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Gli scout del reparto Salerno 10, si sono ritrovati nella loro sede, per riflettere, ai piedi della Croce

C’è un filo sottile e ininterrotto che lega, oltre il tempo e il rapido mutare della società, i riti della Settimana Santa, la rappresentazione dei misteri della Passione e della Morte di Cristo. Ispirate dal pensiero cristiano, processioni, veglie, riflessioni, tendono a una particolare profondità di espressione, a una densa emotività capace di richiamare la gravità e la pregnanza della sofferenza del Dio incarnato. Il corona virus ci mette davanti a una delle croci che gli esseri umani devono affrontare durante la vita: la croce della malattia. Una croce che può arrivare a sconvolgere tutti gli ambiti dell’esistenza: quello personale, familiare, sociale, e incluso l’ambito mondiale, come di fatto sta succedendo. Venerdì sera ha avuto luogo un evento inusuale o meglio, appartenente ad altri tempi, una via Crucis che seppur moderata dalle necessarie restrizioni ha saputo riscaldare il cuore degli organizzatori e dei partecipanti, ovvero gli scout del reparto Salerno 10, composto dai reparti Stella Polare e Croce del Sud, unitamente al clan. Gli scout si sono cimentati nella rievocazione degli eventi cardine della via Crucis e hanno saputo unire il tema della morte e resurrezione di Cristo con l’imprevedibile e triste attualità. Proprio questi due temi sono stati riportati in auge dai membri della grande famiglia scout i cui membri, indipendentemente dall’età hanno sia testimoniato il disagio causato dal covid che il ricordo della morte di Gesù. Barriere, cordini, percorsi, stazioni. Il tutto è iniziata con la lunga ascesa dalla Chiesa dell’Annunziata sino alla Sede in piazza San Gaetano, così è iniziato il nostro cammino verso la Pasqua, portando tutto questo nella nostra preghiera di fronte alla Croce. Ma, in questo cammino, ci viene chiesto un deciso cambio di passo: riconoscere che, anche come credenti, come discepoli di Gesù, abbiamo tante piaghe che questi mesi difficili hanno aperto dentro di noi, non per piangerci addosso, ma per cercare insieme di trasformare le fatiche in preghiera, mettendoci, con rinnovata consapevolezza, decisione, un pizzico di entusiasmo e con un congruo supplemento di umiltà, nelle mani del Solo che sa trarre vita anche dalla morte.
Luca Cerzosimo