Donne costrette a vivere in strada «Non c’è posto nei dormitori» - Le Cronache
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Donne costrette a vivere in strada «Non c’è posto nei dormitori»

Donne costrette a vivere in strada «Non c’è posto nei dormitori»

di Erika Noschese

«Ogni giorno ricevo segnalazioni di donne costrette a vivere per strada, dormire sotto un portico o alla stazione. Non chiedono ma implorano aiuto. I posti a loro riservati, sommando le iniziative sociali del comune e quelle religiose, sono zero». A denunciarlo, anche a mezzo social, il presidente dell’associazione Venite Libenter Rossano Braca. Nonostante il peggioramente delle condizioni metereologiche, infatti, i dormitori, maschili e femminili, sono formalmente chiusi anche se qualche clochard della zona riesce a farsi ospitare. «Quando i dormitori apriranno a dicembre sono previsti solo posti maschili», ha poi attaccato Braca che proprio in questi giorni ha ricevuto numerose sollecitazioni da parte di donne senza fissa dimora che chiedono solo un posto in cui trascorrere la notte e proteggersi dal freddo. In particolare, è attualmente ricoverata al Ruggi d’Aragona una donna, affetta da bronchite, che dopo le cure del caso non può essere dimessa in quanto non ha un posto dove stare. Situazione simile anche per una persona affetta da problemi psichici che, ad oggi, non ha trovato un solo centro che le abbia offerto ospitalità. «La domenica, durante la mensa, è una supplica continua», ha poi dichiarato il presidente di Venite Libenter, amareggiato. Attualmente, le donne in cerca di ospitalità sono circa una decina ma nessuna struttura sembra intenzionata a mettere a disposizione dei letti per loro. «C’è sovrabbondanza di mense e luoghi in cui mangiare ma loro chiedono un posto dove lavarsi, dormire e restare quando fa freddo», ha poi aggiunto Braca che lancia l’allarme sui dati relativi alla povertà: ogni anno, infatti, aumenta il numero dei poveri e diminuiscono le disponibilità. Una situazione allarmante che Braca può constatare ogni domenica: alla mensa San Demetrio giungono circa 60 persona. «Distribuiamo circa altri 40 pasti all’esterno, per un totale di circa un centinaio di pasti – ha poi aggiunto Rossano Braca – Inizialmente la sala non sempre si riempiva, ora invece è sempre strapiena e tante sono le persone che non riescono ad entrare e a cui noi dobbiamo dare il pasto in un cestino». Più aumenta la crisi economica e più sono le persone che si ritrovano in situazioni di disagio, sia di Salerno che della provincia, senza contare gli stranieri. Attualmente, infatti, sono circa un’ottantina i clochard che passano la notte al freddo tra i portici del corso e la stazione ferroviaria. «Non parliamo di grandi numeri, come in altre città e di queste 80 persone solo una parte vuole essere ospitata ma non si riesce a trovare una collocazione», ha poi attaccato il presidente Braca. Attualmente, infatti, il Comune di Salerno non avrebbe ancora organizzato un tavolo di concertazione con le associazioni di volontariato e l’assessorato. Intanto, problemi si riscontrano anche con la Banca Abiti: dopo la chiusura della struttura di Braca nessun ente o associazione offre più questo servizio ma nel frattempo aumentano le richieste da parte di persone bisognose che cercano abiti per potersi coprire. Aumentano gli invisibili, dunque, ma sembra calare – nettamente – la solidarietà e il senso di responsabilità verso chi vorrebbe solo essere ospitato.