Da otto anni vive l’incubo dello stalking, per il pm sono “coincidenze” e archivia - Le Cronache
Attualità Salerno

Da otto anni vive l’incubo dello stalking, per il pm sono “coincidenze” e archivia

Da otto anni vive l’incubo dello stalking, per il pm sono “coincidenze” e archivia

Di Erika Noschese

Da otto anni vittima di stalking ma, per il pubblico ministero, si tratta solo di coincidenze. Una storia che ha dell’incredibile quella che arriva da Salerno. Maria, nome di fantasia, non si sente tutelata dalla legge ed ha ragione perché se un uomo la perseguita ovunque non può e non deve essere solo una coincidenza. Una storia, questa, che parte da lontano: è il 2014 quando Maria lascia il suo compagno dopo una relazione di circa otto anni. Non era felice, era giunto il momento di voltare pagina. Allora non poteva saperlo ma è da quel momento che inizia il suo incubo. Il suo ex compagno è ovunque, attende il suo arrivo alla stazione di Salerno, sotto casa, nei negozi che lei frequenta abitualmente. Non pensa a sporgere denuncia, si stancherà prima o poi. Ma così non è. A far traboccare quel vaso colmo di rabbia, dolore e preoccupazione sono le parole che lui le rivolge mentre lei era con un’amica.
Andavano a sentire buona musica in un locale quando lui sale a bordo dello stesso autobus e inizia ad inveire contro di lei. Le dà della poco di buono, cerca di capire la sua destinazione, la offende, la minaccia. È in quel momento che la donna capisce di dover tutelare sé stessa e i figli. Così, si rivolge alla stazione dei carabinieri. All’allora comandante racconta che il suo ex compagno apparteneva alle forze dell’ordine e proprio il comandante, verificando le telecamere di videosorveglianza installate, può accertare la veridicità delle parole della donna: il suo ex compagno era nei pressi della stazione e attendeva proprio il suo arrivo, non ci sono dubbi. Parte la prima denuncia per stalking, arriva il patteggiamento dopo la condanna del 15 aprile 2014. Pochi giorni dopo, Maria è costretta a fare una seconda denuncia. Nel frattempo, nel 2015, lo stress, l’ansia e la paura fanno da padrona: ha un infarto e trascorre diverse settimane in ospedale. “E’ stato un momento terribile, ho temuto per la mia vita e quella dei miei figli – ha raccontato la donna – Ero stanca di quella situazione, non riuscivo a liberarmi di lui, lo ritrovavo ovunque”. Sono tre, in totale, le sentenze, passate in giudicato a seguito delle denunce presentate dalla donna, assistita dal suo avvocato Luca Monaco. Le cose però iniziano a cambiare: prima il divieto di avvicinamento alla sua ex poi l’uomo viene condannato a due anni di carcere, evade per ben due volte fino al trasferimento presso Santa Maria Capua Vetere. Passano gli anni e Maria ricomincia a vivere: ha un nuovo compagno che la ama e la fa sentire protetta ma nel 2020, poco prima della pandemia, torna l’incubo: quando l’ex fidanzato esce dal carcere e torna in libertà il suo primo pensiero è Maria. La cerca e la trova ovunque, parcheggia sotto casa, alle otto del mattino è già nei pressi della sua abitazione, pur abitando all’altro capo della città, si fa sentire con la moto. “Non abito in una zona centrale ma in un vicoletto, la mia non è una strada di passaggio, lui passa di là appositamente per vedere me – ha raccontato ancora Maria – Arrivano numerose telefonate e videochiamate su whatsapp, appostamenti ovunque e così decido di sporgere denuncia nuovamente”. C’è un quarto procedimento: l’uomo viene condannato in primo grado. Nonostante ciò, non si arrende: è il 1 marzo 2022, lo stesso giorno in cui Anna Borsa viene uccisa dal suo ex. “Arrivo in caserma, il comandante mi racconta di questa ragazza, Anna Borsa, vittima di femminicidio. Resto sconvolta, le storie sono simili: due uomini che non si arrendono alla fine di una relazione. In quei giorni ho sentito tante volte ripetere che dobbiamo denunciare e io l’ho fatto più volte ma purtroppo non è servito a nulla, non mi sento tutelata dalla legge. Non possono essere coincidenze, quel pm si è sbagliato ma io ora mi sento sola, abbandonata da quello Stato che dovrebbe tutelare me e tutte le donne vittima di violenza – ha detto la donna – Denunciare? A cosa serve oggi? Cosa denunci quando ti senti dire che altro non sono che coincidenze? Voglio credere nella giustizia ma inizio a perdere fiducia”. In caserma, infatti, le raccontano di Anna ma sottovalutano la sua denuncia nonostante i precedenti e i due anni di carcere; nonostante la testimonianza del suo attuale compagno. Il pm ha chiesto l’archiviazione al Gip. L’avvocato Luca Monaco ha fatto opposizione alla richiesta di archiviazione, contro quelle “coincidenze” che forse hanno un altro nome: stalking. “Mi fido del mio avvocato ed è per questo che voglio credere ancora nella giustizia, vorrei arrivasse la fine di questo incubo, definitivamente. Voglio liberarmi di lui e del male che ha fatto a me e alla mia famiglia in questi anni”, ha più volte ribadito Maria. Ora, si attende la fissazione dell’udienza camerale davanti al Gip.