Francesco Nicolosi e Paolo Isotta per Giovanni Paisiello - Le Cronache
Costiera Amalfitana

Francesco Nicolosi e Paolo Isotta per Giovanni Paisiello

Francesco Nicolosi e Paolo Isotta per Giovanni Paisiello

Domani giornata dedicata al genio di Taranto per il Ravello Festival che ricorda il grande compositore con un concerto celebrativo nel bicentenario della sua morte

Dopo il successo del weekend inaugurale, il ricco cartellone del Ravello Festival 2016 propone un dovuto omaggio alla figura di Giovanni Paisiello nel bicentenario della morte. La Città della Musica, per ricordare uno dei più importanti e influenti compositori d’opera del Classicismo ospiterà a Villa Rufolo Paolo Isotta, uno dei massimi critici musicali italiani, che venerdì ore 18 nella Sala dei Cavalieri della Villa, ripercorrerà la vita e le opere di un personaggio fondamentale per la storia della musica che seppe innovare il mondo del melodramma e dell’opera buffa, divenendo una delle figure più emblematiche del Settecento napoletano. Alle parole faranno seguito le note. A calcare il palco del Belvedere di Villa Rufolo alle ore 20 infatti, sarà l’Orchestra Filarmonica Salernitana Giuseppe Verdi, che vedrà sul podio, nella doppia veste di direttore e solista, Francesco Nicolosi. Di rara esecuzione e scarsamente documentati dalla storiografia, gli otto concerti per strumento a tastiera di Giovanni Paisiello offrono un interessante punto di osservazione sulla scrittura del compositore, nato nel 1740 in provincia di Taranto. Com’è noto Paisiello è considerato un brillante esponente della Grande Scuola Napoletana non solo per via del suo sodalizio, prima scolastico poi professionale, maturato con il capoluogo campano, un legame che si riflette nei tratti caratteristici del repertorio che lo rese straordinariamente celebre, quello composto per il teatro d’opera con la fecondità di chi può vantare quasi cento titoli in catalogo. Tuttavia i concerti per clavicembalo (o fortepiano, come si vedrà) possono raccontare molto della qualità musicale di Paisiello, a partire dal dono innato ch’egli possedeva nell’inventare melodie, seppur applicate a una trama musicale in questo caso prettamente strumentale. Composti nell’arco degli anni che lo videro in un primo momento soggiornare presso la corte di Caterina II di Russia, vale a dire dal 1786 al 1783, per poi tornare a Napoli al servizio di Ferdinando IV, sono accomunati da un linguaggio che declina con passo deciso l’impronta melodica della Scuola Napoletana, l’eredità della tradizione clavicembalistica più genericamente italiana e il ‘tratto’ limpido di un autore a cui ben si adatterebbe lo stupore poetico riassunto nella frase “incendiami di barocco”. Sono da considerarsi tipicamente paisielliane caratteristiche come l’equilibrata ottimizzazione dei mezzi espressivi in forme efficacemente concise (un connotato che pare abbia affinato al servizio di Caterina la Grande, la quale risulta fosse una sostenitrice della brevità), una certa imprevedibilità ravvisabile in improvvisi cambi di umore, che lasciano intravedere un linguaggio inaspettatamente avanzato e la spontaneità dell’ispirazione, capace di dare alla luce temi di immediata presa, facilmente memorizzabili. Francesco Nicolosi eseguirà il IV e il V concerto i cui tempi caratterizzati da un garbato, paisielliano virtuosismo, che vestono splendidamente il pianismo del Maestro siciliano. L’ Orchestra del nostro massimo donerà quindi, diretta dallo stesso Francesco Nicolosi un’esecuzione dell’Ouverture della Fedra, di Paisiello, una pagina dalla fresca e creativa invenzione del genio tarantino.