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D’Onofrio: “Non mi fu notificata la sentenza”

Una storia che sembra non aver fine. Le sentenze relative ai danni erariali continuano a tenere banco, anche in questo periodo di pax politica. Il nodo sulla questione é relativo alla notifica, se sia o meno giunta ai diretti interessati. Un aspetto non del tutto secondario e che pone un serio problema per chi è stato condannato. In consiglio comunale, sulla vicenda, posero il quesito i consiglieri comunali di minoranza, Rita Greco e Santino Desiderio. Le sentenze di cui si é tanto parlato prima della campagna elettorale e immediatamente dopo, dall’essere notizie infondate, hanno poi preso corpo in consiglio comunale. Proprio durante alcuni lavori del pubblico consesso ad ammettere l’esistenza del danno erariale e quindi l’esistenza di dette sentenze, l’ex sindaco Salvatore Bottone, il quale ha sanato per una condanna relativa alla commissione fitti (per un compenso non dovuto ai sindacalisti) dichiarandolo pubblicamente nelle assise. Rispetto alla stessa sentenza, anche l’ex candidato sindaco, Raffaele Maria De Prisco, ha provveduto a pagare e lo ha fatto dopo essersi dimesso: avrebbe potuto anche non farlo visto che non sussistevano più motivi di incompatibilità. Sempre sul fronte esistenza delle sentenze emesse dalla Corte dei conti, sempre in consiglio comunale, il capogruppo di Fratelli d’Italia, Massimo D’Onofrio, evidenziò a suo carico un difetto di notifica rispetto al proprio domicilio e ciò non ha consentito di provvedervi. Dunque una falla relativa alla notifica ha comportato un rinvio del problema. Intanto, le ultime sentenze emanate il 30 giugno dello scorso anno, restano ancora un rebus e con tanto di interessi maturati. Ma a quanto ammontato in termini di cifre? Si tratta complessivamente di oltre 50mila euro e vanno dagli oneri di urbanizzazione e costruzione del Pagani center, agli incarichi dirigenziali, sino alla commissione fitti. Rispetto a queste sentenze c’è chi ha fatto ricorso, chi ha preferito pagare a rate e chi non ha ancora affrontato il problema.
Giuseppe Colamonaco