Il Quartetto Prometeo tra Romanticismo e Novecento - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Il Quartetto Prometeo tra Romanticismo e Novecento

Il Quartetto Prometeo tra Romanticismo e Novecento

Questa sera terzo appuntamento della rassegna “Benedetta  Prima…Vera” nella chiesa di San Giorgio, alle ore 20. La prestigiosa formazione spazierà dalla Suite Arcana allo Sostakovic del quartetto n°5 per chiudere con lo Schubert di “Der Tod und das Mädchen”

di Olga Chieffi

Paradigma del dialogo cameristico, non può che essere il quartetto d’archi. Questa sera, alle ore 20, per il terzo appuntamento del cartellone cameristico del teatro Verdi di Salerno, “Benedetta Prima…Vera!”, tra gli angeli musicanti della Chiesa di San Giorgio, stasera alle ore 20, riflettori accesi sul quartetto Prometeo, composto da Giulio Rovighi e Aldo Campagnari al violino, Danusha Waskiewicz alla viola e Francesco Dillon al violoncello. Programma di non facile ascolto quello della prestigiosa formazione, a cominciare dalla Suite arcana, che prevede Salvatore Sciarrino/Domenico Scarlatti alle fonti della stravaganza Studio in Si Bemolle maggiore K202 (Allegro), ancora di Stefano Scodanibbio, Che tu se’ ‘l cor mio, reinvenzione da Claudio Monteverdi, di Carlo Gesualdo da Venosa/Ivan Fedele “Qui transitis per viam” e Tarquinio Merula/Francesco Filidei Ciaccona. Ciò che contraddistingue questa serie di trascrizioni che costituisce il fulcro di Arcana, non è tanto il mero adattamento strumentale, quanto piuttosto il fatto che le armonie e le atmosfere dell’epoca vengano impiegate come terreno di prova per la sensibilità contemporanea, sensibilità espressa nei modi più disparati, da peculiarissimi trattamenti timbrici a una particolare preparazione degli strumenti in questione tramite l’applicazione di determinati oggetti tra le corde. Diversi anni or sono Salvatore Sciarrino si mise a reinterpretare alcune sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti, confezionandole appositamente per il Quartetto Prometeo e dando loro occasione di riflettere sulle meraviglie di un certo repertorio barocco italiano, forziere di un tesoro tuttavia tradizionalmente precluso a una formazione di tipo quartettistico. Si continuerà poi con il Quartetto per archi n. 5 in si bemolle maggiore, op. 92 di Dmítrij Šostakóvič, un vero e proprio diario intimo dell’autore. Tre movimenti, Allegro non troppo, Andante, moderato, che non si spingono mai verso gli estremi del tempo, un tono lirico e colloquiale, una costruzione che, specie nell’ultimo movimento, appare dettata da una drammaturgia non comprimibile in nessuna delle forme tradizionali. Un accenno che già si trovava nel Quartetto n°4 al “motto” ricavabile dal nome Sostakovic, DSCH, ovvero re, mi bemolle, do si, ricompare in modo più palese in quest’opera. E insieme con il tema della Ustvol’skaja, vengono citati nel secondo movimento, frammenti di temi del terzo quartetto, del concerto per violino e dell’aria di Katerina Izmajlova “Sereza, mio caro”. La presenza di variazioni all’interno di una forma classica, un modello molto diffuso nella musica del primo Ottocento, assume un significato particolare nella produzione di Franz Schubert, autore che chiuderà il programma ufficiale. Nel Quartetto in re minore D. 810 “Der Tod und das Mädchen, che verrà eseguito questa sera, come in altri lavori della maturità, il tema proviene infatti dalla sua stessa musica. Schubert tratta per primo la musica in una dimensione così autoreferenziale. Il mondo dei suoi Lieder era in pieno sviluppo e le numerose, eloquenti citazioni di questo patrimonio sparse nella sua opera rivelano come nella musica di Schubert una trama di sottili relazioni leghi le suggestioni dei testi poetici e le forme della musica strumentale, a partire dalle grandi composizioni dell’ultima fase della sua vita. Le caratteristiche non convenzionali del Quartetto sono senza dubbio molte, a cominciare dalla vastità dell’ “Allegro” iniziale, un movimento di proporzioni inaudite. Anche la fisionomia del tema principale risultava insolita, con terzine crepitanti più adatte a una fanfara che a un quartetto d’archi. Schubert conferisce all’intero lavoro un carattere organico non solo dal punto di vista musicale, grazie alla sostanziale unità tematica dei vari movimenti, ma anche sotto l’aspetto poetico. Lo “Scherzo”, per esempio, deriva da un Ländler in sol diesis minore composto nel maggio dell’anno precedente. Questa ulteriore citazione mette in luce il carattere galante e anche erotico del dialogo tra i due personaggi, che in tedesco sono un uomo (der Tod) e una fanciulla ancora vergine (das Mädchen). Nel complesso, dunque, il Quartetto sembra sviluppare i diversi episodi della poesia: la paura della fanciulla di morire giovane (Allegro), la figura della Morte (Andante con moto), il corteggiamento della fanciulla (Scherzo) e infine il grottesco epilogo della vicenda (Presto), che lascia intuire come la Morte abbia raggiunto in definitiva il suo osceno scopo.