Ennio Morricone e l’oboe - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Ennio Morricone e l’oboe

Ennio Morricone e l’oboe

di Olga Chieffi

“Avara pena, tarda il tuo dono/in questa mia ora di sospirati abbandoni. Un òboe gelido risillaba gioia di foglie perenni,/non mie, e smemora; in me si fa sera: l’acqua tramonta sulle mie mani erbose. /Ali oscillano in fioco cielo, labili: il cuore trasmigra ed io son gerbido, e i giorni una maceria”. E’ il Salvatore Quasimodo di “Oboe Sommerso” a introdurre la presentazione dell’ oramai abituale appuntamento del giovedì sera “In prima fila con…” che oggi alle ore 19, sui canali social del nostro quotidiano, punterà i suoi riflettori sull’oboista Luigi De Nardo, il quale, in duo con la pianista Maria Teresa Roncone, ricorderà Ennio Morricone, ospiti degli spazi del Liceo musicale “A.Galizia” di Nocera Inferiore e del suo direttore scolastico Maria Giuseppa Vigorito. Suono antico quello dell’oboe, evocativo, sensuale, dolce e raffinato, penetrante, a lui sono affidati i passaggi più lirici e intimi, in cui si eleva sulla famiglia dei legni o cerca il più raffinato degli impasti col flauto e il clarinetto. Tutti avranno ascoltato nella propria vita un “Tribute to Ennio Morricone”: dietro quelle colonne sonore che tutti conosciamo, fischiamo, canticchiamo, e vengono eseguite da qualsivoglia formazione, ragazzini, bande, orchestre giovanili, concerti da camera, grandi arene, c’è l’uso elegante di tecniche modernissime, come il serialismo e la musica concreta, combinate con elementi di popular music, influssi folk, canti celtici, canto gregoriano, trombe mariachi e un complesso di esecutori della taglia di un’orchestra sinfonica. In “Il buono, il brutto, il cattivo”, ad esempio, Morricone usa una melodia convenzionale, suonata da una chitarra elettrica, un’ocarina, e un’armonica, accanto a strumentazioni di tipo ancora meno convenzionale che includono il fischio, jodel, grugniti, vocalizzazioni talvolta irriconoscibili come umane, schiocchi di frusta e fucilate. Morricone ha voltato le spalle alle convenzioni hollywoodiane per il western e alla loro enfatizzazione dei profili melodici e dei caratteri armonici propri delle canzoni tradizionali e dell’inedia, e, così, ha definito un nuovo modello di riferimento per la colonna sonora di questo genere. Questa volta non vogliamo svelare nulla della scaletta dell’incontro di stasera, ma una pagina su tutte non potrà mancare, una melodia che è nel sentire di tutti noi, e a cui si lega a filo doppio nell’immaginario comune, lo strumento protagonista di questo incontro, Gabriel’ Oboe, da Mission, con cui il nostro Luigi De Nardo potrà esprimere la resurrezione di speranza e gioia e l’inversione del tempo che è alla base di questa pagina. Un brano che ha la capacità di entrare, e soprattutto rimanere, nel cuore di chi ascolta. E questo “rimanere” è sempre la spia di un compositore che scava nel profondo, e deposita nei nostri ricordi note, accordi ed effetti che resistono al tempo, con l’ampiezza della sua linea melodica, il colore delle armonie e uno sviluppo che può richiamare alla memoria certa produzione romantica del secondo Ottocento. Tanti gli insegnamenti ricevuti dall’ Ennio compositore: due su tutti: “La musica è esclusiva passione” e “se nella partitura vedi una vigna non è bene”, per sottolineare che la musica deve essere semplice e deve respirare, lasciando trasparire ogni nota”. Una serata che andrà anche oltre l’omaggio all’indimenticato compositore, ma che vedrà in linea con noi anche due super-ospiti con cui commentare, dialogare e riflettere anche sulla musica del futuro.