Fer.Gom: dopo il lavoro, perdono anche la salute - Le Cronache
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Fer.Gom: dopo il lavoro, perdono anche la salute

Fer.Gom: dopo il lavoro, perdono anche la salute

di Carmine LANDI

BATTIPAGLIA. Non solo brandine: dalle parti del presidio Fer.Gom, infatti, è arrivata anche la bronchite. Cristian Corsaro, 41enne dipendente dell’azienda di proprietà di Gianpiero Contursi, in seguito al referto del medico, che gli ha diagnosticato una bronchite, ha dovuto lasciare il freddissimo gazebo all’ombra – e non di certo al riparo – del quale i lavoratori della Fer.Gom stanno presidiando dai princìpi della scorsa settimana i cancelli dell’impianto battipagliese di proprietà della Cooper Standard Automotive,il colosso statunitense che ha inspiegabilmente deciso di spostare le commesse per la realizzazione delle guarnizioni di gomma per i veicoli Fiat e Iveco dallo stabilimento dei Contursi alla Sud Gomma di Oliveto Citra, andando così incontro, tra l’altro, a una maggiorazione dei costi economici – il costo della manodopera Fer.Gom è significativamente più basso – e ad un aumento della distanza da coprire, dal momento che ora si dovrà andare ben oltre i circa duecento metri che separano l’impresa cittadina dalla CS di Battipaglia.

“Non c’è nulla di così eclatante in una bronchite”, potrebbe pensare qualcuno, ma qui di incredibile c’è che il comune di Battipaglia, che ha comunque provveduto – seppur dopo ben dieci giorni di presidio – a render più umane le notti dei presidianti facendo consegnare ai manifestanti delle brandine e dei sacchi a pelo dalle mani degli uomini della Protezione Civile – ha opposto un netto diniego, invece, alla legittima richiesta di una tenda militare: “ce n’è solo una in citta, e dobbiamo tenerla da parte in caso d’emergenza”, si son sentiti dire i lavoratori della Fer.Gom. Le gelide notti che Cristian ha trascorso sotto un fragile gazebo, dunque, si son rivelate deleterie per i suoi bronchi: «è davvero molto brutto – ha dichiarato Corsaro ai nostri taccuini – ritrovarsi a non esser presi minimamente in considerazione, dal momento che il comune se n’è completamente fregato di noi».

La settimana scorsa, d’altronde, Rossella e Nicoletta, due dipendenti dell’azienda che per circa tre giorni hanno deciso di adottare come forma di protesta lo sciopero della fame, hanno accusato dei malori, a fronte dei quali dovette intervenire un’autoambulanza: le notti all’addiaccio, naturalmente, contribuirono seriamente a render più gravi le condizioni sanitarie delle due donne, che poi, in seguito all’intervento di Antonio Guglielmotti, delegato sindacale Fim-Cisl dell’azienda, desistettero dai duri propositi.

Il quadro Fer.Gom, d’altronde, è a tinte più che fosche: come abbiamo scritto nei giorni scorsi, infatti, il Ministero del Lavoro sta ancora vagliando le richieste di cassa integrazione presentate a ottobre, e la domanda dei lavoratori dell’impianto battipagliese, risalente a gennaio, è ancora ben lungi dall’essere valutata seriamente. Il contratto degli operai – si parla di 27 famiglie interessate, dal momento che molti dipendenti sono vicendevolmente legati da rapporti di parentela – è scaduto ai primi di marzo: oggi, dunque, Guglielmotti e i suoi incontreranno il capo del personale Cooper Standard Italia, Paolo Camurati, e il dirigente di CS Battipaglia, Pietro Mancuso, chiedendo loro delle attività di accompagnamento da affidare ad alcuni dei lavoratori fino a luglio e agosto, quando dovrebbe iniziare ad arrivare liquidità tramite gli ammortizzatori sociali.

