Illusioni: Cantiere Vyrypaev per il finale di Mutaverso - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Illusioni: Cantiere Vyrypaev per il finale di Mutaverso

Illusioni: Cantiere Vyrypaev per il finale di Mutaverso

La seconda stagione di ErreTeatro chiude stasera, alle ore 21, alla Sala Pasolini con una prima regionale

Di OLGA CHIEFFI

La seconda stagione Mutaverso Teatro, diretta da Vincenzo Albano di ErreTeatro, volge al temine con l’ultimo spettacolo che si terrà questa sera, alle ore 21.00 alla Sala Pasolini di Salerno. Dopo il grande successo del progetto Demoni, in cui Alessandra Crocco e Alessandro Miele hanno donato l’unicità della performance ad ognuno degli spettatori venuti ad incontrare Marija, Liza e Stavrogin, si continua con la cultura russa attraverso le  “Illusioni” di Ivan Vyrypaev, prodotto da Big Action Money, traduzione e regia Teodoro Bonci del Bene, con Carolina Cangini, Tamara Balducci, Jacopo Trebbi, Teodoro Bonci del Bene, viene rappresentato per la prima volta in Campania. La compagnia Big Action Money, diretta da Teodoro Bonci Del Bene, da anni sta lavorando al “Cantiere Vyrypaev”, un articolato e importante progetto che diffonde le opere del regista e drammaturgo Ivan Vyrypaev attraverso messe in scena, incontri, prove aperte. Qui presenterà lo spettacolo Illusioni Il testo, scritto nel 2012 e rappresentato per la prima volta al Teatro Praktika di Mosca. Lo smarrimento del dopo-perestrojka, il disincanto dei giovani verso il futuro, la marginalità fatta di abusi e violenze come conseguenza di una frustrazione diffusa sono le leve della maggior parte dei testi di Vyrypaev. Ma, al contrario di ciò che avverrebbe in un’ottica civile o di denuncia, non ne costituiscono il contenuto bensì il sostrato, una sorta di grande rimosso che si fa però presenza tangibile. Perché ad essere narrati in scena sono i grandi temi dell’amore e del tradimento, vissuti come forme di violenza sia reale che metaforica. Vyrypaev è dunque l’autore simbolo di un teatro antico, nel senso di originario ed eterno in quanto non si sottrae a un confronto assoluto con la realtà, eppure inedito, poiché scardina con sorprendente naturalezza i classici principi della messa in scena. Dopo che uno dei suoi primi spettacoli, “Dreams” fu sospeso dalla programmazione del teatro della sua città natale, si trasferisce a Mosca per collaborare con Teatro.doc (esperienza indipendente di teatro documentario con riferimenti politici spesso osteggiata dalle autorità). Da lì la fondazione del proprio spazio (il teatro Praktika), il riconoscimento internazionale e la sperimentazione di altri linguaggi, tra cui, quello cinematografico (“Euforia” vince il Leone d’Oro nel 2006), sintomi di una ricerca e di una complessità di ispirazione incessanti. In scena quattro storie, di due coppie di sposi, che hanno vissuto assieme tutta la vita finché improvvisamente, in punto di morte, scoprono di non sapere chi sia la persona con la quale hanno trascorso l’intera esistenza. Un alternarsi imprevedibile di voci e di corpi in cui i personaggi parlano in terza persona, si scambiano ruoli e si rivolgono direttamente al pubblico, come se ciascuno degli attori contenesse in sé tutti e quattro i protagonisti in un unico fluire d’ascolto. All’ illusione dei personaggi, naturalmente, corrisponde quella degli spettatori, che continuano ad inseguire un filo logico spezzato, non cronologico. La recitazione è frontale, la musica assomiglia alla colonna sonora di un film, gli attori ci recitano sopra, e la recitazione si trasforma in un pezzo rap.