Il Comune annulla la delibera delle stabilizzazioni e manda a casa 9 dipendenti - Le Cronache
Primo piano

Il Comune annulla la delibera delle stabilizzazioni e manda a casa 9 dipendenti

Il Comune annulla la delibera delle stabilizzazioni e manda a casa 9 dipendenti

«Annullare la delibera numero 813 del 2008». Questa è la decisione della giunta comunale che in via di autotutela annulla la stabilizzazione di undici dipendenti comunali (ma accettata solo da nove), finita nel mirino della Procura generale della Corte dei Conti con tanto di sequestro (e poi dissequestro) dei beni agli assessori dell’epoca. Procedimento nullo e personale stabilizzato a rischio a Palazzo di Città. «Nonostante la revoca del sequestro conservativo – si legge nella delibera di Giunta – la Corte dei Conti con ordinanza numero 200/2013 considerava la stabilizzazione illegittima per la carenza di presupposti di fatto e di diritto e pertanto causativa di danno erariale pari all’importo delle retribuzioni erogate per tutto il periodo della prestazione lavorativa». Un danno, dunque, presente e futuro che potrebbe portare, secondo l’esecutivo, ulteriore aggravio del danno già contestato dalla Corte dei Conti. All’atto dei sequestri, la Giunta comunale aveva già provveduto a sospendere i lavoratori stabilizzati, poi reintegrati con una ordinanza emessa dal Tribunale amministrativo regionale. Ma ora l’amministrazione comunale avrebbe avviato la procedura per annullare l’intero procedimento, dunque la stabilizzazione dei lavoratori. Il tutto nasce da una denuncia dell’allora consigliere comunale d’opposizione Fausto Morrone (già segretario provinciale della Cgil) che contestava la legittimità della procedura. Sostanzialmente il consigliere denunciava i mancati presupposti per la stabilizzazione delle undici persone individuate dall’amministrazione. Un dato, questo, che ha fatto avviare l’indagine della Corte dei Conti, sfociata poi con una prima istanza di sequestro dei beni agli amministratore comunali che votarono favorevolmente alla delibera. Da lì, poi, la richiesta di dissequestro (accolta) e il prosieguo del procedimento presso la giustizia contabile. Un danno di 841mila euro, quello ipotizzato dalla Corte dei Conti che ha individuato quali responsabili gli assessori dell’epoca: Eva Avossa – assistita dai legali Ruggiero e Ivana Musio; Gerardo Calabrese – difeso da Antonio Verde e Alberto La Gloria; Luca Cascone – assistito da Marcello Fortunato; Luciano Conforti – difeso dall’avvocato Adolfo Criscuoli; Domenico De Maio – assistito da Marcello Fortunato; Augusto De Pascale – difeso dall’avvocato Oreste Agosto; e Francesco Picarone – assistito da Ruggiero e Ivana Musio e l’allora segretario generale Gennaro Caliendo, difeso da Sergio Soria. Ora da Palazzo di Città la nuova mossa cautelativa che blocca l’iter all’origine dando mandato al direttore del settore personale di predisporre tutti gli atti necessari mentre non si esclude un ricorso da parte dei dipendenti a rischio.

Andrea Pellegrino