Il mandolino: da Napoli a Sanremo - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Il mandolino: da Napoli a Sanremo

Il mandolino: da Napoli a Sanremo

L’abituale appuntamento del giovedì nel salone virtuale di Le Cronache, ospiterà la Napoli Mandolin Orchestra, di ritorno da Sanremo

 Di Olga Chieffi

 Incontro particolare, quello di stasera, all’abituale orario pre dinner delle 19, nel salotto virtuale musicale di Le Cronache, “In prima fila con…” che ospiterà la Napoli Mandolin Orchestra, di ritorno da Sanremo. I maestri Mauro Squillante, Luca Petrosino, Olena Kurkina e Adolfo Tronco cavalcheranno quell’ onda napoletana che li ha portati sul palcoscenico del teatro Ariston di Sanremo al fianco di Ermal Meta, nella serata dedicata all’interpretazione delle cover, in cui li abbiamo applauditi nella particolare rilettura di “Caruso” di Lucio Dalla, che ha conquistato il primo posto. Troppo frequentemente si associa il mandolino a un’immagine folkloristica e popolare della città di Napoli, depauperandolo del suo alto valore musicale. La nascita di questo strumento è risalente al XVII secolo. All’epoca i plettri erano molto decorati, particolarmente intarsiati, con filamenti in avorio. Il manico era molto lungo, anch’esso realizzato nel dettaglio. Il materiale pregiato utilizzato per la costruzione di tutto lo strumento era la tartaruga e la madreperla, tutti decorati intorno al ponticello. È più o meno in quel periodo che è stata attestata anche la produzione di mandolini di Casa Vinaccia. La bottega a suo tempo fu la prima ad applicare le corde in acciaio al posto di quelle in ottone per migliorare il timbro e il suono. Ma questa sera, si andrà ben oltre il repertorio caro alle tradizioni musicali partenopee, citando, il Paganini del mandolino, Raffaele Calace, per la forza e l’espressività delle sue opere; grande concertista di liuto cantabile applaudito in tutto il mondo, studiò e perfezionò il mandolino rendendolo lo strumento evoluto di oggi, ma rifletteremo anche sull’interesse dei grandi autori classici, per il timbro particolare del mandolino, a partire da Mozart, che lo usa nella serenata del Don Giovanni,  Verdi, nel coro del secondo atto dell’ Otello,  “Dove guardi splendono raggi”, e ancora G. F. Haendel nel suo oratorio Alexander Balus, e ancora, Antonio Vivaldi con il suo Concerto per mandolino e orchestra, ma anche Beethoven che dedicò a questo strumento due Sonatine Adagio e Andante con variazioni in duo col pianoforte, Mahler che lo impiega nella VII Sinfonia e ancora il Sammartini, Paisiello, nel suo Barbiere di Siviglia o Igor Stravinskij nel suo balletto Agon. Un occhio sullo strumento, insieme ai nostri amici mandolinisti, anche per continuare a tenere accesi i riflettori su di un patrimonio inestimabile ma spesso sottovalutato e quindi, trascurato.