I giardinetti della Carnale un luogo rimasto nel cuore dei salernitani - Le Cronache
Salerno

I giardinetti della Carnale un luogo rimasto nel cuore dei salernitani

I giardinetti della Carnale un luogo rimasto nel cuore dei salernitani

di Alfonso Angrisani

Il nostro appuntamento con ricordi, prende forma, in questo numero parleremo, di un luogo che è rimasto nel cuore di tutti: i giardinetti della Carnale. In più occasioni è stato detto, che il Quartiere Torrione, ebbe una profonda metamorfosi, negli anni cinquanta e sessanta, trasformandosi da quartiere agricolo in quartiere urbano. Facendo una precisazione, tanto cara al carissimo Bernardo De Chiara, si evidenzia, che fino ad alcuni decenni fa, il Quartiere Torrione, si indentificava con quell’ area che si estendeva dal Forte la Carnale, fino a Via Abella Salernitana; la zona compresa da Via Abella Salernitana fino all’attuale Piazza Gloriosi veniva denominata “Case Arse”; mentre da Piazza Gloriosi fino alla Caserma Angelucci la zona era conosciuta come “Piazza D’ Armi”. Tornando ai giardinetti della Carnale, e mettendo da parte il dato storico, questo luogo è rimasto nel cuore a tanti salernitani. La fitta vegetazione costituita da alberelli, le panchine di ferro, la fontana di legno, la grotta dove si allestiva il presepe, le giostrine, il Chiosco dei gelati, sono tutti elementi che danno colore alle tante immagini, che teniamo impresse nel nostro cuore. La nostra bellissima infanzia, correndo avanti e dietro con la bicicletta con le rotelle; il buonissimo gelato al chiosco di Don Giovanni Mautone, al gusto di stracciatella, zuppa inglese, nocciola, caffè, la buonissima briosciona (una bomba ipercalorica); inoltre i vari giochi di gruppo, con gli altri bambini, come 1,2,3 stella, color color, nascondino, acchiaparello; sono tutte emozioni, che teniamo strette nel nostro scrigno dei ricordi, dove spesso ci rifuggiamo quando, siamo tristi ed abbiamo bisogno di restare soli, chiusi nella nostra camera. I giardinetti erano un luogo, dove gli anziani trovavano refrigero nelle ore calde, e dove spesso trascorrevano il pomeriggio, giocando a carte, dialogando, leggendo il giornale . Seduti su quelle panchine verdi, siamo cresciuti, abbiamo visto nascere, crescere e morire le comitive della nostra adolescenza, abbiamo sognato il nostro futuro, qualche volta realizzando sogni e qualche altra volta ci siamo persi nelle illusioni della vita. Chissà quanti amori nati, su quelle panchine, quanti primi baci, quante gelosie, quante dichiarazioni d’amore, quante parole pronunciate all’ ombra dei piccoli alberi del nostro quartiere, e chissà quante frasi non dette, scelte non fatte, che con il trascorrere degli anni si sono trasformate in grandi macigni, che possono essere indicati come rimpianti, da qualcuno di noi. Nelle sere d’ estate, era facile trovare i venditori delle “pulanghelle” (pannocchie), con i loro pentoloni, i venditori del buonissimo Per o’ Muss, con duemila lire potevi mangiare la carne del muso di bovino, (già lessata) condita con sale e limone, che veniva servita in confezioni di carta, i pezzettini di ogni porzione venivano mangiati con le mani, e spesso il succo di limone veniva bevuto nella carta per alimenti, (utilizzata per la vendita del prodotto), un sapore dai forti accenti volgari, con un gusto popolare ed intenso. Questo ed altro, ha fatto parte della storia dei giardinetti della Carnale una sorta di baule immaginario, dove noi ragazzi cresciuti negli anni settanta, ottanta e novanta mettiamo nell’ovatta dei nostri ricordi, i giorni più belli della nostra spensierata gioventù. Non ci resta che salutarvi e darvi appuntamento alla settimana prossima con una nuova storia.