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Delitto Petrone, nessuno sconto di pena

Pina Ferro
Per il mandande e l’esecutore dell’omicidio di Fabio Petrone il procuratore genereale della Corte d’Assisse e d’Appello di Salerno ha chiesto la conferma della pena di primo grado: ergastolo per Vincenzo Villacaro detto Ciro e 30 anni per Vincenzo D’Andrea che aveva scelto il rito dell’abbreviato. La richiesta di conferma della pena inflitta in primo grado ai due imputati è stata formulata al termine della requisitoria. La sentenza sarà emessa il prossimo 9 aprile. Vincenzo D’Andrea insieme a Ciro Villacaro secondo l’accusa sarebbero il mandante (Villacaro) e l’esecutore materiale (D’andrea) delll’omicidio di Fabio Petrone avvenuto nel corso della notte tra l’11 e il 12 agosto 2007, all’uscita dello svincolo autostradale di Baronissi. Secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia, Petrone fu ucciso per chiudergli la bocca. Il clan Villacaro-D’Andrea temeva che rivelasse agli inquirenti i nomi degli assassini di Donato Stellato, trucidato sei mesi prima dinanzi al Tribunale di Salerno. Per quel agguato D’Andrea è già stato condannato a 30 anni, anche in quel caso in abbreviato. Era lui uno dei killer che affiancò nel traffico l’auto di Stellato, insieme a Ciro Villacaro che ha scelto il rito ordinario ed è stato condannato all’ergastolo. I due sono entrambi coinvolti anche nell’omicidio di Petrone. Sarebbe stato Villacaro, secondo le indagini, a ordinare la morte dell’affiliato Petrone, irritato da qualche esternazione sull’omicidio Stellato e preoccupato della scelta fatta dall’amico Walter Castagna, che in quel periodo aveva iniziato a collaborare con la giustizia. D’Andrea raggiunse la vittima poco dopo lo svincolo autostradale di Baronissi. Sapeva che aveva lasciato da poco la casa di Villacaro, con cui aveva cenato, e sapeva che sarebbe arrivato in moto per raggiungere l’abitazione della sorella ad Antessano, dove si era trasferito proprio per il timore di essere ucciso.