«De Luca pensionato? E’ lui il vero simbolo della casta» - Le Cronache
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«De Luca pensionato? E’ lui il vero simbolo della casta»

«De Luca pensionato? E’ lui il vero simbolo della casta»

di Andrea Pellegrino

«La Procura cosa fa? Ci sono, a mio avviso, tutti gli elementi per indagare su Vincenzo De Luca. Quello che è accaduto all’Hotel Ramada è gravissimo». Maurizio Gasparri, ieri, è stato ospite degli “Incontri” di Cronache, accompagnato dal senatore Enzo Fasano, da Gaetano Amatruda e da Carmine Romaniello. Sul suo tablet ha conservato l’articolo pubblicato la scorsa mattina proprio dal nostro giornale: “De Luca, il politico anti casta pensionato e stipendiato”. «E’ da ieri che condivido questo articolo», ci mostra il senatore di Forza Italia. «Nulla di illegale. Ha versato i contributi e si è ritrovato la pensione. Certo è che De Luca è la massima espressione della casta». «Caro De Luca, ora sei più “casta” tu con i tuoi figli, il comitato del Sì, l’assessore figlio – incalza Gasparri – Una vera e propria DeLucandia, come abbiamo ribattezzato questa terra che dobbiamo liberare. Lui è un “castone” perché lui è nato proprio “casta”, e non escludo che possa avere la pensione di parlamentare o il vitalizio». Domani (forse) saranno ad Agropoli con una iniziativa particolare, naturalmente per dire no alla riforma Renzi. Vorrebbero offrire fritture di pesce, oppure creare un evento che sia allo stesso tempo ironico ma anche serio. «Che sia social, in pratica», confessa Gasparri che pare che abbia ottenuto il via libera anche da Quagliariello, oltre che dai vertici locali di Forza Italia. A Roma la pattuglia forzista è tutta con lui e scommette sull’evento nel regno di Franco Alfieri, il sindaco preso d’esempio da Vincenzo De Luca durante l’ormai famoso incontro all’Hotel Ramada. «Non c’era bisogno neppure di un esposto – rincara Gasparri – sarebbe bastata l’apertura di una inchiesta di ufficio. Io mi appello alla Procura di Salerno ma anche al Procuratore nazionale antimafia (Franco Roberti, ndr) che conosce bene questa realtà». «Istiga – prosegue – al voto di scambio gli amministratori locali, ha la pensione, ha tantissime vicende giudiziarie ancora aperte e quindi era proprio da aspettarlo fuori all’hotel Ramada. Vedremo quali risultati avrà in questi comuni». Un potere, quello di De Luca, monarchico e dinastico, che neppure il centrodestra – ammette – è stato in grado di scardinare. «Mi colpì un risultato di diversi anni fa – racconta il senatore – quando votammo quasi contemporaneamente le politiche e le amministrative. Noi candidammo Marotta (alle amministrative contro De Luca) e nello stesso periodo avemmo qualche mese prima come risultato un testa a testa alle politiche, un 50 e 50 tra centrodestra e centrosinistra. Nello stesso periodo perdemmo le amministrative, invece, 70% a 30%». «Una leadership forte qui che non siamo riusciti a contrastare. Ma De Luca ha sempre fatto questo “fritto misto” – prosegue – ho frequentato Salerno e ho visto ad esempio elettori, Confindustria, aziende e imprenditori tutti piegarsi, consegnarsi nelle sue mani. Qua c’è stata una sorta di dominazione sulla società civile, sull’imprenditoria e la Camera di Commercio. Non ha piazzato il figlio come candidato sindaco per non esagerare, ma gli ha dato comunque il potere su Salerno. Uno dirige i comitati per il sì che ora sono il cuore del renzismo e l’altro fa l’assessore. I dominanti sono i figli di De Luca, c’è un sistema di potere ereditario, un potere dinastico. Tutti dicevano che Berlusconi voleva fare le dinastie, lui non ha messo in politica i figli. “Si parva licet” che non sono le alici di De Luca, è latino, ma lo ritiro sia perché De Luca non lo capirebbe, sia perché Alfieri non le tiene ad Agropoli le alici». A Salerno il fenomeno De Luca è molto più radicato di quello di de Magistris a Napoli, spiega ancora Maurizio Gasparri: «Ad esempio noi abbiamo candidato Lettieri nel capoluogo partenopeo, che si è candidato con ambizioni vincenti e poi ora è passato dall’altra parte ad esempio e voterà sì». Ma cosa ne sarà del centrodestra il 5 dicembre? «Dipende dal risultato referendario – dice ancora Gasparri – Ci auguriamo che vinca il no, credo che si farà praticamente una legge elettorale e si andrà al voto. A quel punto andando al voto si dovrà mantenere un’unità del centrodestra e soprattutto decidere una candidatura, perché la leadership è chiaro che è nelle mani di Berlusconi, padre di questo centrodestra. Berlusconi già ha detto che bisogna scegliere dal basso, ma deve essere anche uno riconosciuto dal popolo e avere un consenso. A Salerno ad esempio il potere è tutto in mano a De Luca, ovunque vada lui i salernitani votano per chi ha accanto, quelle non sono primarie. E Berlusconi diffida da queste cose qua, dove alla fine già si sa prima cosa succede». Se dovesse vincere il sì, «andremo a un’era molto lunga di Renzi, potrebbe concludere la legislatura, andare al voto forse già nel 2017 e probabilmente anche vincere, quindi il centrodestra avrebbe lungo tempo per preparare una rivincita». Ma vincerà il no, annuncia. E Renzi? Gasparri scherza: «L’ho incrociato in uno studio televisivo dicendomi che forse non l’avremmo visto per alcuni anni e io gli ho risposto che non era detto perché se perde al referendum Berlusconi potrebbe farlo sottosegretario alla presidenza, perché a noi uno giovane e dinamico potrebbe essere utile. Gli ho fatto anche una proposta di lavoro insomma».