Il clarinetto secondo Roberto Giordano - Le Cronache
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Il clarinetto secondo Roberto Giordano

Il clarinetto secondo Roberto Giordano

Penultimo appuntamento della IV edizione dei Concerti in Luci d’Artista, affidato al duo composto dal clarinettista Roberto Giordano e dal pianista Demetrio Massimo Trotta, che si esibirà questa sera, alle ore 20, nella Sala San Tommaso del Duomo di Salerno

 Di OLGA CHIEFFI

Penultimo appuntamento, questa sera, nella Sala San Tommaso della Cattedrale di Salerno, alle ore 20, per “Concerti in Luci d’Artista”, la rassegna musicale ideata da Antonia Willburger e che da quattro anni trasforma alcuni dei luoghi simbolo della città in piccoli auditorium della musica. L’evento è organizzato dal Cta di Salerno con il contributo del Comune di Salerno, il patrocinio della Provincia di Salerno e la collaborazione del Conservatorio “Giuseppe Martucci”, dell’Associazione “Amici dei concerti di Villa Guariglia” e della Bottega San Lazzaro. La serata saluterà protagonisti il clarinettista Roberto Giordano e il pianista Demetrio Massimo Trotta, riuniti in un duo formato tra le mura del Conservatorio di Salerno. Scaletta eclettica, a cominciare dalla Salon Musik virtuosistica che vedrà il clarinetto iniziare con la Tosca Fantasia op.171 di Carlo Della Giacoma, datata 1900. La sua parafrasi è totalmente in sintonia con i tempi, dal momento che, gli amanti della musica, erano entusiasti degli arrangiamenti di musica da camera delle grandi opere popolari, per le esibizioni in concerto o a casa. Nella sua ” Tosca Fantasia “, Della Giacoma utilizza vari temi dell’opera pucciniana, tra cui il famoso ed evocativo assolo che introduce l’aria di Cavaradossi “E lucevan le stelle”. Lo strumento solista si sposta, quindi, molto efficacemente tra le linee vocali del bel canto che permettono il pubblico di godere pienamente della sua bellezza, e delle agilità che sono parte integrante della scuola di fiati italiana. Voleremo, poi, oltre oceano, direttamente nella vita notturna di Buenos Aires. Saranno le note di Astor Piazzolla a portare il pubblico in terra d’Argentina, perché fu Piazzolla il primo compositore a portare le note e i ritmi del tango dai bordelli e dalle milonghe alle sale da concerto della colta Europa. Tutto questo è raccontato dalla celebre pagina per flauto e chitarra, che ascolteremo in una trascrizione per clarinetto e pianoforte, della Histoire du tango, una suite strumentale che racconta il ballo argentino dai suoi albori come musica da bordello, danzata, al passaggio a musica da caffè, solo ascoltata dal pubblico e con una spiccata vena romantica. Da qui, trent’ anni anni dopo, il tango si sposta nei night club, iniziando a diventare decisamente popolare anche al di fuori dei confini nazionali, e concludersi con un assaggio del tango ai nostri giorni. Si ritorna al clarinetto all’opera stavolta con il primo titolo della trilogia Verdiana, Rigoletto. Il pezzo di clarinetto di Bassi basato su temi di Rigoletto inizia con undici battute suonato dal piano solo tratto dal preludio e dall’introduzione all’atto I. Verdi ha scelto la chiave di E-flat major per la sua introduzione, ma Bassi cambia il chiave di questa sezione da E-flat major a D-flat major, una decisione logica dal Bassi basato su “Tutte le feste al tempio”, il recitativo del secondo atto. In questo recitativo e duetto, Rigoletto ascolta come Gilda racconta della sua seduzione e del crudele tradimento del duca. Bassi riproduce fedelmente il materiale di Verdi dal recitativo. Segue il celeberrimo quartetto “Bella figlia dell’amore”, in cui il clarinetto impreziosisce la linea di canto del Duca di Mantova, con arpeggi e scale cromatiche, prima di passare all’aria belcantistica di Gilda “Caro nome”. Dopo l’interludio del pianoforte sulle note del coro “Scorrendo uniti remota via”, ecco l’aria del duca “Parmi veder le lagrime”, che cederà il passo al finale pirotecnico che porrà in luce tutto il ventaglio tecnico dello strumento. La musica di August Joseph Norbert Burgmülller, contemporaneo di Mendelssohn e Schumann, riflette molto la sensibilità romantica pur mantenendo un’essenza dello stile classico. Tre movimenti del Duo per clarinetto e pianoforte op.15. Il movimento di apertura introduce un tema melodico che verrà successivamente sviluppato nel movimento finale. Il movimento medio lento presenta passaggi in cui il clarinetto e il piano trasmettono una comunicativa la melodia sviluppandolo in un ambizioso dialogo. L’ultimo movimento sviluppa il tema di apertura ed esplora nuove aree chiave. Finale con la Carmen Fantasia op.22 di Simon Milton, sintesi di un programma che si basa essenzialmente sul virtuosismo estemporaneo, sulla brillantezza sensoriale che trascina immediatamente, ma altrettanto presto si consuma. A partire dal Romanticismo, creazione ed esecuzione hanno sempre più rigorosamente separato i rispettivi campi di competenza; questo tipo di musica, nata invece dal diretto contatto fra manualità, concretezza artigianale del suono e ideazione compositiva, è fatalmente, quanto ingiustamente, finita ai margini del repertorio canonico. Simon Milton ha applicato la sua eccellenza all’esibizione, ma senza pretese ideali; divenendo portabandiera di quella concezione di musica come “fare”, non come “creare”.