I Romani sfidano il corona virus nel racconto di Martina Buccheri - Le Cronache
Cronaca

I Romani sfidano il corona virus nel racconto di Martina Buccheri

I Romani sfidano il corona virus nel racconto di Martina Buccheri

E’ la cassiera di ascendenze campane con il fratello Sebastiano in servizio a Persano, che si trova in prima linea in uno dei Todis della capitale, tra orde di gente

Di GIULIA IANNONE

Romani in strada, domenica, a fare jogging, in coppia, in bicicletta, aggregati in gruppo, strade vuote e con molti posti auto liberi, indizio che la gente non è rimasta a casa, ma ha approfittato per andare in giro. Nel quartiere di Talenti, nei pressi di Largo Pugliese, il Conad di zona, ed il Carrefour più grande, aperto giorno e notte, sono inaccessibili: la fila arriva spesso fin oltre la strada. Stesso scenario per farmacia e parafarmacia di zona, blindatissime, che segnalano, con appositi cartelli affissi all’esterno, che mascherine e guanti in lattice non sono più reperibili e che l’accesso è consentito a sole tre persone alla volta. Conosco questo  quartiere da molti anni, ci abitavano i miei nonni fin dagli anni 50. Il “mio” supermercato più vicino è divenuto il Todis, sito altezza garage, a pochissimi metri da casa. Ci conosciamo tutti, frequentandolo abitualmente da anni. Nella discesa verso l’ingresso, c’è la fila organizzata e richiesta finanche dai cartelli. Si entra a gruppi di 10, con guanti e mascherine. Dipende dai giorni, il rispetto e la serenità della coda, in base al sentore di allarme dato dai telegiornali o dai social network. La gente, a giorni alterni, presa dal delirio, svaligia e svuota gli scaffali, compra di tutto, ogni genere alimentare. Prevalentemente verdura, surgelati, pane e pasta. Venerdì, quando sembrava che i supermercati chiudessero per il week end, abbiamo assistito all’ennesima ondata di persone in preda al panico. Sugli scaffali, non sono più arrivati, guanti in lattice, mascherine, disinfettanti. Lunedì poi, il supermercato, straripava di clienti: abbiamo riconosciuto il cuoco e l’aiuto cuoco del ristorante di fronte, che ormai lavora solo con consegne a domicilio, ed abbiamo visto, un piccolo venditore al dettaglio di zona, assicurarsi varie cassette di olio, scatolette di legumi di diversa tipologia, che poi ripropone ai suoi clienti a ben altro prezzo.  Alla cassa c’è la nostra “amica” Martina Buccheri, che ormai lavora al Todis da 4 anni. Giovanissima, 29 anni, padre napoletano e madre romana. E’ nata nella capitale, ma si sente napoletanissima, infatti, nei modi è estroversa, socievole, simpatica, solare sempre allegra e gioiosa. Tifosissima del Napoli, quando gioca la sua squadra di calcio del cuore, la postazione della cassa è addobbata con sciarpa e gagliardetto azzurro. Suo fratello Sebastiano, lavora quasi da un anno, alla Caserma di Persano, vicino Eboli, impegnato nel servizio civile, adesso “strade sicure”. Sta andando avanti ed indietro, tra Salerno e Roma, in base alla chiamata della caserma. “L’atmosfera lavorando in un supermercato è molto difficile – ci  ha raccontato Martina – le persone  non rispettano  la distanza di un metro, litigano spesso, non si sanno comportare, sono maleducati, vogliono andare di fretta, non mostrano buon senso e comprensione del grave momento che stiamo vivendo, tutti noi, nella comunità, non individualmente.  Fanno folla e confusione, ed a me, a noi operatori del negozio, mettono ansia e tensione. Temo che la gente non abbia capito che bisogna restare a casa il più possibile, sono tutti al supermercato a fare la spesa. Quando mi capita il turno lungo, trovo le stesse persone sia al mattino che di pomeriggio,  che adducono  la scusa banale, di essersi scordati qualcosa di urgente. Dunque, si comprende, che escono solo per fare una passeggiata. “

Hai paura e come hai accolto questa situazione straordinaria per noi, di pandemia?