Uno scenario tragico, che diviene addirittura catastrofico considerando come la crisi stia colpendo la città in molteplici punti: Paif e Termopaif, Btp Tecno, Alcatel-Lucent e Fer.Gom sono solo alcune delle tante aziende battipagliesi che rischiano di chiudere i battenti.

Il 7 marzo scorso, dunque, dalle colonne di questo giornale denunciammo l’incapacità da parte delle amministrazioni comunali degli ultimi anni di muovere dei seri passi affinché Battipaglia potesse iniziare a beneficiare dell’agognata legge 181 del 1989, che, in caso di placet della giunta regionale, consentirebbe alle imprese delle cosiddette “aree territoriali di crisi industriale” di accedere a contributi a fondo perduto e a mutui agevolati; l’Agro nocerino sarnese, ad esempio, che dalle parti di Palazzo Santa Lucia può contare su un maggior numero di santi in Paradiso, con l’avallo di Caldoro, ha potuto beneficiare di questa legge, e al momento prospera. A Battipaglia, quindi, si piange, mentre a Nocera si sorride un po’ di più.

Matteo Buono, segretario generale della Cisl di Salerno, ha voluto dunque lanciare un appello in tal senso, affinché i candidati alla presidenza della Regione Campania assumano ufficialmente, con i cartelli sindacali, l’impegno a far rientrare la zona industriale di Battipaglia nelle aree di crisi.

Lascaleia Luca invernaleUn parere simile a quello espresso da Luca Lascaleia, ex-segretario cittadino del Pd, ora responsabile dei rapporti istituzionali per i dem della provincia, che ha dichiarato: «Prima di ritrovarci in un pericoloso deserto industriale, bisogna mettere in campo tutte le iniziative utili a tutelare la zona industriale della nostra città: la commissione straordinaria, dunque, crei un tavolo tecnico con i lavoratori, il mondo industriale, il MiSE, la  Regione e la Provincia, convocando anche  parlamentari e consiglieri regionali di tutti i partiti, così da trovare le necessarie risorse finanziare, magari seguendo le ultime riforme  del governo in materia di lavoro»

Enrico FarinaAnche Enrico Farina, attivista cittadino del M5S nonché candidato pentastellato al prossimo consiglio regionale, che sta passando molte ore in compagnia dei lavoratori della Fer.Gom, ha chiesto di attivare la legge 181/2009, così da poter «rinascere da proposte concrete e fattive, come quella del fondo microcredito5stelle.it, e arginando gli spot di chi, come il consigliere Giuseppe Pica, in questi anni hanno promesso di impegnarsi per il rilancio della nostra area industriale, senza alcun risultato concreto».

LE PAROLE DI MATTEO BUONO. 

matteobuonocisl-salerno

«La zona industriale di Battipaglia rientri nelle aree di crisi. I candidati alla presidenza della Regione Campania discutano con noi di questo delicato argomento e prendano  impegni concreti  con Cgil, Cisl e Uil. Per la città capofila della Piana del Sele sono giorni davvero difficili. Le cronache dei quotidiani locali raccontano del drammatico sciopero degli operai e delle operaie della Fer.Gom, da giorni all’addiaccio per difendere, con le unghie e con i denti, quel posto di lavoro su cui hanno fondato sogni, speranze e futuro. Ma quella non è soltanto l’unica vertenza che interessa Battipaglia, una città la cui zona industriale è diventata posto dove la disperazione ha preso il posto dell’occupazione. Basta farsi un giro per trovarsi davanti a un deserto industriale, dove trovare un’azienda senza problemi è diventato un miraggio. Dalla vicenda Cooper Standard all’Alcatel è diventato un crescendo di problemi. Non possiamo sostituirci alle Istituzioni, per questo la politica deve prendersi le sue responsabilità. Chi vuole arrivare a governare la Campania deve dare risposte concrete a questa gente e non pensare a loro soltanto quando si tratterà di andare alle urne».