Il Tar salva il Comune. La Centrale si vende - Le Cronache
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Il Tar salva il Comune. La Centrale si vende

Il Tar salva il Comune. La Centrale si vende

di Marta Naddei Il Tar salva il bilancio del Comune di Salerno e rimette in vendita la Centrale del Latte. Dopo quasi due mesi, la prima sezione del Tribunale amministrativo regionale di Salerno (presidente-estensore Giovanni Grasso, consigliere Paolo Severini e referendario Valeria Ianniello) ha emesso la sua sentenza sulla cessione delle quote azionarie della Centrale di Salerno, cui si erano caparbiamente opposti i dipendenti della partecipata del Comune di Salerno, assistiti dagli avvocati Oreste Agosto e Licia Claps che avevano chiesto l’annullamento di tutti gli atti che avevano portato alla messa in vendita dell’azienda e, conseguentemente, della procedura di cessione – in corso di aggiudicazione – alla Newlat della famiglia Mastrolia. Ricorsi che avevano visto – “ad adiuvandum” – la partecipazione di associazioni dei consumatori, sindacati e dei quattro parlamentari del Movimento Cinque Stelle Andrea Cioffi, Silvia Giordano, Girolamo Pisano e Angelo Tofalo. Respinti i ricorsi delle maestranze della Centrale mentre è stato dichiarato inammissibile quello presentato dai consiglieri comunali d’opposizione Raffaele Adinolfi, Roberto Celano, Salvatore Gagliano, Nobile Viviano e Giuseppe Zitarosa. Una sentenza con la quale i giudici hanno ritenuto infondate tutte le eccezioni mosse dai legali dei dipendenti della Centrale del Latte, sostenendo in buona sostanza che il Comune di Salerno era perfettamente legittimato a mettere in vendita la propria partecipata. Nel corposo documento stilato dai giudici del Tar, infatti, si sostiene che – pur potendo porre dei dubbi sull’effettivo interesse della dismissione della società – il Comune era pienamente legittimato a farlo; così come si sottolinea che l’incompatibilità del sindaco Vincenzo De Luca – sopravvenuta proprio nel momento in cui era in corso di perfezionamento la decisione di vendere la Centrale del Latte – non sarebbe rilevante. Ritenuti infondati anche i punti relativi alla mancata salvaguardia del know how dell’azienda e al mantenimento dei livelli occupazionali, così come gli aspetti relativi alla mancata indizione di un referendum consultivo; la non partecipazione della cordata della quale avrebbero dovuto far parte i lavoratori alla gara per l’acquisizione della Centrale del Latte, a causa degli stringenti criteri del bando e, infine, la svalutazione della stessa azienda. Ma i dipendenti non resteranno a guardare e si sono messi già in moto, insieme agli avvocati Agosto e Claps, per procedere e finire dinanzi al Consiglio di Stato. Quel che è certo è che la sentenza del Tar Salerno – sorprendentemente giunta a quasi due mesi dall’udienza di merito – dà una concreta mano alle manovre del Comune di Salerno, in primis quella relativa al bilancio: tra le difficoltà, proprio quelle relative al mancato incasso della somma proveniente dalla cessione della Centrale per 12 milioni e 700 mila euro. Una somma che pur non essendo reale è stata apposta in bilancio per far quadrare i traballanti conti dell’amministrazione. Milioni che ora, con la pronuncia del Tar, potrebbero entrare immediatamente: al contratto di acquisto da parte della Newlat mancherebbe solo la firma e non è escluso che possa arrivare in pochissimi giorni. Amareggiati i parlamentari pentastellati che, però, non intendono arrendersi: «Perdono i cittadini salernitani, proprietari storici della Centrale. Una politica più oculata non avrebbe consentito questa svendita. Il tele-imbonitore Vincenzo De Luca, novello Vanna Marchi, continua nella svendita di pezzi della città». Critici anche i consiglieri comunali Roberto Celano e Raffaele Adinolfi: «Continueremo la battaglia a difesa di Salerno e dei lavoratori, il cui posto di lavoro è in pericolo. Il dato di fatto è che le indicazione sono state disattese nel momento in cui è stato stilato il bando. Per non parlare poi del danno erariale: il prezzo di vendita non tiene conto del Pua. Noi saremo sempre contro questa privatizzazione che è una pessima privatizzazione». Insomma, sarà un Natale amaro per i dipendenti della Centrale mentre il Comune ha trovato sotto l’albero un regalo.