Da centrocampista a difensore: da Liedholm a Pestrin - Le Cronache
Salernitana

Da centrocampista a difensore: da Liedholm a Pestrin

Da centrocampista a difensore: da Liedholm a Pestrin

di Fabio Setta

Da Nils Liedholm a Manolo Pestrin. Il centrocampista centrale arretrato sulla linea dei difensori, mossa a  sorpresa, non è poi così inusuale nella storia del calcio. A volte per esigenze tattiche, a volte per intuizioni geniali dei tecnici è un esperimento che funziona. La scelta di Torrente a Pescara di arretrare il capitano è risultata vincente. Con gran rammarico probabilmente del brasiliano Empereur pronto a entrare dopo essersi riscaldato nell’intervallo e addirittura pregato a occhi chiusi con le dita verso il cielo, come costume dei calciatori brasiliani. E invece, un lampo nella testa del tecnico granata. “Manolo scala dietro”. “Nessun problema, mister”. E così attorno al suo capitano, la Salernitana si è ricompattata, sorprendendo il Pescara, trovando il pari e sfiorando addirittura il successo nel finale. Perché a volte una mossa tattica può contare più di una giocata o di un’invenzione di un calciatore. Certo, se Gabionetta non avesse estratto dal proprio cilindro l’ennesima prodezza personale di questo campionato, il discorso magari cadrebbe. Ma se Torrente non avesse arretrato Pestrin chissà come sarebbe finita. Dal punto di vista tattico la scelta di schierare un centrocampista sulla linea difensiva ha dei vantaggi ben precisi. Ai tempi delle marcature a uomo il centrocampista dai piedi buoni, o migliore dei difensori in rosa, veniva schierato da libero. Bonizzoni alle spalle di Maldini e Salvadore schierò il Barone Liedholm che aveva sempre giocato da mezzala. E anni dopo fu lo stesso tecnico svedese a schierare Agostino Di Bartolomei alle spalle dei difensori. E come dimenticare Beckenbauer. Con l’avvento della zona, del pressing con il centrocampista in difesa si è tornati praticamente allo spirito del centromediano metodista. Ovvero di un giocatore in grandi oltre che di difendere di impostare l’azione. Uno dei primi “retrocessi” è stato il tedesco Sammer. Negli ultimi anni, invece, sono stati tanti gli esempi. Alcune volte il centrocampista si abbassa tra i due centrali difensivi solo per impostare l’azione. Altre volte gioca sempre nella linea a quattro. Da questo punto di vista il guardiolismo ha prodotto diversi emuli. Sulla scia di Mascherano, el jefecito del Barcellona, la tendenza è divenuta quasi moda. De Rossi, nella Roma, Palombo nella Sampdoria, Medel nell’Inter e prima di lui Cambiasso sempre in nerazzurro, Morrone al Parma con Donadoni. Giusto per citare gli esempi più famosi. E ora Pestrin. Una soluzione d’emergenza ma al tempo stesso vincente. E chissà che Torrente non pensi davvero anche in futuro ad un Pestrin difensore centrale.