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E i portatori negano: «Nessuna interferenza»

di Marta Naddei Negano che vi sia stata alcuna interferenza esterna, parlano di «volontà del popolo» e condividono la posizione del Vescovo che ha invitato alla riconciliazione. Se per monsignor Luigi Moretti i fatti di domenica hanno una regia o quanto meno sono stati frutto di pressioni esterne, i portatori delle paranze salernitane smentiscono di essere stati “guidati” nelle loro iniziative messe in atto in occasione della processione di san Matteo. Ma in primis i portatori tengono a precisare che non vi è stata alcuna strumentalizzazione: «Il nostro ruolo di portatori dei Santi non può essere confuso con questioni estranee ai valori della tradizione e del culto strettamente legato alla funzione religiosa: nulla di politico e nulla di strumentale. Si ribadisce, con fermezza e chiarezza che nessuna pressione o indicazione esterna ha influito sulla processione di domenica, se non la volontà del popolo, che ha voluto sollecitare una ripresa delle tradizioni e indicare, a noi portatori, il percorso che il Santo nella sua lunga storia insieme alla nostra città, aveva scritto in tutti i libri». Non rinnegano, dunque, nulla di quanto fatto nel corso della processione di domenica, ma allo stesso tempo confermano la propria volontà di «non cedere a nessun atto che possa prescindere dal ruolo di chi è chiamato a professare la fede religiosa che accomuna il popolo di Salerno». Motivo per il quale, affermano nella loro lettera i portatori delle paranze di san Matteo, san Giuseppe, san Gregorio VII, sant’Ante, san Fortunato e san Gaio, ritengono «assolutamente giusto e doveroso accogliere l’auspicio di una riconciliazione che veda protagonisti la chiesa stessa e noi portatori, anche nel nome della gente salernitana e, quindi, riaprire, da subito, un dialogo di distensione e fede vera, che prescinda da ogni tentazione di schieramento che sarebbe assolutamente inspiegabile e insensato e per chiudere ogni spazio a ulteriori polemiche». Insomma, dicono i portatori, quanto accaduto domenica deve quasi rappresentare una sorta di “lezione”: «la nostra speranza è che, pur partendo da un episodio grave come quello di domenica, ci sia un’opportunità di crescita e avanzamento per tutti, nella direzione della fede verso il santo patrono e nel rispetto dei valori e dell’identità della nostra città». Nel frattempo, il lavoro investigativo procede: a breve, infatti, si potrebbe sapere se – nella sostanza – la ragione sta dalla parte di Moretti che ritiene forzato quanto accaduto nel giorno di san Matteo o da quella dei portatori che affermano di aver agito in nome e per conto della volontà popolare.