“Il bagno migliore è quello di casa: dallo specchio al lavabo è tutto alla mia altezza” - Le Cronache
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“Il bagno migliore è quello di casa: dallo specchio al lavabo è tutto alla mia altezza”

“Il bagno migliore è quello di casa: dallo specchio al lavabo è tutto alla mia altezza”

Profumo d’estate nell’aria: mentre il tratto del litorale salernitano che va dallo Stadio Arechi a Mercatello si presenta come da cartolina, dopo l’opera di ripascimento delle spiagge, resta da capire quanti stabilimenti balneari siano accessibili a tutti e quanto il territorio offra a persone con disabilità. La città fronte mare, un posto senza barriere che profuma di libertà, se analizzato non per accoglienza, servizi e qualità, quanto invece per accessibilità ai disabili, presenta molte inefficienze. Un aspetto sul quale lavorare se si considera che secondo l’Istat, nel nostro Paese, le persone con gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono 3,1 milioni, il 5,2% della popolazione italiana. Di questi, il 29% vive sola, il 27,4% con il coniuge, il 16,2% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 9% con uno o entrambi i genitori, il restante 11% circa vive in altre tipologie di nucleo familiare. Persone che, quando scelgono di viaggiare non lo fanno mai da soli, optano per più di una vacanza all’anno e per almeno dieci giorni. La Campania è uno dei luoghi più richiesti. «Il bagno migliore è quello di casa mia: specchio e lavabo sono a livello», dice Gianluca Memoli. Passando in rassegna una ventina di strutture che insistono sul litorale salernitano, Memoli evidenzia che spesso l’accessibilità risulta parziale. Assenza di barriere architettoniche, pochi bagni per disabili, e difetti di natura morfologica. Praticabilità condizionata da una parte e piscina a sfioro dall’altra segnano l’estate altalenante di una persona che vorrebbe godere del sole e del mare senza barriere. Non tutti gli stabilimenti sono provvisti della sedia JoB, specifica per la balneazione di persone con disabilità che consente loro di entrare anche in acqua. Provvista di ruote impermeabili a sezione variabile e deformazione controllata, con questa sedia si possono affrontare molto facilmente ciottoli, ghiaia, sterrato e anche neve. Il suo sistema di serraggio senza vincoli fissi ne rende agevole il trasporto, infatti si assembla e si smonta in pochi minuti senza l’ausilio di utensili. Il suo costo base è di 710 euro iva esclusi. «Gli stabilimenti balneari pensano solo ad adeguarsi alla legge, gli investimenti vengono fatti per rispettare una normativa: sono pochi quelli che comprendono che l’adeguamento è anche un volano di sviluppo per fare business. Ognuno di noi merita di sentirsi libero. Spesso compensa il personale, molto disponibile, a tal punto da sopperire tutte le deficienze delle strutture ma non basta», incalza Memoli, profondamente legato alla sua città che immagina possa diventare presto invidiabile. Tant’è che sogna da tempo un’imbarcazione che gli consenta di vivere il mare nella sua pienezza e nel suo senso totale di libertà. «Stiamo progettando un catamarano che, con una passerella adeguata e gli spazi giusti, permetta anche a chi come me vive seduto di ammirare le due coste dal largo». E le due coste? Se quella Amalfitana, per natura morfologica non garantisce un turismo accessibile al 100%, quella cilentana potrebbe esserne la capitale. Non tutti sanno che ad Agropoli esiste un fiore nel deserto, una scuola di diving il cui fondatore è un istruttore HSA, la federazione che forma istruttori per portare sott’acqua paraplegici, tetraplegici, ciechi, ipovedenti. Altra oasi felice la zip line di Trentinara.