Emma Dante: una Bohème onirica - Le Cronache
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Emma Dante: una Bohème onirica

Emma Dante: una Bohème onirica

Successo di pubblico e critica per il capolavoro pucciniano che riapre palchi e platea il teatro San Carlo. Applausi anche per il nostro tenore Daniele Lettieri che ha indossato i panni di un colorato Parpignol, il giocattolaio

 

di Rosanna Di Giuseppe

Una Bohème “per aria” quella di Emma Dante andata in scena il 12 ottobre scorso al Teatro San Carlo di Napoli (abbiamo assistito alla replica del 14 ottobre), più vicina alla fantasia e ai sogni. I personaggi si muovono sui tetti anziché nella consueta soffitta, vicino al cielo, con ingressi costituiti da grandi finestre della mansarda che sanciscono il passaggio dal dentro al fuori dell’intimità, dall’interiorità alla sua esternazione, tra i murales dipinti dal pittore Marcello raffiguranti figure provocatorie di Toulouse Lautrec. Una curiosità: la citazione della cometa di Banksy in una delle feritoie dei muri screpolati tra le terrazze, in qualche modo simbolo di pace da conferire al Natale di Bohème. Sui tetti di una sorta di condominio si affaccia attraverso altre finestre una varia umanità che fa da contorno al mondo poetico e misero dei bohémiens: suore che cuciono abiti da sposa, un trans che si trucca, una prostituta che se la intende con Marcello…, mentre il loro contraltare e doppio della scena è la coppia di ballerini, controfigure dei personaggi principali, che evoca nel corso dello spettacolo la visionarietà dell’amore. Quest’ultimo è una favola, un sogno vissuto con lo stesso spirito dei quadri di Chagall dove le spose volano mentre sono tenute per mano dal loro innamorato, citando la sua Promenade. È per questo che i movimenti di danza leggeri dei ballerini traducono e raddoppiano quintessenze ed emozioni dei momenti più lirici della musica e del canto pucciniano, come nel celebre duetto del primo atto, o come nel momento del commiato conclusivo prima che la morte tragica di Mimì, su un materasso anch’esso affiancato ai comignoli, giunga a concludere la favola. Veli trasparenti o neri si abbinano a queste danze, accompagnando la vicenda amorosa di Mimì e Rodolfo nelle eleganti coreografie di Sandro Maria Campagna. I costumi di Vanessa Sannino ora a guisa di “stracci” ora di tipologie ricercate e fantastiche, variopinti ma con toni antichi, sono bellissimi e contribuiscono fortemente all’atmosfera da fiaba dello spettacolo, richiamando per altri versi alla mente un’umanità sfaccettata alla Dickens. In armonia le scene di Carmine Maringola e l’appropriato e suggestivo uso delle luci di Cristian Zucaro. Il mondo esterno può essere una festa o un luogo freddo e incantato come quello del terzo atto che fa da sfondo alla decisione della separazione dei due. L’esplosione della festa è nella scena del Quartiere Latino, vero tripudio di colori e di musica preannunciato a sipario chiuso nell’intervallo tra primo e secondo quadro da figure giocose da circo che intrattengono il pubblico nell’ insolito entr’acte: un buffo scimmione, acrobati, pagliacci..che continuano i loro numeri circensi ad apertura di sipario tra gli interventi del colorato Parpignol di Daniele Lettieri, accompagnato da un “precipitato” di giocattoli, e dell’ottimo coro di voci bianche diretto bravamente da Stefania Rinaldi. Su tutti discendono a mezz’aria abeti natalizi che addobbano allegramente la scena. Musicalmente l’orchestra sancarliana ha dato il meglio di sé sotto la raffinata direzione di Juraj Valčuha attenta alle sfumature impressioniste e ai coloriti timbrici della partitura, mentre voci di pregio hanno dato vita ai personaggi. In primis: la Mimì di Selene Zanetti ha affascinato per la sua voce estesa e morbidamente accogliente, degnamente affiancata dal tenore Stephen Costello nei panni di un Rodolfo sognatore, perfettamente incarnato dal lirismo di una voce che ha un che di interiore ed intimo. Vocalmente e scenicamente nel ruolo gli altri bohémiens:Andrzej Filończyk, un dsinvolto Marcello, Pietro Di Bianco (Shaunard), voce baritonale dai contorni rotondi, Alessandro Spina (Colline), abilmente lanciato nelle sue massime filosofiche. Di spicco la frizzante Musetta di Benedetta Torre, voce pulita ed espressivamente caratterizzata. A completare il cast: Matteo Peirone (Benoit/Alcindoro), Mario Thomas (Venditore ambulante), Sergio Valentino (Sergente dei doganieri), Giacomo Mercaldo (Doganiere). Una nota di merito va al Coro diretto da José Luis Basso, sia nella resa sonora che scenica. Applausi calorosi di gradimento da parte di un pubblico emozionato ed entusiasta anche per il suo rientro a teatro, per la prima volta al completo della capienza dopo le tristi chiusure della pandemia, per cui niente di più adatto poteva capitare di uno spettacolo così ricco di fantasia e quantomai conforme alla magia del teatro.