Fonderie Pisano, processo Arpac: Codacons parte civile - Le Cronache
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Fonderie Pisano, processo Arpac: Codacons parte civile

Fonderie Pisano, processo Arpac: Codacons parte civile

Dati Arpac alterati sulle fonderie Pisano: il Codacons è stato ammesso quale unica parte civile nel procedimento penale a carico di tre dirigenti e cinque dipendenti del dipartimento di Salerno dell’Arpac con l’accusa di abuso d’ufficio e falso ideologico perche’ avrebbero redatto un report a conclusione di un’ispezione Aia alle Fonderie Pisano di Salerno “affermando l’esistenza di circostanze contrarie al vero”, come scriveva il gup nel decreto che li ha rinviati a giudizio. Ieri mattina, i giudici del secondo collegio, della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno hanno ammesso il Codacons Campania parte civile nel procedimento penale. Grande soddisfazione è stata espressa dall’avvocato Matteo Marchetti vice segretario nazionale del Codacons «Alla prima udienza dibattimentale il Collegio ha riconosciuto la validità della nostra costituzione ammettendo il Codacons Campania sia per legittimazione derivante dallo Statuto ma anche per quanto denunciato negli scorsi anni sulle omissioni dell’Arpac di Salerno in merito ai controlli sulle Fonderie Pisano. Ha affermato Matteo Marchetti-Inatti risulterebbe addirittura negata (fatto non rispondente al vero) l’esistenza di tre camini su cinque circostanza accertata dall’Arpac di Caserta chiamata dalla Procura di Salerno per gli adempimenti del caso”. E continua «….avevamo visto giusto quando con istanza di accesso nel 2015 avevamo richiesto l’elenco dei controlli e delle analisi svolte dal 2010nei riguardi delle emissioni delle Fonderie Pisano». Il Codacons auspica che il processo faccia luce su tutta la vicenda e chiarisca una volta per tutte le responsabilità in relazione ai reati rubricati. «Aquestopunto – dice l’avvocato Matteo Marchetti – seguiremo passo passo l’iter del processo. Peccato che non si siano costiutite altre parti civili pur interessate alla vicenda”. Secondo l’impianto accusatorio, gli imputati, tra l’altro, avrebbero attestato falsamente “nel verbale di sopralluogo del 10.10.2013 ‘sesta visita ispettiva Aia’” che “‘i camini relativamente ai fori di ispezione sono stati regolarmente adeguati alla norma UN/10169 mentre i tre camini non dichiarati sull’impianto M28sono stati rimossi'” e, dunque, secondo il gup, “affermando circostanze contrarie al vero in quanto i tre camini non risultavano eliminati (come accertato all’esito del sopralluogo del 15.11.2015 effettuato dal DIP-CE dell’ARPAC)”.