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#iononapro, la protesta contro le norme varate dalla Regione

“Quanto si legge nell’ordinanza è frutto di mostruosità e di follia pura. Qualcosa che è stato partorito soltanto da qualcuno che non conosce a fondo il mondo del Lavoro”, il pensiero di Giovanni Marone della Confcommercio che, per primo, proprio dalle colonne di questo giornale, ha paventato pericoli di misure di sicurezze pensate da “esperti” non proprio del settore. E quanto si legge nell’allegato all’ordinanza regionale dello scorso 22 aprile, ha scosso profondamente il mondo del commercio non solo di Salerno ma della Campania tutta. Al grido di #iononapro, si sta creando un vero e proprio movimento di commercianti che non daranno vita al delivery food suggerito dall’ordinanza dell’altro giorno. «Vorrei precisare che il sottoscritto non si occupa di politica, anche perché preferisco lasciarla a chi la fa per mestiere. – puntualizza Nino Marone – Posso solo rilevare che questo tipo di normativa non fa altro che aumentare i danni che già sono stati creati dall’emergenza a questo settore. Non è alcun attacco al governatore De Luca quanto a chi l’ha consigliato. Ai tecnici che generano queste follie. Mostruosità del genere che sono fuori da ogni logica». Praticamente ignorati tutti i parametri, con il via al nuovo tipo di commercio “pensato” da Santa Lucia che non suscita assolutamente consensi. «Siamo al paradosso nel mondo del commercio. – aggiunge Marone – Mentre è stato finora offerto un tipo di servizio senza bisogno di osservare protocolli rigidi di sicurezza ad altri esercizi, leggasi supermercati e farmacie ad esempio, adesso è chiesto l’impossibile ai commercianti. Addirittura si richiede di chiudere le proprie botteghe e per fare solo servizio di delivery food. Il tutto tramite prenotazioni online o telefoniche. Ci troviamo di fronte ad un e vero e proprio paradosso. E’ una cosa che può partorire soltanto un qualcuno che non conosce a fondo il mondo del Lavoro». Giovanni Marone, a questo punto, entra nel vivo della discussione, facendo anche quelli che sarebbero i conti in tasca agli operatori commerciali. «Il problema non è l’orario di apertura degli esercizi commerciali quanto la modalità. – riprende – Vorrei tanto appellarmi al senso imprenditoriale del nostro legislatore perché adesso s’invita a far uscire dalla cassa integrazione i dipendenti per guadagnare la giornata con la consegna di cibo a domicilio. Non è possibile, si dovrebbe in poche ore consegnare un numero incredibile di pizze o caffè per giustificare la spesa del pizzaiolo e del fattorino. Siamo completamente fuori da ogni concezione economica. La maggiore convenienza in questo momento, per com’è stato partorito tale provvedimento è proprio quello di restare chiusi. Ora, ci si guadagna proprio restando chiusi. Aveva ragione il titolare di una nota pizzeria napoletana che affermava: Il presidente De Luca ha individuato il metodo per non farci aprire». Altro problema, poi, ci sarà per i mercatali e gli ambulanti quando potranno di nuovo lavorare. «Gli ambulanti non sono proprio considerati. – chiosa Marone – I mercatali come futuro avranno quello che diceva Dante di essere “color che son sospesi”».