Il rampollo dei Genovese sparò per uccidere De Cesare - Le Cronache
Provincia Salerno Baronissi

Il rampollo dei Genovese sparò per uccidere De Cesare

Il rampollo dei Genovese sparò per uccidere De Cesare

di Pina Ferro

Tentato omicidio, rapina a mano armata, violazione di domicilio, lesioni personali, detenzione e porto illegale di arma da fuoco aggravati dal metodo mafioso: con queste accuse sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto Angelo Genovese, 45 anni e Michele Squillante, 35 anni, entrambi di Baronissi ed entrambi già noti alle forze dell’ordine. Il provvedimento emesso dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia presso la Procura di Salerno, Silvio Marco Guarriello, è stato eseguito, ieri mattina, dai carabinieri della Compagnia Carabinieri di Mercato San Severino. I due sono indiziati di essere i responsabili dell’agguato e gambizzazione avvenuta lo scorso 20 luglio a Baronissi, ai danni di De Cesare, residente sempre nella cittadina della Valle dell’Irno. La vittima fu attinta alla caviglia da un colpo di pistola esploso da una calibro 38. A premere il grilletto sarebbe stato Angelo Genovese. L’uomo non fu ucciso, come era preventivato, in quanto riuscì a fuggire. Riportò lesioni guaribili in trenta giorni di prognosi.

Le indagini, avviate nell’immediatezza dei fatti da parte dei carabinieri e coordinate dalla Dda, hanno consentito di ricostruire con precisione il gravissimo evento, facendo emergere che si è trattato di una vera e propria “caccia all’uomo” in quanto gli indagati, pur di avere al loro cospetto la vittima, lo hanno “provocato dapprima introducendosi nell’abitazione della figlia e poi rapinando il ciclomotore del figlio, in maniera tale che la persona offesa, per proteggere i propri familiari si è recato immediatamente presso la propria abitazione dove ad attenderlo vi erano Angelo Genovese e Michele Squillante i quali, notandolo arrivare a bordo della propria auto, gli hanno esploso contro numerosi colpi di arma da fuoco. La vittima non fu ferita mortalmente solo perchè, dopo essersi accorto di quanto stava accadendo, non si è fermato con l’auto dandosi ad una fuga non consentendo così agli indagati di mirare e continuare a sparare. Infatti, le immagini dell’agguato, riprese da un sistema di videosorveglianza privato, hanno mostrato chiaramente la fisionomia dei malviventi che si erano appostati lungo la strada, i momenti degli spari ed i proiettili che scheggiano anche sull’asfalto.E’ stato inoltre dimostrato che gli indagati, uno dei quali resosi subito irreperibile, hanno agito sia con metodo mafioso-camorristico ed erano già indagati e condannati per gravi reati. Alla base dell’agguato vi sarebbe un regolamento di conti. Questa mattina, dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nocera Inferiore Levita, vi sarà la convalida del fermo.