Da Salerno a Bucarest con i 4 Way Close - Le Cronache
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Da Salerno a Bucarest con i 4 Way Close

Da Salerno a Bucarest con i 4 Way Close

Il quartetto di Fabrizio Spista, Massimo Parisi, Pasquale Mastrogiovanni e Matteo Esposito è in lizza per le finali del Bucharest International Jazz Competition

Di OLGA CHIEFFI

E’ un quartetto nato tra le aule del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno, i 4 way close, quello composto dal leader Fabrizio Spista al sax tenore, ewi, nonchè arrangiatore, Pasquale Mastrogiovanni al basso elettrico; Massimo Parisi alle tastiere e synt, e Matteo Esposito alla batteria, che sta giocandosi il concerto dei finalisti e il gala alla XXVI edizione del Bucharest International Jazz Competition, che si concluderà il 18 maggio. Dopo aver superato le selezioni attraverso audio e video, la semifinale vedrà i salernitani sfidare formazioni con musicisti provenienti da 13 paesi: Australia, Azerbaigian, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Giappone, Lussemburgo, Polonia, Russia, Turchia, Stati Uniti, Ucraina. La  band è nata nel settembre del 2018, e già il nome 4 way close, raccoglie in sé molteplici significati, anzitutto una tecnica d’arrangiamento utilizzata nel jazz, dove appunto quattro voci vicine, strette, si muovono in modo parallelo, creando l’ armonizzazione della stessa melodia. Partendo, dunque, da questo nome e condividendo le proprie idee ed i propri gusti musicali, il gruppo, si muove nella stessa direzione, simultaneamente, avendo, come obbiettivo comune, l’attingere dai propri background musicali, non appartenenti esclusivamente al jazz e, lavorare su arrangiamenti e brani inediti per esporre un punto di vista personale senza pregiudizi di alcun genere. La band è già capace di esprimersi in quella lingua e in quel ritmo, così fascinosamente amalgamati, tale da incontrare il jazz vibrante, in un complesso esercizio di traduzione, composizione e interpretazione, intrecciato in  moods, dominati da puzzle formati da coordinate di reperti che, incrostano il contenitore musicale dei quattro strumentisti, impossibili da gerarchizzare, ma di semplice comunicabilità, che offriranno la percezione di un ordine capace di catalogare sentimento e sensazioni, riconducendoci in un micro-universo risolto e funzionante. L’ampia quantità di possibili richiami dimostrerà, nel preciso rifiuto di un superficiale eclettismo in favore di un progetto molto rigoroso, l’originalità di questa formazione, che proporrà in Romania, degli evergreen, che lasciano intravvedere l’omaggio del leader ai capiscuola del sassofono tenore, a cominciare da “You don’t Know what love is”, per poi passare alla monkiana “Evidence”, quindi “Softly as in a morning” sunrise”, che ricordiamo nella magistrale interpretazione di Coltrane e “Footprints” di Wayne Shorter, prima di passare agli inediti “Odd and even”, “4 Way Close”, e “J don’t Know”. Della formazione colpiranno in particolare i geniali temi di partenza, e l’evolversi di un progetto musicale approfondito, in particolare nei momenti collettivi ricchi di stimoli e una sapiente modulazione di situazioni, atmosfere, richiami stilistici, schizzante un organismo vivente, capace di tener sempre viva l’attenzione. Un quartetto formato di giovani leoni del proprio strumento, interpreti di arrangiamenti nitidissimi, giocati su di un interplay sempre suggestivo, capaci di tessere interpretazioni intense e misurate, che speriamo, un giorno, di vantare celebri.