di Marta Naddei Ha aspettato di essere al sicuro per nascere. Salerno dà i natali ad un piccolo migrante che fino a ieri mattina è stato rintanato nel grembo della mamma. Nel pomeriggio, alla ragazza – di cui non è stata nemmeno resa nota la nazionalità per una questione di privacy – si sono rotte le acque e così, presso il San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, ha dato alla luce un bel maschietto di quasi quattro chili. Una vita che nasce nel giorno della fine di un incubo per per altri 837 migranti che ieri mattina sono sbarcati al molo Trapezio del porto commerciale di Salerno. La nave “Virginio Fasan” della Marina Militare ha gettato gli ormeggi poco dopo le 8.30 per poi procedere con le operazioni di sbarco dei rifugiati che è avvenuto in circa due ore e poco più con la macchina organizzativa che, anche questa volta, ha retto in maniera impeccabile. Tantissimi i bambini (tutti accompagnati), alcuni dei quali molto piccoli (c’erano, infatti, anche alcuni neonati): per loro succhi di frutta, pupazzetti e quaderni e matite per colorare; circa 600 gli uomini, poco meno di 100 le donne, otto delle quali erano incinte. Le etnie sono sempre le stesse: più della metà i siriani, molti palestinesi, qualche iracheno, qualcuno del Bangladesh, ghanesi, eritrei, somali. Uomini, donne e bambini che si sono lasciati alle spalle il rumore sordo delle esplosioni, i corpi dilaniati da bombe e proiettili, la paura di non riuscire a sopravvivere al lungo viaggio a bordo di un peschereccio di fortuna. Dinanzi a loro, un orizzonte di speranza. Un ragazzo stringe tra le sue braccia un fagotto, un bimbo di due mesi che ha affrontato un viaggio tremendo: ringrazia tutti, chiunque gli capiti davanti, nel suo perfetto inglese. Mostra fiero il suo bambino, per la cui vita, probabilmente, ha seriamente temuto fino a che la “Virginio Fasan” non li ha recuperati ad 80 miglia al largo delle coste di Lampedusa e li ha portati fino a Salerno. Nei suoi occhi e nelle sue parole la gioia per la fine di un dramma e per essere riuscito a portare in salvo suo figlio e la riconoscenza per chi gli ha permesso di riuscirci. Con l’ultimazione delle operazioni di smistamento (tutti sono stati trasferiti presso strutture in altre province della regione e nel resto d’Italia, mentre sul territorio salernitano dovrebbero essere rimasti in 67), il sesto sbarco salernitano si è concluso. Come sempre, massiccio il dispiegamento di forze dell’ordine ma soprattutto di volontari che, per la sesta volta, non hanno fatto mancare il loro fondamentale apporto. «Mare Nostrum non va fermata». E’ questo l’appello del segretario della Cgil Anselo Botte. «Si rischia di annullare un’esperienza positiva e sostituirla con una inutile operazione di pattugliamento (il riferimento è alla nuova operazione “Frontex”). Inutile, perche nessuno dei barconi soccorsi è in grado di raggiungere i nostri confini. Sarebbe opportuno, e lo chiediamo all’Europa, il potenziamento dell’operazione Mare Nostrum coinvolgendo nelle attività tutti i paesi dell’Unione. Diversamente si rischia di aggravare un situazione che in questi giorni ha visto affogare nelle coste libiche più di 700 vite». Ieri mattina, al porto di Salerno era presente anche la nave da crociera Equinox, ma questo non ha assolutamente interferito con le operazioni di sbarco che, rispetto a quanto accaduto nelle ultime occasioni, si è tenuto presso il Molo Trapezio. Il Prefetto Gerarda Maria Pantalone ha sottolineato che «organizzare sbarchi in porti di piccola dimensione non è facile. Si cerca di non gravare eccessivamente sugli operatori economici e fare in modo che ad essere coinvolti non siano sempre gli stessi. Sei sbarchi sono tanti? Se lo diciamo ai siciliani, ai pugliesi o ai calabresi si fanno grosse risate. Noi siamo coinvolti solo quando c’è estrema necessità».
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