Ezio Mauro e le storie dal Muro di Berlino - Le Cronache
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Ezio Mauro e le storie dal Muro di Berlino

Ezio Mauro e le storie dal Muro di Berlino

Il giornalista, insieme a Massimiliano Briarava ha letto pagine del volume scritto dall’ ex direttore di Repubblica, ricostruendo quell’ossessione di pietra dalla costruzione all’atto finale, sul palcoscenico della Sala Pasolini

Di GEMMA CRISCUOLI

“Berlino è ciò che sono i testicoli per un uomo. Quando voglio far strillare l’Occidente, schiaccio Berlino”. Non si può affermare che Kruscev difettasse di concretezza e schiacciare una città era all’epoca terribilmente facile. “Berlino, cronache del muro” è l’accurato percorso storico che Ezio Mauro ha proposto al pubblico della Sala Pasolini con Massimiliano Briarava, appassionato compagno di viaggio nella narrazione. Le immagini alle spalle dei due lettori sono insistentemente speculari, a dimostrare come, nonostante tutto, le due anime della capitale non possano fare a meno di riconoscersi l’una nell’altra. La divisione di Berlino in quattro settori d’influenza non appaga i vincitori del secondo conflitto mondiale, date le tensioni che li dividono. La Nato e la Ddr dimostrano che la guerra fredda è un partita che si gioca senza esclusione di colpi. La difesa del regime, come stabilisce Ulbrich, leader del partito di unità socialista di Germania in accordo con Kruscev, richiede misure drastiche e il 13 agosto 1961 famiglie e amici sono separati da un muro che chiederà un osceno tributo di sangue a chi desidera la libertà. Indimenticabili le vicende della coppia di posdani, che, pur di raggiungere l’ovest, si gettano in un fiume con il proprio bimbo di diciotto mesi in una scatola di latta o la bastonatura inflitta a una madre solo per aver osato salutare la figlia al di là della linea di fortificazione. La Stasi, la polizia segreta della Ddr, non conosce riposo. Ha un informatore ogni cinquanta abitanti; non è possibile neppure tagliarsi la barba o sposarsi senza la sua autorizzazione; 100.000 lettere sono intercettate ogni giorno; abiti e libri sono contaminati con sostanze radioattive, per rendere sempre reperibili coloro che li usano. Perfino le cabine telefoniche si illuminano di colpo, se la chiamata è diretta a un Paese straniero. La situazione di Christa Wolf, spiata e al tempo stesso fonte di informazioni per i funzionari che agiscono nell’ombra, mostra l’irrisolvibile coesistenza di colpa e di aspirazione a una società diversa. Nessuna deformazione del reale è tuttavia duratura. Si ha un bel dipingere la Ddr come un paradiso in cui l’amore libero garantisce alle donne il doppio degli orgasmi rispetto alla sezione occidentale della città. La pervicacia di Honecker, che rasenta la cecità nella consacrazione alla causa, non meno della moglie Margot, che vuole giovani in armi a difesa del socialismo, è destinata a essere sconfitta dalla storia: quando il miraggio dell’indipendenza brilla con maggior decisione, la perestrojka segna il disfacimento della visione comunista. Oggi il crollo del muro dovrebbe risuonare con inaudito fragore, per ricordare che nessun guinzaglio si può stringere a lungo alla gola di un popolo.