Evoluzione del Trio con gli Ager - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Evoluzione del Trio con gli Ager

Evoluzione del Trio con gli Ager

Questa sera, alle ore 20,15, nella Sala San Tommaso del Duomo di Salerno, serata inaugurale del Festival Musicale Luci D’Artista promosso da Sergio Caggiano

Di OLGA CHIEFFI

Sarà il trio Ager, composto dal violinista Ilario Ruopolo, dal violoncellista Francesco D’Arcangelo e dal pianista Pasquale Russo, ad inaugurare stasera, alle ore 20,15, nella Sala San Tommaso del Duomo di Salerno, il Festival Musicale Luci d’Artista, organizzato dall’Associazione Arechi di Sergio Caggiano. Il programma prevede l’evoluzione del trio con pianoforte da Franz Joseph Haydn a Dmitrij Sostakovich, passando per Felix Mendelssohn. Uno spirito giocoso caratterizza il Trio in sol maggiore, HOB XV/25 che con ogni probabilità Haydn scrisse per un’occasione gradevole e priva di formalismi, come si può notare dal fatto che nessuno dei tre movimenti che lo compone è strutturato secondo il modello della forma-sonata e dallo slancio del Rondò all’Ongarese, che si riallaccia ai verbunkos, le melodie dall’andamento deciso che venivano eseguite in Ungheria in occasione del reclutamento dei soldati. Si tratta di una delle opere dalla fama più longeva del genio austriaco e sicuramente la più amata e conosciuta. Seguirà il trio n°1 in Do Minore op.8, di Dmitrij Sostakovic datato 1923. In queste pagine egli coltiva i sofferti umori di un’esistenza difficile e mostrò quell’acuta vena sarcastica che gli permetteva di denunciare in modo sferzante le pesanti vessazioni, l’amaro pane quotidiano riservato dalla tirannide comunista alla società dell’ “uomo nuovo”. Nella musica da camera Shostakovich trovò una delle poche ragioni di sopravvivenza: morale e intellettuale e, in essa c’è anche la sua profonda cultura e l’amore per i classici. Il Trio n.1 fu composto nei giorni del diploma di pianoforte, a diciassette anni in forma di variazione, dedicato a Tatyana Glivenko. Nei cinquant’anni che separano il Trio Ungherese di Haydn dal Trio op. 66 di Felix Mendelssohn, la formazione composta da violino, violoncello e pianoforte ha subito un’evoluzione che l’ha completamente emancipata dalla sua origine barocca, facendone uno dei moduli strumentali più frequentati dalla musica classica e romantica. La composizione, dedicata al violinista Louis Spohr, che lo eseguì insieme all’autore, è composto di quattro movimenti e racchiude in sé tutti gli aspetti della poetica musicale del musicista tedesco: il primo movimento – Molto Allegro e agitato – di sapore romantico ed inquieto, con quel magnifico primo tema che ci introduce immediatamente nella drammatica tensione del brano, similmente al concerto per violino (probabilmente il suo massimo capolavoro) di cui si respira la stessa atmosfera; il secondo movimento – Andante con moto tranquillo – una dolce e nobile romanza senza parole – il terzo, uno Scherzo dalla vivacità irrefrenabile di certi brani di Sogno di una notte di mezza estate, e infine il Finale, di nuovo agitato e drammatico.