Il futuro che ora c’é: un progetto di speranza - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Salerno

Il futuro che ora c’é: un progetto di speranza

Il futuro che ora c’é: un progetto di speranza

di Redazione Cronache

Salerno.“Il futuro che ora c’é: un progetto di speranza”. Questo il titolo dell’incontro che si terrà lunedì 7 gennaio alle 20, presso gli spazi di Palazzo Fruscione a Salerno. Protagonista del primo contenuto “extra” della terza edizione di “Tempi moderni – i racconti del contemporaneo”, l’associazione Open onlus attiva da tempo sul territorio per potenziare la ricerca scientifica sui tumori solidi pediatrici, per garantire ai giovani pazienti di ricevere le cure necessarie senza essere sdradicati dalla loro realtà, per assistere i centri di cura e gli ex malati di cancro sia da un punto di vista sanitario che psicologico. In quest’occasione sarà presentato il progetto Surpass (il passaporto del lungo-sopravvivente), nato in gemellaggio tra il Gaslini di Genova e il Pausillipon di Napoli. L’obiettivo è di costituire un ambulatorio in cui arruolare gli ex bambini guariti dal cancro, effettuare visite di controllo periodiche, raccogliere i dati relativi all’ex paziente e al suo percorso clinico, inviare i dati alla piattaforma informatica nazionale e consegnare i Passaporti del guarito. Ne parleranno Anna Maria Alfani di Open onlus Salerno; Riccardo Haupt, coordinatore europeo del progetto Surpass; Sabina D’Amato, psiconcologa del Ruggì e Mimmo Ripaldi, capo dipartimento dell’Oncologia pediatrica del Pausillipon. Il SurPass è un documento disponibile sia in formato cartaceo che elettronico consegnato ad ogni bambino/adolescente che termina il programma terapeutico per lui previsto e che contiene la storia dettagliata della malattia oltre alle raccomandazioni su quali esami di screening effettuare per monitorare nel tempo e possibilmente prevenire possibili effetti a distanza secondari alle cure ricevute. Il sistema SurPass è supportato su una piattaforma informatica presso il centro interuniversitario di calcolo Cineca (Bologna) che è messa a disposizione grazie ad un accordo tra Cineca e AIEOP. Con l’associazione Saremo Alberi. Libroteca, anche i più piccoli possono partecipare a un affascinante viaggio nell’arte contemporanea, attraverso visite guidate e laboratori creativi in uno spazio loro dedicato. Infine, all’interno della sala scavi del palazzo è allestita una Gift Gallery, con un’accurata esposizione di giovani talenti, e nella corte un’ accogliente area Pop Up Bar , entrambi a cura di Arte & Industria-Marchesa. LA MOSTRA. Fino al 27 gennaio nelle stanze di Palazzo Fruscione sarà raccolto un corpus delle opere provenienti dalla Galleria Mucciaccia di Roma e dallo studio dello stesso artista. In parte sarà una retrospettiva ed in parte rappresenterà quel nuovo punto di partenza che ritrae il mondo con i toni del flou. La mostra è organizzata dall’associazione “Tempi Moderni”, presieduta da Marco Russo, nell’ambito della terza edizione di “Racconti del Contemporaneo”, un progetto che nasce dall’idea di trasformare lo storico palazzo della città di Salerno in un luogo d’incontro dedicato alle innovazioni artistiche e culturali. Per sette settimane si alterneranno talk, seminari, workshop d’artista, proiezioni audiovisive e incontri musicali. Sarà organizzato anche uno spazio per i più piccoli con laboratori a tema, durante i quali il concetto di “contemporaneo” avrà un’originale rilettura tra parola scritta e segno artistico. In occasione del ventennale dalla scomparsa di Fabrizio De Andrè, l’11 gennaio 2019 ci sarà il concerto di Michele Ascolese, storico chitarrista del grande poeta e cantautore, e Carlo Ghirardato, uno dei suoi interpreti più fedeli e raffinati. Sono più di 30 le opere tra sculture ed installazioni, realizzate in chewinggum su fiberglass e legno, in esposizione a Salerno. Non mancherà di ammirare l’opera dal titolo “La sindrome di Pilato” che esprime con “tenerezza” la durezza della società, concetto che ritroviamo anche in “Zar”, scultura di 89x89x125. E poi ancora “Ombra e luce cadono insieme” (120x120x100), “Corona” (140x135x55), “D.N.A.” (60x60x120), “Takfir” (200×120) e “The last supper” (160x150x55) giusto per citare alcuni lavori. “Il mio lavoro è stato tutto un esperimento – racconta Savini – A chi mi chiede perché utilizzo il chewing gum rispondo che mi consente di ottenere ciò che voglio. Funziona e reagisce benne alla manipolazione e mi consente di realizzare ciò che la mia creatività richiede”