Inchiesta Scognamiglio, Mastursi scarica su Vetrano. Ora tocca a De Luca - Le Cronache
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Inchiesta Scognamiglio, Mastursi scarica su Vetrano. Ora tocca a De Luca

Inchiesta Scognamiglio, Mastursi scarica su Vetrano. Ora tocca a De Luca

di Andrea Pellegrino

Anche Vincenzo De Luca sarà ascoltato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle sentenze aggiustate nell’ambito dei procedimenti sulla legge Severino. Dopo Nello Mastursi, interrogato giovedì, la prossima settimana toccherà al governatore della Campania, che già ad ottobre attraverso il suo legale Paolo Carbone aveva chiesto di essere ascoltato al Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone. L’inchiesta capitolina, che coinvolge anche il giudice Anna Scognamiglio (già trasferita dal Csm ad altro tribunale), pare sia arrivata ad una svolta ed entro fine mese, con molta probabilità, potrebbe essere chiusa da parte dei pubblici ministeri.
L’interrogatorio di Nello Mastursi, l’ex capostaff del presidente della Regione Campania, dimessosi dal suo incarico di Palazzo Santa Lucia e dal coordinamento regionale del Pd dopo le perquisizioni della Guardia di Finanza, sarebbe durato diverse ore.
Accompagnato dall’avvocato Felice Lentini, l’ex braccio destro politico di De Luca, avrebbe ricostruito l’intera vicenda, naturalmente ribadendo più volte la sua estraneità. In particolare Mastursi avrebbe scaricato tutto su Giuseppe Vetrano, politico avellinese vicino a De Luca, in attesa di un incarico all’indomani della vittoria elettorale dell’ex sindaco di Salerno. Secondo la ricostruzione di Mastursi, Vetrano avrebbe spinto su Guglielmo Manna (marito del giudice Scognamiglio) speranzoso di ricevere la nomina di direttore generale dell’Azienda sanitaria irpina.
Nell’inchiesta della Procura di Roma – affidata ai pm Corrado Fasanelli e Giorgio Orano – sono coinvolte sette persone: oltre Nello Mastursi, Vincenzo De Luca, Anna Scognamiglio, Guglielmo Manna e Giuseppe Vetrano, sono stati indagati anche coloro che avevano il ruolo di “intermediari”, ovvero Giorgio Poziello e Gianfranco Brancaccio. Il reato contestato è quello di corruzione per induzione.