Falsi braccianti e voti al Pd: Mazzini rischia il processo - Le Cronache
Cronaca

Falsi braccianti e voti al Pd: Mazzini rischia il processo

Rischia il rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzato al reclutamento di stranieri. Il pubblico ministero Rocco Alfano ha notificato l’avviso di chiusura indagini nei confronti di 18 persone. Tra questi l’ex dipendente del Comune di Eboli Giuseppe Mazzini (difeso dall’avvocato Giovanni Santimone). Agli indagati non è stata contestata la riduzione in schiavitù. Secondo il teorema accusatorio alle donne, di origine straniera, sarebbe stato offerto la possibilità di lavorare con la promessa che alle primarie avrebbero portato voti a Matteo Renzi ed Assunta Tartaglione. Tra gli indagati ci sono Liviu Boldijar, Monica Livia Romocea, Octavian Florin Erdei, Elena David, Said Bougataya, Tariq Ounaissi Laaza El Khadir, Giuseppe Mazzini, ex dipendente comunale in pensione, ed Emanuele Valletta, titolare del camping Miceli di Eboli. Le indagini partono nel 2013 da una denuncia presentata da un’operaia romena che si era sottratta al controllo del sodalizio operante nella Piana del Sele. Secondo gli inquirenti, le romene venivano “prese in consegna” dall’organizzazione una volta giunte nel Salernitano e private dei documenti di identità per limitarne la libertà di movimento. Venivano quindi fatte alloggiare in un camping a Marina di Eboli, per lavorare poi in aziende agricole, sottopagate e vessate con minacce e aggressioni. Tra l’altro, le donne subivano la trattenuta di una parte dei compensi ed erano costrette a pagare somme esorbitanti per l’alloggio nel camping e il trasporto sui luoghi di lavoro. Secondo l’accusa Mazzini, 67 anni, ex capo area del settore demografico del Comune di Eboli ora ai domiciliari, facilitava i tempi burocratici di rilascio dei documenti di identità, codici fiscali e tessere sanitarie destinate alle lavoratrici romene. per gli investigatori in cambio del rilascio “agevolato” delle documentazioni avrebbe anche utilizzato le donne come serbatoio elettorale per una sua eventuale candidatura. E c’è il sospetto che con questo strumento siano state anche “inquinate” le primarie del Pd a Eboli. Nel collegio difensivo, tra gli altri, l’avvocato Rosario Fiore.