Festini gay e droga: preso Monsignor Capozzi di Maiori - Le Cronache
Ultimora Costiera Amalfitana

Festini gay e droga: preso Monsignor Capozzi di Maiori

Festini gay e droga: preso Monsignor Capozzi di Maiori

La notizia ha sconvolto Maiori ma si può dire l’intera costiera amalfitana. Il Monsignore scoperto a Roma con festini gay e droga è don Luigi Capozzi, come riporta il sito benedettoxviblog.wordpress.com che rilancia la notizia anticipata qualche giorno fa dal Fatto Quotidiano. Si tratta di don Luigi Capozzi, nativo di Maiori dove pare che proprio un paio di mesi ha venduto una casa di sua proprietà, parroco ad Agerola e poi a Cetara prima di fare carriera a Roma.Ilquarantanovenne mons. Luigi Capozzi è collaboratore del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, presieduto dal cardinale pro-gay Francesco Coccopalmerio, che in passato ha fatto dichiarazioni sugli “aspetti positivi” delle coppie omosessuali. “Riposte-catholique.fr… ” definisce Capozzi un “ardente sostenitore di Papa Francesco”. In “linkedin.com” definisce se stesso un “esperto in diritto canonico e teologia dogmatica”. Originario di Maiori è stato ordinato nel 1992 e appartiene ora alla diocesi di Palestrina, vicina a Roma. Secondo la ricostruzione fatta da Il Fatto quotidiano gli uomini della Gendarmeria vaticana hanno fatto irruzione durante un festino gay a base di droga in un appartamento nel Palazzo dell’ex Sant’Uffizio. Per questo il monsignore, fu fermato e allontanato per disintossicarsi in luogo lontano, nel riserbo più assoluto. È questo l’ultimo scandalo a luci rosse che fa infuriare Papa Francesco, come riferisce Il Fatto Quotidiano. Il protagonista della vicenda, che svolge le mansioni di segretario di un importante porporato a capo di un dicastero della Curia romana, è stato prima ricoverato in una clinica romana per disintossicarsi dalle sostanze stupefacenti di cui abusava e attualmente si trova in ritiro spirituale in una località italiana segreta. In Vaticano, ovviamente, le bocche sono cucite. Non trapela nessun dettaglio sull’operazione portata avanti negli ultimi mesi dagli uomini guidati da Domenico Giani, anche se pare siano giunte in passato numerose lamentele per il continuo via vai di persone dall’appartamento del monsignore, lì dove qualche anno prima l’allora cardinale Joseph Ratzinger aveva svolto il suo incarico di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede prima di essere eletto Papa. In realtà, scrive Il Fatto Quotidiano, l’abitazione nella quale si consumavano i festini a base di sesso e droga non doveva essere assegnata a un semplice monsignore, ma riservata ai superiori. Il che aveva provocato numerosi malumori ai piani alti della Curia Romana, così come il fatto che il prelato fermato avesse una macchina lussuosa con la targa della Santa Sede, anche questo privilegio di pochi. Probabilmente, era proprio questo veicolo che consentiva al suo proprietario di trasportare la droga senza essere mai fermato dalla polizia italiana. Il Palazzo dell’ex Sant’Uffizio, dove il monsignore è stato colto in flagrante, ha l’ingresso principale che dà direttamente sull’omonima piazza, già territorio italiano. Per cui chiunque può entrarvi, di giorno e di notte, senza subire alcun controllo da parte delle Guardie Svizzere e della Gendarmeria. Fino a quando, però, proprio quest’ultimi non hanno fatto irruzione nell’appartamento del prelato. Resta, infine, da capire la posizione del cardinale di cui il religioso era segretario e che pare lo abbia proposto per l’episcopato, cioè per farlo nominare vescovo. Ma qualcuno, come si legge sul Fatto, “ha fermato questa nomina prima che fosse troppo tardi”. re.cro