Fonderie, dopo sette giorni si vede il Comune. Calabrese e Napoli: "Non possiamo fare nulla" - Le Cronache
Attualità

Fonderie, dopo sette giorni si vede il Comune. Calabrese e Napoli: “Non possiamo fare nulla”

Fonderie, dopo sette giorni si vede il Comune. Calabrese e Napoli: “Non possiamo fare nulla”

di Andrea Pellegrino

Dopo sette giorni le istituzioni approdano al presidio della Fonderie Pisano. E come sempre accade c'è voluta una mattina di tensione tra alcuni operai dello stabile ed i manifestanti che da giorni ormai, h24, stazionano all'esterno dell'opificio di Fratte. Il tutto nell'indifferenza più totale delle Istituzioni che, probabilmente, prima che “ci scappasse il morto”  sono piombate nella zona. Così Enzo Napoli, accompagnato dal contestatissimo assessore all'ambiente Gerardo Calabrese, ieri pomeriggio – alle 14,45 – è giunto davanti ai cancelli per parlare con i manifestanti e poi con la proprietà. Con sindaco facente funzioni ed assessore, anche Nino Savastano, assessore alle politiche sociali del Comune di Salerno. Napoli avrebbe voluto stringere la mano a Martina Marraffa, ricoverata però in ospedale dopo l'aggressione subita in mattinata. «Troppo tardi», secondo quanti da giorni invocano l'intervento delle Istituzioni, rimaste in religioso silenzio. Ma le maggiori critiche sono state tutte per l'assessore Gerardo Calabrese che solo qualche giorno fa aveva affidato alla sua pagina facebook un commento, in risposta proprio alle richieste di intervento. «Prima di invocare l'intervento delle Istituzioni imparate a rispettarle», il post pubblicato che avrebbe acceso gli animi già surriscaldati di residenti e manifestanti della zona. 
La difesa dell'assessore s'affida allo scaricabarile. «Gli sforamenti registrati del Pm10? Ricordiamoci che nei pressi c'è anche un raccordo autostradale». Ed ancora: «Le competenze del Comune? Non sono molte. Il monitoraggio spetta all'Arpac, il cui commissario è il dottor Vasaturo e il dirigente preposto è il dottor Onorati. Se l'Arpac mi dice che è tutto in regola non posso farci nulla». Ed infine, prosegue Calabrese, «Io non sono venuto qui prima perché non volevo fare passerelle, a differenza di altri. Ma la mia porta, all'assessorato, è aperta da dieci anni. Sfido a trovare un altro assessore così». 
Impossibile un'ordinanza di chiusura, per Enzo Napoli. «Avrei firmato un atto facilmente impugnabile. Dopo un quarto d'ora la fabbrica avrebbe riaperto i cancelli grazie ad un pronunciamento della giustizia amministrativa. Se non c'è una relazione dell'Asl o dell'Arpac io non posso farci nulla. Anzi, tutte le prescrizioni imposte dall'Arpac sono state – mi dicono – tutte rispettate». Per il sindaco, dunque, «unico obiettivo è trovare un'area e delocalizzare la fabbrica. Stiamo lavorando per questo, anche in collaborazione con le altre istituzioni. In questo momento sbaglia chi strumentalizza questa vicenda per fini elettorali. Dobbiamo salvare l'azienda e tutelare la salute». 
Resta il problema politico e sociale, per una risposta giunta tardivamente. «Martina – ricorda Lorenzo Forte del comitato Salute e Vita – aveva chiesto di parlare con l'assessore e con il sindaco. Non abbiamo visto nessuno. Anzi, durante il tavolo al Genio Civile, vi avevamo avvisati, preannunciandovi che vi avremmo ritenuto responsabili nel caso di tensioni o qualcosa di peggio. Purtroppo questo è avvenuto e vi riteniamo, dunque, responsabili morali di quello che è accaduto». Tra l'altro, rincara Forte, «c'è stata una nota della Regione e voi (Comune, ndr) non avete mai risposto. Parola di Barletta, dirigente della Regione Campania».