In una nottata folle Casillo sfilò la Salernitana a Leonardo Calabrese - Le Cronache
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In una nottata folle Casillo sfilò la Salernitana a Leonardo Calabrese

In una nottata folle Casillo sfilò la Salernitana a Leonardo Calabrese

Fu Paolo Del Mese ad inventarsi Pasquale Casillo presidente, o meglio proprietario della Salernitana. Il re del grano aveva aperto la strada per le multiproprietà e con il suo Foggia, prese Salernitana e Bologna. Fu una mossa tutta politica, quella dell’ex sottosegretario dc, legato alla corrente andreottiana e in guerra politica con Carmelo Conte che era in piena ascesa. E Conte, dopo aver conquistato il Comune di Salerno voleva regalarsi anche il gioiello di famiglia, la Salernitana. Di questa guerra a pagarne le conseguenze fu il povero Peppino Soglia che dovette registrare un’amara retrocessione della Salernitana (maledetto spareggio di Pescara) e non era in grado di continuare. C’è da dire che a sostenere in B don Peppino fu Fulvio Bonavitacola, potente assessore ai lavori pubblici della Giunta Giordano. E allora che si costruiva il nuovo campo sportivo e grazie all’imprenditore Corsicato, tramite il salernitano Nicola Sardone, suo plenipotenziario (lo ritroveremo lo scorso anno alla guida per pochi mesi di Salerno Pulita), a Soglia furono affidati i lavori in subappalto. Nulla servì, la morsa del potentissimo Conte stritolò don Peppino che amareggiato per il passo falso in B e senza grandi mezzi stava per cedere la società a Leonardo Calabrese. I giochi sembravano fatti, il patron della Quiete annunciòo anche l’allenatore Paolo Vannini, il condor del Perugia. La Salernitana, siamo ad agosto, deve giocare a Padova in Coppa Italia. Con nostra grande sorpresa, inviati in Veneto per la gara, sulla panchina granata ad inizio gara trovammo Gianni Simonelli, il professore di Saviano e Franco Del Mese al comando della truppa, che sotto i baffi rideva per il clamoroso acquisto. Nella nottata, con un autentico blitz, Paolo Del Mese portò Casillo al vertice della società granata. L’anno di Sonzogni lo ricordano tutti e la mancata promozione per un rigore sbagliato in casa da Strada pure. Ma la strada era tracciata. Era il tempo in cui lavoravo a Foggia, alla guida della redazione pugliese del Roma. In via Torelli al primo piano la redazione del giornale, al secondo la sede del Foggia, dove trovai un altro ex granata. Sergio Canuti: pensate era addetto alla distribuzione dei biglietti omaggio e degli accrediti di favore. Casillo doveva accontentare tutti. Facile intuire che nella mia stanza, a Casillo piaceva molto il giornale, si parlava anche di calcio (qui fu fatta la trattativa con Ciarrapico per acquistare la Roma n.d.r.). Fu l’anno in cui Pavone ebbe l’intuizione di mettere Delio Rossi sulla panchina granata. Lo sconosciuto Delio fu accolto a fischi e pernacchi a Salerno, perfino la stampa lo derideva per il suo cappellino. I granata pareggiarono a stento l’Atletico Leonzio e poi a Matera, vincono con l’Ischia ma perdono a Reggio Calabria, pur disputando un’ottima gara in cui già si intravedeva il lavoro di Rossi. Ma la piazza era in subbuglio, riunione d’emergenza con Casillo che volevaesonerare Rossi. “Peppì, ti fosti sbagliato?”. Pavone bloccò tutto ma fu categorico: servono rinforzi. Chi? disse Casillo, e Pavone: Roberto Breda, proprietà Samp. Non riesco a chiudere a 90 milioni ce ne vogliono 100. Il mugugno di Casillo fu chiaro, Breda fece il suo esordio a Giarre. Il resto è storia nota. Ci furono i guai giudiziari ma Casillo si tenne ben stretto la Salernitana, perse tutto ma non la società granata. Ricordate quando Rossi, dopo la promozione era dato al Foggia? Che alla festa di piazza della Concordia non volle rispondere alla domanda se restava o andava via? Rossi aveva già firmato con il Foggia ma dai suoi domiciliari Casillo impose a Delio di restare a Salerno. Mentre la piazza era disorientata Loschiavo mi telefonò e mi disse di non dar retta al Corriere dello sport che avrebbe riportato il giorno dopo l’intervista con Rossi allenatore dei rossoneri. Si potrebbero scrivere dei trattati su Casillo. Pensate che per finanziare la Salernitana si inventarono delle amichevoli infrasettimanali con il Foggia. Se non si presentava la società pugliese doveva pagare una penale alla Salernitana. Quante amichevoli non sono state effettuate e quante multe sono state pagate. Di certo fino alla fine quel filo granata Casillo non lo ha mai spezzato. Che la terra ti sia lieve presidente.