Dal carcere messaggi minatori all’ex ma i Carabinieri non “ascoltano” - Le Cronache
Attualità Salerno

Dal carcere messaggi minatori all’ex ma i Carabinieri non “ascoltano”

Dal carcere messaggi minatori all’ex ma i Carabinieri non “ascoltano”

Brigida Vicinanza

Tante le denuce che arrivano all’interno del centro posizionato a Torrione Alto, Spaziodonna, ma anche tante altre che arrivano sul Tavolo dei commissariati dei carabinieri in tutta la provincia di Salerno. Ed è proprio di qualche giorno fa quella di una donna salernitana, precisamente della Valle dell’Irno, che ha provato a mettersi in contatto con il centro antiviolenza per poter essere ascoltata e “denunciare” la sua difficoltà. Una donna con un ex fidanzato che addirittura viene minacciata dalla casa circondariale di Fuorni e avrebbe tentato proprio poco tempo fa di recarsi al commissariato dei carabinieri più vicino per tentare di fermare il suo ex ragazzo. Pare infatti, che la donna, con non poche difficoltà abbia dovuto sbraitare per far sì che le forze dell’ordine prendessero in carico la sua denuncia. Dal carcere di Fuorni infatti, l’ex ragazzo pare si sia fatto recapitare un telefono cellulare e proprio dal carcere stia mandando messaggi minatori alla donna che adesso ha paura, soprattutto per quando l’uomo avrà finito di scontare la pena e uscirà proprio dal carcere. La donna, non è stata probabilmente presa sul serio dai carabinieri che inizialmente erano stati scettici sull’accettare o meno la sua denuncia, e quando la donna avrebbe chiesto di rimanere nell’anonimato per evitare ritorsioni poi non sia stata ascoltata. Adesso la donna della Valle dell’Irno si è rivolta proprio al centro per capire il da farsi, con tanto di messaggi che arrivano da parte dell’ex e spera che almeno quella denuncia voluta con forza possa portare ai risultati sperati. Ma non tutte dimostrano lo stesso coraggio della donna in questione, ma anzi molte preferiscono ricominciare una nuova vita, senza mai parlare o denunciare. Capita la maggiorparte delle volte, spesso con la complicità di una famiglia che preferisce l’omertà al rimorso di non aver mai ricominciato a vivere senza quel mostro dentro, che spesso le donne maltrattate si portano come un bagaglio dietro per tutta la vita.