Il dolore della deposizione - Le Cronache
Salerno Sud

Il dolore della deposizione

Il dolore della deposizione

 

A Capitello d’Ispani questa sera, con il paese completamente immerso nel buio, la processione della Madonna Addolorata per l’ultimo bacio al Figlio morto

Di OLGA CHIEFFI

 

CAPITELLO D’ ISPANI C’è un filo sottile e ininterrotto che lega, oltre il tempo e il rapido mutare della società, i riti della settimana santa, la rappresentazione dei misteri della Passione e della Morte di Cristo. Ispirate dal pensiero cristiano, processioni, veglie, riflessioni, tendono a una particolare profondità di espressione, a una densa emotività capace di richiamare la gravità e la pregnanza della sofferenza del Dio incarnato. Il Venerdì Santo a Capitello d’ Ispani, trascorre sui ritmi lenti e sforzati dei riti della via Crucis, della adorazione della Croce e della processione incrociata del Cristo Morto e dell’ Addolorata, sino all’ incontro, un bacio, che avviene al centro del paese, nell’ambito di un cerchio che vede la partecipazione dell’intera popolazione della piccola frazione marina, nella perenne affermazione di una sorta di “identificazione” nelle sofferenze del Gesù della Passione. Tenebrae, sono gli uffici degli ultimi tre giorni della Settimana Santa. Il termine tenebrae è concretamente e simbolicamente collegato al tema della luce, che accompagna costantemente quello della Passione nel dualismo tenebre-luce, noxlux, morte e resurrezione e a Capitello, non appena calano le prime ombre della sera, e su ogni balcone o finestra vi sono accesi lumini e fiaccole, in segno di devozione e partecipazione, dalla chiesa madre parte la processione con il catafalco del Cristo morto, con la croce in testa, seguita dal parroco Don Giuseppe Iodice e dalle autorità civili, con un corteggio di sole donne, alla volta della cappellina di Sant’ Antonio. Al ritorno dalla cappella, che segna il limite orientale del paese, nelle vicinanze dell’ arco dei Conti Carafa della Spina, che immaginiamo abbiano instaurato questa particolare tradizione, ad un segnale prestabilito, la madonna Addolorata esce a sua volta, portata a spalla, da un drappello di uomini, per il fatidico incontro. La forma responsoriale diventa qui emozionante dialogo simmetrico tra le donne che intonano “La passione del Signore” con un ritornello in minore che recita “La passione del Signore, il dolore di Maria, impresso sempre sia, nel nostro cuore” e “ A Gesù appassionato”, elevato dal coro maschile con il ritornello “Sono stati i miei peccati Gesù mio, perdon pietà”, frasi musicali, ripetute ostinatamente che vanno a formare un mistico e ipnotico amplificatore spirituale. Il ripetersi delle parole e delle continue modulazioni rendono quasi visibile il senso profondo del dolore, ma, in particolare, invitano alla meditazione e alla preghiera, base di una invocazione in cui si chiede a Maria di poter essere partecipi dello strazio e della sofferenza che sta provando, avendo nel cuore, nelle vene e nelle membra l’immagine della Croce e del sangue versato. In questa mestissima atmosfera, si riesce a far proprio il pensiero dell’Addolorata che diede la sua carne al Figlio Gesù da immolare per la nostra Redenzione, sentendosi anch’Ella unita a Lui nel sacrificio cruento per la nostra salvezza. Davvero Maria Santissima, guardando il corpo flagellato di Suo Figlio sulla Croce, non poteva non sentire, consumandosi, che quella era la sua carne, la carne immacolata che aveva dato a Lui all’atto della concezione nel suo grembo verginale, per opera dello Spirito Santo. Dopo lo straziante incontro, in cui le due icone vengono avvicinate sino a sfiorarsi, in un immaginario bacio, una visceralità emotiva che non è solo la disposizione di noi uomini del Sud a vivere i sentimenti ma una vera e propria cultura, antichissima, che da Saffo arriva fino a noi, la processione, finalmente unita imbocca la ripida via d’Ispani per omaggiare un’altra cappellina e ripiegare, indi, verso l’amatissima statua di Sant’Antonio sul confine occidentale del paese, per rientrare definitivamente nella chiesa di San Ferdinando e dar principio alla veglia. A mezzanotte del sabato lo scampanio festoso delle campane, dopo tre giorni di silenzio, annuncerà la Risurrezione di Gesù.