“ Certo che ho paura! Noi che lavoriamo all’interno di un supermercato, stiamo molto a rischio. Mi dispiace vedere e toccare con mano, che la gente non è solidale o sensibile nei nostri confronti. Noi siamo molto esposti al rischio contagio di questo virus, aggressivo e sconosciuto. Vengono in negozio, litigano perché non vogliono fare la fila, e se ne disinteressano delle nostre esigenze umane”

Cosa vuol dire fare un intero turno, con addosso mascherine e guanti. Quali sono le precauzioni che vi hanno impartito a lavoro?

“Ci hanno assegnato più di una mascherina, i guanti in lattice, dobbiamo pulire la cassa con amuchina o sgrassatore a limone o al marsiglia, e metterci ogni tanto lo sgrassatore sui guanti, per fare meno contatto con la gente e con oggetti. Comunque, è alquanto difficile lavorare con la mascherina, perché ogni tanto non respiro, devo bere molto, perché altrimenti mi si secca la gola. I guanti non arrecano troppo disagio, ma è la mascherina che è davvero problematica”

Tu in passato hai dovuto affrontare una rapina, mentre eri in turno. Puoi fare un paragone con le due situazioni?

“La rapina, per assurdo, è stata più tranquilla, se posso usare questo termine. In questo stato di emergenza da virus, vedo la gente affollarsi, accalcarsi, spingere, pensare solo a se stessi. La rapina è stata un attimo, mi hanno obbligata ad aprire un cassetto, ho consegnato tutti i soldi e sono scappati. Qui dobbiamo vivere in questo stato, giorno per giorno e non si sa quanto durerà.”

Ti aspettavi che facendo la cassiera di un supermercato, ti saresti trovata in prima fila, come categoria di lavoratore? ti piacerebbe restare a casa, come gli altri?

“No, non me l’aspettavo proprio di dover essere impegnata in questa emergenza del nostro paese, restando salda e forte al mio posto. Vorrei ripetere, nel mio piccolo, che bisogna uscire solo per reali e motivate necessità. Pensate anche, a chi, come me deve garantire un servizio importante ed infermabile, a favore della collettività. Il mio lavoro lo faccio nel migliore dei modi, mi aspetto che la gente pensi anche a non contagiare quelli come me. Noi siamo molto a rischio. Questo virus infetta tutti, non conta età e categoria sociale. Appena finirà tutto, saremo liberi insieme di fare quello che vogliamo”

Hai avuto momenti di sconforto?

“Venerdì scorso, sono dovuta uscire dal negozio repentinamente perché mi è venuto un attacco di pianto ed una crisi di sconforto. Credo sia stata la visione di tutta questa folla che si ammucchiava e accalcava alle casse, con carrelli buste e generi alimentari, non ce l’ho fatta più! Il direttore ha chiamato i miei genitori che sono giunti a darmi un supporto emotivo tangibile. Ho visto la mia famiglia e sono riuscita a calmarmi. “

Napoletana di origine e nel cuore. Lo spirito del Sud, che porti dentro di te, in che modo subentra, quando ci sono momenti di emergenza, come questo?

“Secondo me, i meridionali hanno più calore e spirito di sopravvivenza, più coinvolgimento umano nel vivere le cose insieme, sono più socievoli e proiettati verso gli altri. Il senso della famiglia e dell’altruismo è molto spiccato. Nel sud Italia, il vicino di casa, il passante di strada, l’uomo comune è già parte di noi e della nostra famiglia”.

Vogliamo citare e ringraziare tutti i colleghi del discount di via Jacopone da Todi?

“Ringraziamo Giacomo, Danilo, Simone, Pamela, Giada, Emilia, Perla e Francesco, tutti i miei colleghi che condividono con me questo lavoro, nonché il Direttore, Alessandro Morganti”.