Daniela Cammarano tra Bach e Mendelssohn - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Daniela Cammarano tra Bach e Mendelssohn

Daniela Cammarano tra Bach e Mendelssohn

I Fiati del Conservatorio incontrano la Zefiro Chamber Orchestra

Questa sera, doppio concerto per il penultimo appuntamento della rassegna Suoni dal Castello:nel cortile del Castello Marchesale di Camerota, alle ore 20 si esibiranno un ensemble di legni e un quartetto di sassofoni, mentre alle ore 21,30, nella Chiesa di San Nicola performance dei solisti Daniela Cammarano, Alessandro Deljavan, Andrea Marotta, diretti da Leonfranco Cammarano

 

Di OLGA CHIEFFI

Doppio appuntamento domenica 23 agosto per il cartellone di Suoni dal Castello, che sta splendidamente animando l’incantevole cortile del Castello Marchesale di Camerota, un progetto dell’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano. Una rassegna, “Suoni dal Castello, del Camerota Festival, giunta alla sua III edizione, composita che unisce performance spazianti tra diversi generi musicali, unitamente alla formazione delle masterclass, sostenuta dal Comune e dalla Pro Loco di Camerota, unitamente al Meeting del Mare e al Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, oltre ad un folto cartello di mecenati privati. La prima esibizione si terrà alle ore 20, presso il cortile del Castello Marchesale di Camerota, con le classi di Musica da Camera e Musica d’insieme del Conservatorio di Musica “G. Martucci” di Salerno i cui maestri, Anna Bellagamba, Antonio Fraioli e Francesca Taviani hanno proposto due formazioni di fiati, un ensemble di legni che schiera Raffaele Palazzo al flauto, Olma Landri e Andrea Benisatto al clarinetto, Francesco Oricchio al corno e Francesco Quarata al fagotto e un quartetto di sassofoni con Michele D’Auria al soprano, Francesco Paolo Pacilio al contralto, Vincenzo Varriale al tenore e Angelo Cuozzo al baritono. L’ensemble di legni aprirà la serata con una piccola chicca, il quartetto per fiati composto dal cornista Agostino Belloli particolarmente ricco di finezze e di suggestioni timbriche. Ascolteremo, quindi, la sonata a quattro n°1 di Gioacchino Rossini, un autentico gioiello musicale, considerato tra le maggiori produzioni del repertorio cameristico, il brano è il risultato di uno stupefacente momento creativo, non solo per l’ineccepibile livello tecnico, ma soprattutto per la forte individualità che emerge. Ed ecco lo spirito rossiniano della sinfonia, nell’Ouverture della Semiramide, una delle pagine sinfoniche più riuscite e più complesse di Rossini. In solo 12 minuti circa di musica il genio pesarese  passa dalle atmosfere cupe e ieratiche della prima parte ai momenti più lieti e distesi che invece occupano la seconda parte con il solito ma sempre brillante crescendo. Toccherà, poi, ai sassofoni che eseguiranno il Saxophone Quartet di Philipp Glass, datato 1995, schegge di luce musicale lanciate in vertiginosa corsa contro il profilo di un crepuscolo appena annunciantesi, composto di quattro movimenti, molto vicina alla tradizione interpretativa del compositore, aderente al canone “glassiano”, ma altrettanto suggestiva e suadente, poetica e morbidamente modulata in lievi toni aurorali. Finale con il classico Quatuor composto da Alfred Desenclos in tre movimenti, datato 1964, commissionato dal parlamento francese per il quartetto di sassofoni di Marcel Mule, in uno stile che combina il controllo magistrale di forma con un lirismo che è espressivo e ricco di variazioni. Il primo movimento è costruito su due temi contrastanti, uno agitato e l’altro pastorale, nell’ Andante, è il soprano a farla da padrone, mentre nel finale la strambata è verso il jazz e i ritmi sincopati d’oltreoceano. Ci si sposterà, quindi, nella Chiesa di San Nicola alle ore 21,30, per assistere all’evento clou della rassegna con il concerto della Zefiro Chamber Orchestra, diretta da Leonfranco Cammarano che presenterà quali solisti la violinista Daniela Cammarano, il pianista Alessandro Deljavan e l’oboista Andrea Marotta. Il programma verrà inaugurato da una trascrizione dal celeberrimo Adagio di Samuel Barber, datato 1936 con i suoi stordenti gradi congiunti ascendenti,  un brano che aveva infatti già conosciuto una certa fama sotto la direzione di illustri bacchette come quelle di Arturo Toscanini o Leonard Bernstein. Del Concerto in do minore BWV 1060 di Johann Sebastian Bach si conoscono almeno due versioni: una, autografa, è appunto quella che impiega due strumenti a tastiera; l’altra, tramandata dall’uso concertistico, ma anche deducibile dall’analisi stilistica della partitura, prevede invece la presenza del violino e dell’oboe in funzione solistica e che ascolteremo da Daniela Cammarano al violino e Andrea Marotta all’oboe. Bach in effetti distingue in modo molto netto nell’orchestra due parti melodiche, dando loro il compito non solo di dialogare sullo sfondo costituito dall’orchestra, ma anche di alimentare una specie di reciproca competizione e di rilancio del materiale che è poi il principio stesso del cosiddetto “concerto doppio”. Rispetto alle pagine bachiane di più marcata ispirazione italiana, in questo Concerto in do minore sembra prevalere uno stile ibrido, costruito certamente sul criterio della cantabilità, ma anche profondamente integrato con la tecnica del contrappunto. È infatti su un denso intreccio di rapporti contrappuntistici che si basa la collaborazione dei due solisti e non, come più spesso avveniva nei modelli di derivazione italiana, sul semplice passaggio del materiale melodico dall’uno all’altro dei protagonisti. Finale di serata con l’esecuzione di un altro doppio il Concerto di Felix Mendelssohn Bartholdy, in Re minore MWV O4 composto nel 1823, affidato al violino di Daniela Cammarano e al pianoforte di Alessandro Deljavan. In tale lavoro, destinato ai concerti privati risalta la misurata eleganza melodica, unita ad una brillante e piacevole scorrevolezza ritmica, espressione di un animo aperto alla gioiosa felicità della vita. È vero che in questa composizione non mancano le influenze mozartiane e beethoveniane, ma non si può negare ad essa una spigliatezza e freschezza di tono nel modo di condurre il discorso melodico, in linea con le regole classiche, ma già tendenzialmente protese verso la forma romantica.