In The “Mood” - Le Cronache
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In The “Mood”

In The “Mood”

Antonio Bruno attende da ormai un anno di inaugurare il suo lounge bar in via Ripa a Battipaglia, che dal 19 aprile ospiterà, il corso di barman di I livello tenuto da Domenico Di Fede

Di Olga Chieffi

Rubiamo il titolo al celebrato In The Mood, l’idea assoluta di Boogie, firmato da Joe Garland e arrangiato da Glenn Miller, divenuto un vero e proprio inno della liberazione nel mondo, colonna sonora della fine della guerra e di un’epoca, e simbolo dell’inizio di un’altra era, quella della libertà, per annunciarvi a breve, si spera, l’inaugurazione del “Mood”, il lounge bar di Antonio Bruno, che attende oramai da un anno di poter aprire i suoi spazi, in via Ripa in Battipaglia. Uno spazio particolare, che in attesa di poter ospitare il pubblico, dal 19 aprile saluterà lo svolgimento di un corso di I livello da barman, un approccio alla scienza della mixologia, affidato a Domenico Di Fede. Abbiamo incontrato i giovani protagonisti di questa nuova e coraggiosa avventura, il patron Antonio Bruno e il barman Domenico Di Fede che ci traghetteranno, con la loro esperienza a riconquistare quei preziosi momenti conviviali, che riusciamo oggi solo ad immaginare con nostalgia.

 Antonio, Com’è nata l’idea di aprire il Mood?

“Si è trattato di un “work in progress” psicologico durato quasi due anni. Tutto è partito dalla voglia di reinventarsi, di passare dalla stimolante esperienza vissuta a livello agonistico nel mondo dell’equitazione ad un’altra stimolante avventura”.

Il nome ha una qualche remota ispirazione?

“Si. Racchiude l’Essere di quest’avventura, rappresenta la mutevolezza della vita tanto quanto è iridescente, grigio o colorato, il Mood di ognuno di noi. Mai, come in questo momento storico tutto questo è vero, reale e dolorosamente tangibile. Si parla tanto di resilienza e di quanto il sapersi adattare e reinventarci aiuta a superare tutto questo, appunto giocando con il Mood”.

Qual’ è la tua idea di bar?

“Per prima cosa Comfort zone, un posto dove sentirsi coccolati, accolti, rilassati. Quindi, una volta a proprio agio, liberi di esprimere il Mood del giorno o del momento. Liberi di giocare con il bartender, inventando nuovi cocktail o provando i classici, liberi di incontrare amici, finalmente, spero presto.

E la Musica?

“La musica seguirà il fil rouge del Mood, in tutti i sensi. La colonna sonora sarà sicuramente Lounge, dal Jazz al Chill Out al Soul con qualche occhiolino al Reggae. Poi, d’estate, con il caldo e in pomeridiana, perché no, un po’ di “Leggera…anzi Leggerissima” è giusto questa la mutevolezza del Mood”.

Credi che la gente finita questa pandemia farà più attenzione a dove e cosa bere? Si alzerà il livello e la ricerca della qualità?

“Assolutamente si. Lo dicono già oggi le indagini di mercato che hanno rilevato un maggiore  aumento del consumo dei prodotti artigianali di qualità e si spera anche nel nostro settore”.

Come nasce il Domenico Di Fede Barman?

Il Domenico Di Fede Barman nasce da una passione e un’ambizione portata avanti nel tempo. Fin dai primi giorni sono stato catturato da questo mondo, passando giorni interi a studiare per crescere sempre di più e arricchirmi professionalmente. La mia ambizione, invece, mi ha portato a puntare sempre al massimo

Quale la filosofia della sua mixology?

“La filosofia della mia mixology è quella di incantare il cliente. Il momento in cui il cliente rimane a bocca aperta, scaturisce in me lo stimolo di non fermarmi e stupirlo sempre di più. La mia mixology comprende molto spesso imput molecolari (spume, affumicature a freddo, aree, etc.), ma non solo; mi piace giocare molto con l’inventiva, che può essere applicata nell’invenzione di un cocktail o nella sua decorazione”.

Dove va il mondo della miscelazione?

“Il mondo della miscelazione oggi sta cambiando; il cliente, infatti, col tempo è diventato sempre più curioso di conoscere ed esigente. Quindi, a meno che non ci troviamo in discoteca, bisogna sempre cercare di proporre qualcosa di buono innanzitutto, ma anche appariscente ed innovativo. Proprio per questo, i cocktail bar di oggi lavorano sempre più con prodotti homemade, tecniche all’avanguardia e così via. Oggi il bere un buon drink è diventato come mangiare un buon pasto al ristorante: il cocktail deve essere buono e fotogenico”.

Le qualità per diventare un bartender come lei

“Per diventare un bartender di ottime qualità, serve innanzitutto tanta passione e altrettanta costanza nello studio: la passione ti porta ad essere innovativo e creare sempre cose nuove, mentre lo studio accresce la propria tecnica e bagaglio culturale, ci permette di essere più sicuri nel consigliare un drink ad un cliente. La cosa senza la quale, a mio avviso, non si può andare avanti, è l’umiltà: questa deve essere la prima dote per ambire in alto. Ultima cosa per me fondamentale, è il non sentirsi mai appagato; ogni piccolo traguardo non deve essere mai un punto di arrivo, ma sempre un nuovo punto di partenza”.

Quali le prime raccomandazione per quanti in questo corso al Mood Lounge approcceranno al mondo della mixology?

“Il primo consiglio è quello di non arrendersi mai: il mondo della ristorazione è uno dei più stressanti in assoluto, potranno sicuramente capitare momenti di difficoltà, ma con la giusta passione per questo lavoro, si supererà sempre tutto. All’interno del nostro corso, spiegheremo tutto con molta enfasi, portando il corsista ad innamorarsi fin dal primo momento al mondo del bar.Ci concentreremo molto sulla teoria, molto spesso sottovalutata, ma che in realtà è ciò che fa fare la differenza ad un vero barman; ovviamente senza tralasciare la parte pratica, altrettanto importante. Do’ il consiglio a chiunque venga, di venire spensierato, allegro e concentrato, per lanciarsi poi in un mondo ricco di soddisfazioni”.

La sua ultima creazione?

A livello di cocktail, ne ho fatti molti, ma uno dei più recenti a cui sono particolarmente affezionato si chiama “Il fiore della mia terra”, esposto al campionato italiano della Campari. In questo drink è racchiusa la complessità del nostro territorio riguardante la gravità dei numerosi roghi tossici che ci caratterizzato come “terra dei fuochi”. A livello tecnico, invece, un’ultima idea molto carina è stata quella di vendere, adeguandomi a questo brutto periodo, cocktail sottovuoto sigillati in delle apposite bustine; così facendo, le persone potevano conservare nel proprio frigo un cocktail da poter bere in qualsiasi momento, come ogni altra bevanda”.