Il fascino del registro del mezzosoprano - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Il fascino del registro del mezzosoprano

Il fascino del registro del mezzosoprano

 

Riprendono le domeniche musicali dell’Associazione “A.Vivaldi” con il duo composto da Luana Grieco e dalla pianista Enza D’Auria

 

 Di OLGA CHIEFFI

Le domeniche musicali dell’Associazione “Antonio Vivaldi” di Sapri, riprendono questa sera, nell’abituale sede dell’Auditorium “Carlo Pisacane”, alle ore 19,15, con un duo lirico, composto dal mezzosoprano Luana Grieco e dalla pianista Enza D’Auria. La serata principierà con una pagina dall’opera Sapho di Charles Gounod, ricca di anticipazioni di Mireille e Faust, la celebre “O ma lyre immortelle”, commovente addio alla vita di Sapho, uno dei vertici melodici assoluti del genio francese. Si continua con la scuola transalpina e Jules Massenet con il suo Werther. L’aria è la celeberrima “Laisse couler mes larmes” l’aria delle lacrime di Charlotte, l’articolazione della melodia quasi sfugge alle regole del pezzo chiuso, insediandosi sul terreno della sfumatura, dell’inflessione della lingua parlata, una delle zone di massima emozione dell’intera partitura, in cui il sassofono contralto impera tra i legni dell’orchestra, scandendo con una sorta di anticlimax la lacerata declamazione vocale. Momento solistico della pianista con la Consolation n°3 in Re bemolle maggiore op. S.172 la cui fonte di ispirazione letteraria fu l’omonimo libro di poesie del francese Sainte-Beuve, mentre musicalmente vennero prese come riferimento le “Romanze senza parole” di Mendelssohn dalla carezzante cantabilità in cui il pianoforte deve avvicinarsi alla voce umana. Luana Grieco si trasformerà in Carmen, elevando il tema obliquo della Habanera, individuato dal suo personale intervallo e con il tono scuro della tessitura vocale, è la zingara randagia, è l’eros inconfessabile delle taverne, l’eros che si esprime per vincere ogni degradazione, che è l’ultimo rifugio degli istinti, l’indizio d’una libertà illimitata, difesa fino alla morte, la libertà del corpo, dei sensi. Ritorno in Italia con la romanza di Santuzza “Voi lo sapete, o mamma” (Largo assai sostenuto) dalla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. La pagina descrive, dopo una partenza ingannevolmente placida, l’animo sconvolto della protagonista e costituisce la premessa per il successivo confronto con l’ormai ex amante, Turiddu. Altro momento pianistico con il I tempo, l’ Adagio sostenuto della Sonata op.27, n°2 in Do diesis minore di Ludwig van Beethoven nota e di una popolarità immediata e senza confini che da principio si chiamò Lauben Sonate, avvero Sonata del pergolato, perché si diceva composta dal musicista, innamorato della Guicciardi, sotto il pergolato di un giardino. Più tardi fu il severo critico berlinese Ludwig Rellstab a paragonare l’assorta immobilità del primo tempo al chiarore lunare che si diffonde nelle serate di calma sul Lago dei Quattro Cantoni. L’immagine, per la sua felice aderenza psicologica, ebbe un successo senza precedenti e procurò a questa pagina il titolo di Mondschein-Sonate (Chiaro di luna), con cui è entrata stabilmente nella storia dell’arte non solo musicale. L’Adagio sostenuto ha un andamento liederistico («si deve» suonare molto delicatamente e senza sordina», raccomanda l’autore) e prelude a sonorità ed atmosfere impressionistiche. Una cappa di piombo grava su questa musica, qualcosa che le impedisce di esprimersi con troppa forza. È un dolore che nella sua intensità si ripiega su se stesso e si distrugge. Ancora verismo con Francesco Cilea e la sua Adriana Lecouvreur. La Grieco vestirà i panni della Principessa di Bouillon che aspetta trepidante il conte Maurizio, per l’aria “Acerba voluttà”. L’amore è espresso come illusione, voluttà o patimento, con puro abbandono, con immediata sensibilità, fuori da ogni complicazione intellettualistica. Il mezzosoprano sarà ancora Carmen con la sua sconvolgente Seguedille un raccordo sapiente tra “Oro, fango, fiele e sangue” l’impasto con cui Bizet ha fatto il suo capolavoro con l’orchestra a schizzare lo spazio sonoro e ad approfondire i connotati psicologici. Finale con il Traumerei dalle Kinderszenen di Robert Schumann op.15 una pagina in fa maggiore che rappresenta il momento più intenso dell’ intera opera ove compaiono le morbidezze delle tonalità coi bemolli. Gioia, malinconia, dolore, poesia, sogno: ognuno trovi quello che sente, in questa celebre e ispirata reverie.