John Axelrod: omaggio all’Italia - Le Cronache
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John Axelrod: omaggio all’Italia

John Axelrod: omaggio all’Italia

Domani alle ore 20, l’ Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, chiuderà la prima parte della stagione lirico-sinfonica del teatro Verdi. Tre salernitani tra i primi violini Valerio Iaccio, Roberto D’Auria e Alessandro Di Giacomo. In programma la sinfonia n°4 di Mendelssohn e musica di Bellini, Verdi, Puccini e Rossini

 

di Olga Chieffi

Sarà un vero e proprio omaggio all’Italia e alla sua tradizione musicale, il programma del concerto che vedrà protagonista l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta da John Axelrod, che nel suo tour estivo farà tappa venerdì  24, alle ore 20, al teatro Verdi di Salerno, a chiusura di una intensa ed eccellente prima parte della stagione lirico-sinfonica, che vedrà sul palcoscenico tra i primi violini, tre eccellenze salernitane, Valerio Iaccio, Roberto D’Auria e Alessandro Di Giacomo. Il programma, infatti, principierà, con la Sinfonia n. 4 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, “Italiana”, opera definita dallo stesso autore come “il lavoro più gaio che io abbia mai composto”. Frutto delle impressioni avute da Mendelssohn nel corso del viaggio in Italia del 1831, la sinfonia è un “guizzo scintillante di luce mediterranea”, quanto mai desiderato e appropriato a descrivere in musica l’Italia più bella, di ieri e di oggi. Il piglio brillante e l’animata eccitazione del primo tempo non intaccano la raffinata costruzione di una forma-sonata specialmente ricca di proposte e di sfumature, e lavorata con profonda attenzione anche dal punto di vista contrappuntistico. Il secondo tempo è costruito su un canto di processione, passaggio quasi obbligato nelle escursioni musicali italiane dei romantici, col suo carattere vagamente popolaresco, con certi suoi andamenti di danza, col suo sapore, talvolta, modale. Scorrevole e melodico risulta anche il terzo tempo Con moto moderato, che acquista vaghezza dall’indecisione intrinseca del modulo metrico utilizzato, ben definito e tuttavia oscillante fra il minuetto, lo scherzo e persine il valzer. Il Saltarello rende un omaggio conclusivo, fresco e scintillante, al mito di una latinità solare, orgiastica, impetuosa. Si continuerà poi, con un tributo ai più amati compositori italiani a cominciare da Vincenzo Bellini, del quale ascolteremo l’ouverture della Norma, pagina che già presagisce la situazione drammatica della vestale dei Druidi, con i suoi ritmi incisivi, i suoi scorci e sussulti improvvisi, i suoi abbandoni subitamente interrotti rivelanti una tensione febbrile, l’incalzarsi ed esacerbarsi reciproco di passione e coscienza, desiderio e rinuncia, amore e avversione. Seguiranno l’Estate e l’Inverno di Giuseppe Verdi da I Vespri Siciliani. Il balletto richiesto nella produzione per l’Opèra di Parigi, un’allegoria delle Quattro Stagioni, fu concepito come intrattenimento per gli ospiti di Monforte dell’atto III. Si tratta della sequenza di danza più ricca e più ampia di Verdi; della durata di quasi trenta minuti e dotata di notevoli effetti nei legni, la serie di danze anticipa Ciaikovski nell’invenzione melodica e nella varietà dei passi e del metro. L’illustre Lucien Petipa fu responsabile della prima coreografia e il balletto fu presentato, con diplomazia, da ballerine francesi ed italiane che si alternavano nelle singole stagioni. L’orchestra proporrà, l’Intermezzo sinfonico della Manon Lescaut, ispirato dalle parole del romanzo di Prévost, con le sue eccitazioni e i suoi sconforti. Una pagina, questa, che rappresenta senza dubbio una risorsa geniale: inserita a metà dell’opera, con quel suo lirismo caldo e fremente, essa segna un momento decisivo dell’azione e avvia al suo culmine la linea del dramma. Prevalgono, qui, disegni di terzine che acuiscono l’atmosfera emotiva e annunciano lo svolgimento degli ultimi due atti, l’intensità di un crescendo drammatico non già determinato da frequenza di situazioni sceniche, ma dallo stesso incalzare, dall’esacerbarsi disperato della passione dei due amanti. Finale incandescente con l’esecuzione dell’Ouverture del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini, che si sviluppa in quattro movimenti, strettamente uniti tra loro da una coerente logica narrativa. Il primo tempo, Andante, racconta la penosa situazione degli oppressi. La melodia, cantata con voce quasi umana dal violoncello, fa vibrare un anelito sconsolato a una vita migliore. Il secondo movimento, Allegro, descrive un violento temporale alpino. Nel terzo movimento, Andante, le melodie pastorali illustrano la quieta pace degli alpeggi. Rossini qui si è ispirato ai canti dei mandriani, Ranze des Vaches, dal corno usato dai pastori, affidando una suadente melodia al corno inglese intrecciato al suono del flauto, finchè una squillante fanfara introduce la parte finale della Sinfonia, con l’attacco dell’irruento Allegro vivace, che ci travolgerà con il suo Galop irrefrenabile, impetuoso e liberatorio.