perimetrale, ed inoltre, al XVIII secolo, appartengono i dipinti che originariamente fungevano da pale d’altare e dei quali oggi abbiamo notizia attraverso le schede di catalogazione della Soprintendenza. Ignote sono la data di esecuzione e l’autore del “San Giacomo Apostolo” posizionato sul primo altare a sinistra, tagliato in basso ed in alto per adeguarlo alle dimensioni della cornice in stucco presente. Stessa sorte è toccata al “San Francesco”, posto sul primo altare a destra ed al “San Domenico” posto sul secondo altare a destra. In realtà, queste tele, durante i lavori di restauro del 2010, furono rimosse, e non sono state più ripristinate, mentre quella della “Purificazione”, e “l’Ultima Cena”, si trovano nella Curia Arcivescovile. Grazie al verbale di insediamento della congrega di S. Bernardino, datato 1950, identifichiamo la quarta pala dell’altare, di cui non esiste alcuna scheda di catalogazione, essa è una “Madonna con bambino e anime purganti”, proveniente dall’omonima Congrega, unitasi con decreto canonico del 1924, a quella di S. Bernardino, trasferendo così tutti i suoi beni. Nel 1980 a causa del terremoto dell’Irpinia, l’edificio venne dichiarato inagibile, e nel settembre de 2010 fu restaurato e riaperto al pubblico, per poi essere nuovamente richiuso. Nel 2018, grazie ad un’iniziativa dell’associazione culturale BLAM , un collettivo di architetti, in collaborazione col Dipartimento di Architettura dell’Università Federico Il di Napoli ed il Comune di Salerno, hanno riaperto questo edificio, Il progetto prende il nome di SSMOLL (San Sebastiano Monte dei Morti Living Lab), ed ha lo scopo di creare una serie di eventi artistici e culturali, in un luogo che per anni è stato inutilizzato, nonostante il suo grande valore storico-rinascimentale. Oggi è possibile assistere a diverse iniziative che si svolgono all’interno della chiesa dei “Morticelli”, una sinergia fra storia e cultura, che permette al cittadino, al turista, di ammirare la bellezza dell’edificio, e di partecipare alle varie attività, organizzate dall’associazione BLAM. Il valore della storia, non ha chiusure, anzi occorre sempre aprire le porte dell’arte, che sono la massima espressione della comunicazione, dell’ammirazione, del condividere le bellezze che le epoche passate ci hanno preziosamente donato.